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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE AGNELO ROSSI IN OCCASIONE
DEL 50° DI ORDINAZIONE SACERDOTALE

 

Al nostro venerabile fratello
cardinale Agnelo Rossi
Amministratore del Patrimonio della Sede Apostolica
Decano del Collegio dei Cardinali della Santa Chiesa Romana

È nostra consuetudine partecipare agli eventi lieti o tristi dei nostri venerabili fratelli nell’episcopato (sono essi infatti “i nostri fratelli, gli apostoli delle chiese, la gloria di Cristo” [2 Cor 8, 23]), ma sentiamo uno speciale affetto e dilezione per quegli uomini che ornati della porpora romana formano il senato della Chiesa: dei loro consigli ci serviamo e della loro sapienza usiamo nel trattare importanti questioni e ci allietiamo della loro presenza come di fratelli carissimi.

Per quanto riguarda la presente ricorrenza non dubitiamo che siano numerosi quelli che nel profondo del cuore si rallegrano per l’avvicinarsi del 50° anniversario della tua ordinazione sacerdotale: non sono pochi infatti quelli che a te furono uniti da stretti vincoli d’amicizia durante tutti questi lustri, sia per rapporti di lavoro sia per l’egregia pietà e umanità. Tutte queste persone con grandissimo amore ti accompagnano.

Gusta quindi, venerabile fratello nostro, la dolce soavità che emana dal tuo sacerdozio come da limpida fonte; ritorna così con la memoria a quei giorni antichi, come colui che nel tempo della maturità con la mente ripercorre i momenti giocondi della primavera, per ammirare i miracoli della natura che rinasce. In tal modo non soltanto il cuore si riempirà di pia letizia e sarà come rinnovato (è proprio infatti della virtù divina tener fede alle promesse), ma si aggiungeranno anche stimoli a tendere verso mete ancora più alte, se ci possiamo permettere di esortare uno che già sta correndo: “infatti ha sempre qualcosa da dare colui che ha il cuore colmo di amore” (S. Agostino, Sul Salmo XXII, Enarrationes II, 13). Tuttavia con brevi parole vogliamo ancora commemorare la tua vita e ci piace mettere in risalto quello che hai compiuto da sacerdote e da vescovo.

Nato nella città di Joaquim Egidio, nella nobilissima terra del Brasile, l’anno 1913, sei stato chiamato ben presto da Dio e ricevesti il sacerdozio in giovane età: e quella fiamma vivace, nutrita dalla grazia, illuminò e riscaldò molte persone. Nel 1956 si aggiunse poi l’incarico di vescovo nella diocesi di Barra do Pirai e poco dopo l’arcivescovado di Ribeirao Preto. In seguito fosti nominato alla sede metropolitana di San Paulo del Brasile, quasi nel cuore della tua nazione, di cui certamente divenisti padre amorosissimo, tu che ne eri stato figlio egregio e singolare. Ben presto nel 1965 fosti chiamato a entrare fra i padri Cardinali; poi ti fu dato il compito di Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, che hai retto con pietà e santità per lunghi anni. Infine, affinché la Sede Apostolica potesse usufruire della tua grande esperienza accumulata in tutti questi anni, ti abbiamo chiamato ad amministrare il suo patrimonio, confidando nella tua prudenza, sapienza e consiglio. E questo incarico ancora ricopri con grande diligenza.

Per quanto riguarda poi la tua attività nel corso di così lunghi anni, molte sarebbero le cose da dire. Ma non potendo descriverle tutte, sia pur brevemente, ci piace tuttavia affermare che in ogni attività della tua vita ti sei sempre comportato come un padre di famiglia nei confronti dei figli da lui generati, come un prudente amministratore dei beni che si prende cura di ciò che è necessario procurare, come un figlio che in ogni cosa ha di mira l’onore della madre, cioè della Chiesa.

È giusto dunque che tu gioisca, che la Chiesa si rallegri e che Noi ci congratuliamo con te. Tuttavia, prima di por fine a questa lettera, non possiamo fare a meno di ringraziarti per le fatiche che hai affrontato, soprattutto a vantaggio della Congregazione per la propagazione della fede cristiana, nel cui governo e amministrazione hai speso bene le tue energie.

Del resto ti guardi con occhi di bontà il Signore Iddio, dal quale ti auguriamo di ricevere tutti i beni che imploriamo per te mediante la nostra apostolica benedizione.

Dal Palazzo del Vaticano, 6 marzo 1987, anno nono del nostro pontificato.

GIOVANNI PAOLO PP. II 

 

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