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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO «COR UNUM»

Lunedì, 22 novembre 1982

 

Signor Cardinale,
cari fratelli e sorelle.

1. È sempre una gioia per il Vescovo della Chiesa di Roma che “presiede all’assemblea universale della carità” (S. Ignazio di Antiochia) accogliere i membri del Consiglio pontificio “Cor Unum” che l’assiste nell’esercizio della sua diaconia di carità. Siate dunque i benvenuti per questo nuovo incontro in occasione della vostra Assemblea plenaria.

Attraverso il vostro Presidente, il caro Cardinale Gantin, e attraverso il Segretario del Consiglio pontificio, sono tenuto al corrente, nel corso dell’anno, delle attività che vengono intraprese nei diversi settori che vi sono affidati: le situazioni di urgenza, lo sviluppo, la salute, insomma ciò che, nel campo dell’azione, concerne “il progresso umano e cristiano”. Conosco l’intenso e serio lavoro che presuppongono tutte queste attività presentate dal Rapporto annuale, e questo con un personale in numero ristretto, e molto devoto. Di questo servizio compiuto con generosità, disinteresse e competenza, io vi ringrazio, voi e tutti i vostri collaboratori.

2. La missione di “Cor Unum” non può essere adempiuta dal solo lavoro della Presidenza e del Segretariato. Spetta a tutti voi insieme realizzare gli scopi fissati al Consiglio pontificio da Papa Paolo VI nella sua Lettera di istituzione del 15 luglio 1971, e di cui io non cito che i primi: “Sforzarsi di armonizzare le forze e le iniziative di tutte le Organizzazioni cattoliche e, al di là, di tutto il Popolo di Dio, mediante lo scambio di informazione e un accresciuto sforzo di cooperazione, in modo da assicurare e favorire con una concertazione permanente il progresso umano con l’aiuto di mezzi adatti”.

In questo campo, il compito del vostro Consiglio è certamente delicato e difficile. Struttura ministeriale al servizio della carità della Chiesa, “Cor Unum” è specialmente in relazione con le Chiese locali, le Conferenze Episcopali e i Vescovi delle diverse diocesi, e anche con le organizzazioni di aiuto che ne dipendono. Non bisogna evidentemente sostituirsi ad esse, né divenire un organismo accentratore, e soprattutto accentratore delle finanze di queste organizzazioni. Ma esso è a loro disposizione per aiutarle a prendere le loro decisioni in una prospettiva più universale, meglio coordinata, in nome dell’approfondimento della carità, ed è un luogo di scambio, tra esse e il Papa, a proposito dei problemi che sorgono nell’esercizio della carità. Lo spirito che presiede ad un tale compito comporta, con la lucidità e la preoccupazione della verità, la fiducia nelle serie e buone disposizioni delle organizzazioni, il rispetto della loro personalità e delle loro responsabilità proprie, l’accoglienza, il dialogo, al bisogno il richiamo fraterno, insomma la carità in atto. E reciprocamente, questo suppone accoglienza, fiducia e collaborazione da parte delle istituzioni caritative diocesane, nazionali o internazionali, molte delle quali del resto sono rappresentate in seno a questo Consiglio pontificio. Insomma, “Cor Unum” opera affinché ciascuna Chiesa locale, e in ciascuna Chiesa locale, le Organizzazioni riconosciute da essa, esercitino le loro proprie responsabilità, nel pieno rispetto delle altre Chiese locali e organizzazioni, un un’armoniosa coordinazione. E “Cor Unum” può rendere questo servizio con il suo carisma di sguardo disinteressato, facilitato dalla sua larga informazione e dalla sua sollecitudine universale in dipendenza dal Papa che gli ha dato, a questo effetto, competenza e autorità.

3. Questa sollecitudine universale di cui ho appena parlato richiede non solamente questi scambi da un paese all’altro, ma anche una solidarietà universale dei cristiani applicata a bisogni di un’ampiezza e di una gravità tali per cui sono richiesti soccorsi urgenti e abbondanti da parte di un gran numero di collettività, per esempio, per far fronte a cataclismi naturali, o a certe situazioni particolarmente gravi che riguardano i rifugiati, o le popolazioni vittime della guerra. Anche lì, “Cor Unum” ha una missione senza pari per informare, sensibilizzare, suscitare una decisione comunque rapida ed efficace, “rimanendo salve la personalità propria e le responsabilità esecutive di ogni Organizzazione” (cf. Paolo VI, Epistula, supra memorata). Quanti esempi potremmo citare a questo proposito, anche oggi, che illustrino la bontà della vostra fondazione! È per circostanze del genere che il Papa ricorre direttamente a “Cor Unum” per mettere in opera iniziative sul piano caritativo e apportare la sua propria partecipazione alla testimonianza della carità, anche mediante doni che rimangono necessariamente simbolici in rapporto all’immensità dei bisogni. Dell’impegno che voi vi assumete allora per essere il suo strumento efficace, egli vi ringrazia.

4. Infine - ed è cosa non meno importante - spetta al Consiglio pontificio “Cor Unum” promuovere una riflessione veramente cattolica sulla carità oggi. Una tale riflessione rimane collegata alle esperienze concrete, dell’azione, ed è volta a rafforzare in tutto il Popolo di Dio, nell’opinione pubblica, un movimento di carità all’altezza dei bisogni reali, ed ispirata da una prospettiva autenticamente cristiana, fondata sul Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. Per questo sono felice che la presente Assemblea vi abbia permesso di studiare più a fondo l’orientamento che vi ho dato l’anno scorso, parlando della vostra “missione catechetica” in questo campo. Si dice a giusto titolo: “È la carità che salva”; ma oserei aggiungere, in un altro senso: bisogna precisamente “salvare” la carità, cioè ristabilirla, veder bene ciò che comporta sul piano spirituale, collegarla al grande disegno di Amore di Dio, alla Vita trinitaria di cui essa deve dare testimonianza, rinvigorirla all’ascolto del Vangelo, della Parola di Dio, nutrirla con la preghiera e la partecipazione all’Eucaristia, che ne è il culmine. Bisogna dunque vegliare per non isolare la carità dalle altre esigenze delle Beatitudini, mettere in chiaro i suoi rapporti con la giustizia, alla quale essa non si riduce, benché anche quest’ultima sia volta alla promozione umana, considerare la sua specificità in rapporto alle azioni socio-politiche delle autorità civili. È importante vedere fino a che impegno individuale e comunitario essa conduce, a quali bisogni temporali e spirituali essa si estende, quale fame e sete essa cerca di soddisfare.

Oggi, molti uomini di buona volontà si dicono pronti, grazie a Dio, ad intervenire in favore dei nostri fratelli poveri; e un certo numero [tra loro] lo fa in maniera efficace e disinteressata, anche sotto la forma del “volontariato”. Non possiamo che rallegrarcene! Voi stessi entrate volentieri in contatto con le istituzioni non cattoliche e non confessionali di soccorso e di promozione umana, soprattutto sul piano internazionale. La Chiesa in ciò che la concerne, “si preoccupa delle opere di carità in quanto parte della sua missione propria e come un diritto inalienabile” (Apostolicam Actuositatem, 8). Essa domanda ai suoi figli di esercitare la carità in tutta la sua originalità e la sua profondità evangelica, nelle prospettive e con mezzi esenti da parzialità e da ambiguità. Come ai tempi delle prime comunità apostoliche, questa carità esplicitamente cristiana è essenziale alla Chiesa che deve in particolare testimoniare, in mezzo al mondo, della priorità dell’assistenza ai poveri, ai più poveri, ai nuovi poveri, e dei valori evangelici. È importante perseguire l’opera come catechesi della carità, come educazione del Popolo di Dio per offrirgli chiarificazioni, motivazioni, stimoli. È, in fondo, un compito di evangelizzazione. Molte istanze all’interno della Chiesa devono preoccuparsene. Ma, come membri del Consiglio pontificio “Cor Unum”, voi offrite un contributo speciale, di prim’ordine, aiutando le altre istanze responsabili a prenderne coscienza.

Per tutti questi compiti, il Papa vi ringrazia, vi incoraggia. Conta su di voi e vi benedice di tutto cuore. Per l’intercessione della Vergine Maria, la Vergine della Visitazione, lo Spirito Santo vi illumini e mantenga vivo in voi il fuoco dell’amore, vi unisca nell’unico cuore di Cristo!

 

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