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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SAN GIOACCHINO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

7 febbraio 1982

 

1. “Guai a me se non predicassi il Vangelo” (1Cor 9,16).

Queste parole ha scritto san Paolo apostolo nella prima lettera ai Corinzi.

Queste parole riecheggiano fortemente in diverse epoche, tra le diverse generazioni della Chiesa.

Nei nostri tempi si sono fatte sentire, in modo particolarmente forte, durante il Sinodo dei Vescovi nel 1974 sul tema della evangelizzazione. Il tema è sorto dal vasto substrato dell’insegnamento del Concilio Vaticano II e dal ricco terreno dell’esperienza della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il frutto dei lavori di quel Sinodo fu trasmesso dai Vescovi partecipanti a Papa Paolo VI, ed ha trovato la sua espressione nella splendida esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi.

“Guai a me se non predicassi il Vangelo”, dice san Paolo. Ed aggiunge:
“Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è per me un dovere”(1Cor 9,15)... compio soltanto i doveri del ministro!

E quindi: non per un vanto, ma anche non per ricompensa!

Anzi, la ricompensa è il fatto stesso di poter predicare il Vangelo senza alcuna ricompensa.

E poi scrive: “Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti” (1Cor 9,19).

Sarebbe difficile trovare parole, che potrebbero dire di più: predicare il Vangelo vuol dire diventare “servo di tutti per guadagnarne il maggior numero” (1Cor 9,19). E sviluppando la stessa idea aggiunge:. “Mi sono fatto debole con i deboli per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro” (1Cor 9,22-23).

Il tema che siamo invitati a meditare in occasione dell’odierno incontro è dunque l’evangelizzazione.

2. L’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI ricorda che il primo evangelizzatore è Cristo stesso.

Guardiamo alla luce dell’odierna pericope liturgica come si presenta un giorno (e una notte) dell’attività evangelizzatrice di Cristo.

Ci troviamo a Cafarnao.

Cristo esce dalla Sinagoga e, insieme con Giacomo e Giovanni, si reca alla casa di Simone e Andrea. Lì guarisce la suocera di Simone (Pietro), di modo che quella può subito alzarsi e servirli.

Dopo il tramonto del sole, vengono portati a Cristo “tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta” (Mc 1,32-33). Gesù non parla, ma compie la guarigione: “Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni”. Contemporaneamente, una significativa osservazione: “non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano” (Mc 1,34).

Forse tutto ciò si protrasse fino a tarda sera.

Di buon mattino Gesù è già in preghiera.

Viene Simone con i suoi compagni, per dirgli: “Tutti ti cercano” (Mc 1,37).

Ma Gesù risponde: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto” (Mc 1,38).

Leggiamo in seguito: “E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni” (Mc 1,39).

3. In sintesi, in base a quella giornata, trascorsa a Cafarnao, si può affermare che l’evangelizzazione condotta da Cristo stesso consiste nell’insegnamento sul regno di Dio e nel servizio ai sofferenti.

Gesù ha compiuto dei segni, e tutti questi si componevano nell’insieme di un Segno. In questo Segno i figli e le figlie del popolo, che avevano conosciuto l’immagine del Messia, descritto dai profeti e soprattutto da Isaia, possono scoprire senza difficoltà che “il regno di Dio è vicino”: ecco colui che “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori” (Is 53,4).

Gesù non soltanto predica il Vangelo come hanno fatto tutti dopo di lui, ad esempio il meraviglioso Paolo, le cui parole abbiamo meditato poco fa. Gesù è il Vangelo!

Un grande capitolo nel suo servizio messianico è indirizzato a tutte le categorie della sofferenza umana: spirituali e fisiche.

Non senza motivo leggiamo oggi anche un brano del libro di Giobbe, che illustra la dimensione della sofferenza umana:
“Se mi corico dico: Quando mi alzerò? / Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all’alba” (Gb 7,4).

Sappiamo che Giobbe, passando per l’abisso della sofferenza, ha raggiunto la speranza del Messia.

Di questo Messia parla il salmista nelle parole della liturgia odierna:
“Il Signore ricostruisce Gerusalemme, / raduna i dispersi di Israele. / Risana i cuori affranti / e fascia le loro ferite... / Il Signore sostiene gli umili / ma abbassa fino a terra gli empi” (Sal 147 [146],2.3.6).

Questo è proprio il Cristo.

E questo è proprio il Vangelo.

Paolo di Tarso, che è stato uno dei più grandi annunciatori del Vangelo e ne conosce la storia, è pienamente consapevole che egli ne partecipa: “Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe” (1Cor 9,23).

4. Con questi sentimenti mi trovo oggi tra di voi, cari fratelli e sorelle, membri della comunità parrocchiale, dedicata a san Gioacchino. Desidero manifestarvi la mia profonda gioia per questa mia visita ed altresì rivolgere a tutti voi un cordiale saluto.

Anzitutto ai Padri Redentoristi, che nel lontano luglio del 1896 ricevettero dal mio predecessore Leone XIII la cura pastorale di questa zona e di questa Chiesa, che gli era stata donata dal mondo cattolico in occasione del 50° della sua ordinazione sacerdotale e del 25° di episcopato. Saluto il parroco, Padre Silvino Battistoni, il vice-parroco e i sacerdoti che con zelo collaborano a tutte le attività pastorali. Un saluto ai religiosi, alle religiose e alle anime consacrate, che operano nell’ambito della parrocchia; i Preti della Missione; i “Christian Brothers”; “l’Opus Dei”; i Focolarini; le Figlie della Carità; le Suore della Risurrezione; le Suore della Sacra Famiglia di Bordeaux; le Suore di santa Maria; le Suore Minime del Sacro Cuore; le Suore di sant’Orsola; le Apostole del Sacro Cuore; le Piccole Suore di santa Teresa del Bambino Gesù.

Un affettuoso saluto a tutti i 6.500 fedeli ed alle 2.000 famiglie che compongono la comunità parrocchiale; a tutti i gruppi che con generosità ed entusiasmo sono impegnati nell’opera della evangelizzazione e della catechesi permanente.

Sono sinceramente lieto perché dalla particolareggiata relazione sulla impostazione dell’attività pastorale della vostra parrocchia, ho potuto costatare come essa lavori con impegno per il Vangelo, per parteciparne anzitutto essa stessa, mediante la catechesi continua, la vita liturgica e sacramentaria. Come ho scritto nella esortazione apostolica sulla catechesi nel nostro tempo, “la comunità parrocchiale deve restare l’animatrice della catechesi e il suo luogo privilegiato... Essa deve ritrovare la propria vocazione che è quella di essere una casa di famiglia, fraterna ed accogliente, dove i battezzati e i cresimati prendano coscienza di essere Popolo di Dio. Lì il pane della buona dottrina ed il pane dell’Eucaristia sono ad essi spezzati in abbondanza nel contesto di un medesimo culto; di lì essi sono rinviati quotidianamente alla loro missione apostolica, in tutti i cantieri della vita del mondo” (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 67).

5. Se in occasione dell’odierna visita esprimo la gioia per tutto quello che la vostra comunità fa tuttora per diventare partecipe nel Vangelo, contemporaneamente esprimo anche un fervido augurio (per questo prego qui insieme con voi), affinché l’evangelizzazione si compia veramente nello spirito di san Paolo apostolo. Che essa sia contemporaneamente a misura dei tempi nei quali viviamo; a misura dei bisogni dell’ambiente, che costituisce la vostra parrocchia; anche, a misura delle difficoltà e delle minacce, a misura del male, con il quale si deve incontrare qui la potenza messianica di Cristo e del Vangelo.

Vorrei brevemente riflettere con voi sui tre momenti, che possiamo cogliere in quella che è la giornata di Cristo a Cafarnao. Egli anzitutto mostra una profonda sollecitudine per gli ammalati, sofferenti nel corpo e nello spirito; li guarisce, mostrandosi così come il Messia liberatore del male.
Egli prega a lungo il Padre; in tale atteggiamento di adorazione lo trovano i suoi discepoli al mattino.

Egli predica ed annuncia la venuta definitiva del Regno di Dio nella storia.

In maniera analoga i cristiani debbono trovare nella parrocchia una comunità che ama, una comunità che prega, una comunità che evangelizza.

Nella vostra comunità parrocchiale opera, nel silenzio, un buon gruppo di fedeli del Volontariato Vincenziano, i quali visitano, assistono i fratelli più bisognosi. Inoltre, nella vostra parrocchia, che come è noto è Sede Primaria del Pio Sodalizio dell’Adorazione Riparatrice, esiste la pratica dell’adorazione eucaristica perpetua ed è molto curata la pastorale del sacramento della Riconciliazione. Infine, nella vostra comunità parrocchiale agisce un buon numero di catechisti, che si dedicano in particolare alla preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana.

In tal modo la vostra comunità cristiana si sforza di modellarsi sulla vita e sull’atteggiamento di Cristo. Mentre mi compiaccio per questo impegno, auspico di cuore che essa continui sempre più, con fervore e con generosità, su tale cammino!

6. Atteso che oggi in Italia, per indicazione della Conferenza Episcopale, si celebra la “Giornata per la Vita”, che quest’anno ha come tema: “La vita: un dono sempre”, desidero in questa visita pastorale alla vostra parrocchia ribadire il gravissimo dovere di proteggere, rispettare, promuovere, difendere la vita in tutte le sue fasi, da quella del nascituro a quella dell’anziano, come ho detto alla preghiera dell’Angelus. Occorrerà quindi moltiplicare, creare iniziative per la vita, di fronte alla tentazione, sempre risorgente, dell’egoismo individualistico e delle continue minacce alla vita fin dal suo concepimento. È un impegno che voglio comunicare in particolare oggi a voi, fedeli della comunità parrocchiale di san Gioacchino in Roma.

7. Abbiamo letto nel Vangelo odierno che di buon mattino Gesù perseverava nella preghiera e venne a lui Simon Pietro e gli disse: “Tutti ti cercano”.

Come lontano successore di questo Pietro nella Sede romana, desidero ripetere a Cristo in mezzo alla vostra comunità parrocchiale queste parole: Signore, tutti ti cercano!

In queste parole trovi conferma, cari fratelli e sorelle, che voi fate “tutto per il Vangelo, per diventarne partecipi”.

Così sia!

 

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