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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Ogni giorno un passo

Giovedì, 22 ottobre 2015

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.242, 23/10/2015)

Come un atleta si allena giorno dopo giorno per raggiungere i suoi traguardi, così la vita del cristiano deve essere segnata da un continuo sforzo, da un «lavoro quotidiano» per fare spazio a Dio, per «aprire la porta» al dono della grazia che salva. È una riflessione segnata dal pensiero paolino quella offerta da Papa Francesco durante la messa celebrata a Santa Marta giovedì mattina, 22 ottobre. Filo conduttore, il tema della conversione.

L’omelia del Pontefice ha preso spunto dalla prima lettura del giorno, un brano della lettera di san Paolo ai Romani (6, 19-23) nel quale l’apostolo «ricorda la salvezza, la grazia della salvezza», e parla della «strada di santificazione. E dice ai nuovi cristiani: “Voi eravate al servizio dell’iniquità — cioè del peccato — e adesso siate al servizio del dono di Dio”, cioè al servizio della grazia e della santificazione». Paolo dà concretezza alle sue parole e usa «quest’immagine: voi eravate al servizio dell’iniquità con il vostro corpo, con la vostra anima, con il vostro cuore, con la vostra mente. Tutto era al servizio dell’iniquità. Adesso il vostro corpo, la vostra anima, il vostro cuore, la vostra mente devono essere al servizio» della grazia e della santificazione. L’apostolo scrive infatti ai suoi interlocutori che loro ora «sono cambiati», che a loro è accaduto qualcosa di «fondamentale, e cioè la salvezza in Gesù Cristo, il dono di Dio».

Questa, ha spiegato Francesco, «è la catechesi della conversione». Paolo, cioè, «esorta alla conversione». Ed è un messaggio che giunge fino ai nostri giorni. «Noi — ha detto il Papa — possiamo pensare: la maggioranza di noi è stata battezzata da bambini, e non sapevamo cosa fosse l’iniquità. Ma poi, l’abbiamo imparato nella catechesi», e allora anche per noi vale il consiglio di Paolo: «Non usate la vostra anima, il vostro cuore, il vostro corpo per il peccato, al servizio del male, dell’iniquità; ma usatelo al servizio del dono di Dio, della gioia» che porta «alla vita eterna in Gesù».

Ecco allora sintetizzato il significato della conversione: «per il cristiano — ha spiegato il Pontefice — la conversione è un compito, un lavoro di tutti i giorni». Per aiutare a comprendere ancora meglio, Francesco ha richiamato l’immagine dello sportivo usata dallo stesso san Paolo. Pensando all’«uomo che si allena per prepararsi alla partita, e fa uno sforzo grande» l’apostolo dice: «Ma se questo, per vincere una partita fa questo sforzo», allora anche «noi, che dobbiamo arrivare a quella vittoria grande del Cielo, come non lo faremo?», ed esorta a più riprese tutti «ad andare avanti in questo sforzo».

Potrebbe però sorgere un malinteso e qualcuno potrebbe dire: «Padre, possiamo pensare che la santificazione viene per lo sforzo che io faccio, come la vittoria per quello che fa lo sport viene per l’allenamento?».

«No», ha risposto il Papa spiegando: «Lo sforzo che noi facciamo, questo lavoro quotidiano di servire il Signore con la nostra anima, con il nostro cuore, con il nostro corpo, con tutta la nostra vita» serve soltanto ad aprire «la porta allo Spirito Santo». A quel punto è lo Spirito «che entra in noi e ci salva», lo Spirito che «è il dono in Gesù Cristo». Se non fosse così, ha aggiunto Francesco, «assomiglieremmo ai fachiri: no, noi non siamo fachiri. Noi, con il nostro sforzo, apriamo la porta».

Ci potrebbe essere, a questo punto, una legittima obiezione: «Ma, padre, è difficile... È difficile, tutti i giorni, fare questo sforzo». Ed è vero: «Non è facile — ha commentato il Pontefice — perché la nostra debolezza, il peccato originale, il diavolo sempre ci tirano indietro». Proprio a tale riguardo «l’autore della Lettera agli Ebrei ammonisce contro questa tentazione di indietreggiare» e scrive: «Noi siamo di quelli che non cedono». Perciò, il Papa ha esortato a «non andare indietro, non cedere», richiamando anche un’immagine “forte” utilizzata dall’apostolo Pietro per descrivere quelli «che si stancano di andare avanti e alla fine dicono: “Ma, rimango così”». Costoro vengono infatti paragonati al «cane che torna al suo vomito». Il passo della Scrittura odierno, invece, «ammonisce, esorta ad andare avanti, sempre: un po’ ogni giorno». Anche quando siamo costretti a fronteggiare «una grande difficoltà».

Per farsi ancora meglio comprendere, Francesco ha parlato di un incontro da lui avuto «alcuni mesi fa» con una donna, «giovane, madre di famiglia — una bella famiglia — che aveva il cancro. Un cancro brutto». Nonostante ciò, ha raccontato il Papa, «lei si muoveva con felicità, faceva come se fosse sana. E parlando di questo atteggiamento, mi ha detto: “Padre, ce la metto tutta per vincere il cancro!”». È proprio l’atteggiamento che deve avere il cristiano. Noi, ha spiegato il Pontefice, «che abbiamo ricevuto questo dono in Gesù e siamo passati dal peccato, dalla vita dell’iniquità alla vita del dono in Cristo, nello Spirito Santo, dobbiamo fare lo stesso».

Come? «Ogni giorno un passo. Ogni giorno un passo». E di opportunità «ce ne sono tante». Francesco ha fatto un paio di esempi molto semplici: «Mi viene voglia di chiacchierare contro uno? Stai zitto», oppure: «Mi viene un po’ di sonno e non ho voglia di pregare? Vai a pregare un po’». Non dobbiamo pensare a grandi gesti, ma a «piccole cosine di tutti i giorni». Perché le «piccole cosine» sono quelle che «ci aiutano a non cedere, a non andare indietro, a non tornare all’iniquità; ma ad andare avanti verso questo dono, questa promessa di Gesù che sarà l’incontro con Lui».

Come di consueto il Papa ha concluso la sua omelia con l’invito alla preghiera e all’impegno personali: «Chiediamo al Signore questa grazia: di essere bravi in questo allenamento della vita verso l’incontro, perché abbiamo ricevuto il dono della giustificazione, il dono della grazia, il dono dello Spirito in Cristo».

 



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