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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
A PADRE PIERRE DROUIN, SUPERIORE GENERALE
DELLA CONGREGAZIONE DI GESÙ E MARIA
NEL 350° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE

 

Al Reverendo Padre Pierre Drouin,
Superiore Generale della Congregazione di Gesù e Maria

Nel 1643, San Giovanni Eudes fondava la Congregazione di Gesù e Maria a Caen, insieme ad un gruppo di sacerdoti, per stabilire un seminario. Era, secondo le sue stesse parole, il “giorno nel quale il Figlio di Dio si è incarnato e la Santa Vergine è stata fatta Madre di Dio” (Opere Complete, XII, 112). Nel momento in cui la Congregazione celebra il trecentocinquantesimo anniversario della sua fondazione, sono lieto di unirmi all’azione di grazia e alla preghiera di speranza di tutti gli Eudisti e dei loro associati.

Sacerdoti, candidati al sacerdozio e laici riuniti nella vostra Società di vita apostolica, voi evocate con riconoscenza la santa figura di colui che fu missionario instancabile, incessantemente preoccupato di formare dei buoni operai del Vangelo. San Giovanni Eudes ha occupato un posto di primo piano nella Francia religiosa del XVII secolo; egli ha contribuito in modo molto personale al movimento spirituale profondo che verrà definito come scuola francese, rispondendo con coraggio alle necessità e agli appelli dei suoi contemporanei tramite la predicazione, gli scritti e le molteplici iniziative nei campi dell’istruzione e della carità. Il vostro fondatore vi ha lasciato un patrimonio spirituale di grande valore che ispira ancor oggi la vostra Congregazione. Un esempio è costituito dalle Costituzioni, che, seguendo fedelmente la Regula Domini Jesu di Giovanni Eudes, riconoscono i seguenti “fondamenti” nella vita degli Eudisti: la grazia divina, per comunicarla agli altri; la volontà divina, per servirla; la croce di Gesù, per camminare nelle orme del Signore; un amore profondo per Gesù e Maria, ai quali la Congregazione appartiene e che rappresentano la loro famiglia (cf. n. 3).

Oggi, è bene approfondire nuovamente le intuizioni essenziali del vostro fondatore. Egli contemplava incessantemente il Cristo, l’unigenito di Dio donato per la salvezza del mondo. Egli era talmente penetrato dal messaggio della Parola di Dio, che formulò le Regole proposte ai suoi fratelli usando le stesse parole della Sacra Scrittura. Con armonia, egli abbinava la profondità della riflessione teologica, attinta da San Paolo e da San Giovanni, all’ardore spirituale di una vita di preghiera ricca d’amore. Non disegnava forse un autoritratto quando scriveva: “Dobbiamo essere animati dallo spirito di Gesù, vivere della sua vita, camminare nelle sue vie, essere rivestiti dei suoi sentimenti e inclinazioni, compiere ogni nostra azione secondo le disposizioni e le intenzioni con cui egli compiva le sue” (Royaume de Jésus, II, 2)?

Egli comprese e seppe mostrare la fecondità della devozione al Cuore di Gesù, che egli stesso contribuì a diffondere. Giammai separò la contemplazione di Gesù da quella della Madre sua: “Oh Gesù, unigenito di Dio, unigenito di Maria, io vi contemplo e vi adoro, come vivente e regnante nella vostra Santissima Madre, e come colui che tutto siete e tutto fate in lei” (Royaume de Jésus, V, 9). Inoltre egli fu riconosciuto, nel tempo della sua glorificazione, come “Padre, Dottore e Apostolo del culto dei Sacri Cuori”, tanto egli amava il cuore di Gesù e Maria. L’anniversario celebrato dopo tre secoli e mezzo di storia, spesso tormentata, della Congregazione, costituisce per gli Eudisti un invito a tornare alla memoria del loro fondatore e del suo messaggio, come alle radici vive della loro presente vocazione. Ritrovare l’ispirazione che dà vita all’Istituto, e l’esperienza incessantemente rinnovata dalle generazioni successive dei suoi membri, costituiscono altrettante grazie che, se ricevute, possono illuminare il cammino da riprendere insieme, con entusiasmo, per la missione, facendo fronte ai nuovi appelli del nostro tempo.

“Gli Eudisti, operai dell’evangelizzazione, lavorano al rinnovamento della fede nel Popolo di Dio” (Constitutions, n. 2).

La missione assume delle forme differenti secondo le epoche e i luoghi; ma l’impegno totale di San Giovanni Eudes rimane per i suoi figli un esempio e una guida per coloro che si consacrano all’annuncio della Buona Novella della salvezza al fine di annunciare ai propri fratelli e sorelle la luce dell’amore di Gesù e di Maria. Essi collaborano in particolare “a formare dei laici in vista dei diversi compiti apostolici” (Constitutions, n. 33).

Vorrei incoraggiare in modo tutto particolare gli Eudisti a proseguire oggi l’azione che ha motivato la loro fondazione: la formazione dei candidati al sacerdozio e la formazione permanente dei sacerdoti. Le condizioni si sono evolute, ma il fondamento è rimasto lo stesso. San Giovanni Eudes aveva una concezione molto elevata del sacerdote. Così scriveva ai suoi fratelli: “Il Figlio di Dio vi associa a lui nelle più nobili perfezioni e nelle più divine azioni: poiché egli vi fa partecipi della sua qualità di mediatore tra Dio e gli uomini...” (Mémorial de la vie ecclésiastique, I). Occorre lavorare affinché questo ministero di mediazione sia assicurato con una generosità illuminata. Mi è concesso di indirizzarvi questo messaggio un anno dopo aver pubblicato l’esortazione Pastores dabo vobis, che ha fatto seguito al Sinodo dei Vescovi sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali.

So che la Chiesa può contare sui figli di San Giovanni Eudes, dato che essi sono tra i primi ad aver messo in opera questi orientamenti essenziali. Che vadano avanti, che siano allo stesso tempo entusiasti ed esigenti, nei confronti di se stessi come nei confronti di coloro alla cui formazione contribuiscono, affinché le comunità cristiane ricevano dal Signore gli operai della messe che essi stessi hanno chiesto nella preghiera. San Giovanni Eudes è stato anche il fondatore o l’ispiratore di un’intera grande famiglia di Istituti fedeli alla sua spiritualità, al suo dinamismo apostolico e all’impulso che ha saputo dare all’attività caritativa.

È giusto che gli uomini e le donne che condividono la stessa eredità si uniscano alla gioia e alla speranza dei loro fratelli Eudisti. Concluderò questo messaggio riprendendo, nel rivolgermi ai membri della Congregazione di Gesù e Maria, un’esortazione dello stesso San Giovanni Eudes: “Donatevi a Gesù, per entrare nell’immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua santa Madre e di tutti i Santi, e per perdervi in questo abisso d’amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità” (Coeur admirable, III, 2).

Ai Superiori, ai sacerdoti e ai laici della Congregazione, auguro la felicità di conoscere un autentico rinnovamento interiore in occasione delle celebrazioni dell’anniversario di quest’anno. Esprimo loro la fiducia e la gratitudine della Chiesa per i servizi che essi rendono nell’evangelizzazione, e specialmente nella formazione dei sacerdoti in tre continenti: in Europa, in America e in Africa. Invocando con loro San Giovanni Eudes, implorando la Madre del Signore e il suo Cuore ammirabile, affido le loro persone e il loro ministero a Cristo Sacerdote. Con affetto, concedo loro la mia benedizione apostolica.

Città del Vaticano, 27 febbraio 1993.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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