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OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VEGLIA PASQUALE

Sabato Santo, 2 aprile 1983

 

1. Chi sono io?

Passano le ore di questa Liturgia della veglia pasquale. Parlano a noi le letture e i salmi responsoriali. Risuonano le parole della preghiera della Chiesa. Insieme a ciò si sviluppa la domanda: Chi sono io? Chi sono diventato come cristiano? La domanda ha un’eloquenza particolarmente viva per voi tutti, cari fratelli e sorelle, che questa notte riceverete il Sacramento del Battesimo.

Ma essa è ugualmente essenziale e fondamentale per tutti noi, che già da tempo portiamo impresso il carattere indelebile del Battesimo.

Questa era la domanda più importante già per le prime generazioni dei confessori di Cristo: Chi sono io? Chi sono divenuto mediante questa Santa Notte?

2. Ecco, avanzano le ore della notte; e la lettura del Vangelo secondo san Luca annunzia già ciò che porterà con sé l’alba del giorno che sopraggiunge. Tre donne, Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo arriveranno alla tomba e non vi troveranno il corpo di Cristo. La stessa cosa constaterà poi Simon Pietro.

Dal fondo del sepolcro in cui, il venerdì sera, è stato deposto il corpo di Cristo, si farà sentire una voce: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24, 5-6).

Sappiamo che tutto ciò accadrà all’albeggiare del giorno. La lettura del Vangelo secondo san Luca ce ne parla già adesso. In questo modo la Liturgia della veglia notturna trascorre nella prospettiva della Risurrezione.

Chi sono, io uomo?

Chi sono divenuto per il fatto che lui, Cristo, è risuscitato?

Per noi uomini e per la nostra salvezza si è fatto uomo. E per noi è risuscitato.

3. Chi sono, dunque, io, uomo? io, cristiano?

Risponde san Paolo con le parole della Lettera al Romani. Sono parole particolarmente importanti per coloro che stanotte ricevono il Battesimo; al tempo stesso, esse sono importanti per tutti i battezzati: “. . . Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 3-4).

Tutte le generazioni dei discepoli e confessori di Cristo hanno ricevuto la risposta nel corso della Liturgia della veglia pasquale. Oggi la riceviamo anche noi.

Chi sono io? Sono uno che è stato battezzato “nella sua morte”.

Sono quell’“uomo vecchio” che è stato crocifisso con Cristo, perché non sia più schiavo del peccato (cf. Rm 6, 6).

Sono uno che è stato sepolto insieme a Cristo, per poter camminare con lui in una vita nuova.

4. Ecco, una tale risposta ci viene data dal mistero pasquale. È la risposta della morte e della risurrezione di Cristo. È la risposta della fede, che raggiunge non soltanto la sfera dei concetti, ma quella dell’esistenza stessa, della realtà stessa.

Ricevete una tale risposta, cari fratelli e sorelle - neofiti di questa notte pasquale - mediante il vostro Battesimo. E una tale risposta riceviamo noi tutti qui riuniti, sulla base comune del Battesimo, che abbiamo ricevuto per divenire cristiani.

Nell’anno del Giubileo straordinario della Redenzione del mondo, desideriamo rileggere questa risposta della veglia pasquale in tutta la sua pienezza vivificante. Desideriamo ravvivarla con tutta la profondità della fede e con la potenza della conversione: “. . . Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui” (Rm 6, 8).

 

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