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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI PELLEGRINI DI PADOVA

Lunedì, 17 ottobre 1983

 

Venerati Confratelli! Carissimi fedeli di Padova!

1. Siete venuti numerosi e festanti a Roma per la canonizzazione di san Leopoldo Mandić, a cui ieri avete preso parte in Piazza San Pietro; ma siete venuti anche per restituire la visita da me compiuta nel settembre dell’anno scorso alla vostra illustre città.

Vi ringrazio per lo spettacolo di questa vostra assemblea, la quale risveglia nel mio animo il ricordo esaltante di quell’incontro memorabile con i cari padovani e con molti fedeli dell’intera regione veneta, convenuti in quella città per onorare la tomba di sant’Antonio, in occasione del 750° anniversario della sua morte. Vi sono riconoscente per la gioia che mi procurate con questa vostra visita così significativa e qualificata.

Saluto tutti e ciascuno di voi con particolare effusione di affetto: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Rm 1, 7 b). Saluto in modo speciale il vostro Vescovo, Monsignor Filippo Franceschi, e lo ringrazio per le nobili espressioni, con le quali ha voluto introdurre questo incontro familiare; saluto, in pari tempo, il venerando Monsignor Girolamo Bortignon, a cui rinnovo l’espressione del mio apprezzamento per la benemerita opera pastorale da lui svolta e per i privilegiati rapporti che la Provvidenza gli concesse di avere col Padre Leopoldo nella sua qualità di religioso Cappuccino, prima, e in quella di Vescovo di Padova, poi. Saluto tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i laici impegnati nei diversi settori della vita ecclesiale. Sono lieto di esprimere il mio deferente saluto al sindaco della città e a tutte le autorità civili e militari, che furono così tanto cortesi e premurose durante la mia visita e tanto si adoperarono per rendere ordinata e fruttuosa quella indimenticabile giornata trascorsa a Padova: per le loro persone, per i gravi uffici loro affidati e per le popolazioni che rappresentano a livello comunale, provinciale e regionale, porgo voti sinceri, invocando dalla Divina Bontà doni copiosi di serena prosperità e di progresso civile.

2. Vorrei intrattenermi a lungo con voi, per rivivere insieme, nel ricordo, i momenti salienti di quella stupenda esperienza ecclesiale, che il Signore mi ha dato di trascorrere nella vostra città; ma, attesa la ristrettezza del tempo, devo limitarmi ad alcuni cenni. Non posso non rievocare la vibrante partecipazione dei giovani. Una gioventù veramente numerosa, ricca della vivacità propria dell’età, ma al tempo stesso profondamente compresa della particolare missione, a cui la Chiesa la chiama nell’opera di animazione cristiana; una gioventù che seppe offrire, in quel giorno, pubblica testimonianza della propria fede con gioiosa effusione di canti e di preghiere, dando prova di perfetto inserimento nell’armonioso insieme di tutte le componenti della Comunità diocesana. A tutti loro vada ancora una parola di plauso e di stima per l’impegno dimostrato e di incoraggiamento a perseverare nella generosa milizia in difesa dei valori morali e spirituali, spesso tanto rovinosamente insidiati.

Ma la visita a Padova mi offrì anche la felice occasione di sostare in preghiera davanti all’urna miracolosa di san Leopoldo Mandić nella chiesa dei Cappuccini, presso il Prato della Valle. Fu un momento privilegiato per me poter venerare le spoglie mortali di quel piccolo e grande Santo, croato di nascita e padovano per adozione, che in circa quarant’anni di ministero nel confessionale divenne costante punto di riferimento del Veneto e dell’Italia per quanti erano desiderosi di trovare o di ritrovare il Signore nel Sacramento della sua misericordia. Infatti gran parte dei suoi settantasei anni di vita li passò, contrariamente al suo desiderio di essere missionario nel suo amato Oriente per promuovere l’unità dei cristiani, nel breve spazio della sua cella, divenuta ben presto il luogo del suo confessionale. È a tutti nota la sua figura così mirabilmente segnata dalla bontà, dalla capacità di ascoltare, di comprendere, di avvicinare e di consolare. La sua naturale e soprannaturale amabilità, così comunicativa e accessibile, si irradiava verso tutti gli uomini, comunicando ai loro animi, soprattutto con l’esempio della sua vita, la fede, la carità, la speranza, la fortezza, l’obbedienza, l’umiltà.

Il Santo cappuccino seppe fare della sua cella-confessionale, al dire di molti penitenti, un “salottino della cortesia”. Egli si mostrava pieno di bontà e di comprensione con quanti andavano ad inginocchiarsi ai suoi piedi. A chi gli rinfacciava di essere mite e misericordioso anche con i peccatori più incalliti, mostrava il Crocifisso, esclamando: “lui è morto per le anime, non noi . . .!”. Lo distingueva, soprattutto, una grande attenzione per l’uomo e per i suoi problemi, senza per questo sottovalutare la gravità delle colpe. Aveva il dono di far toccare con mano ai penitenti la misericordia di Dio e la gioia del perdono.

3. Sta qui, cari padovani, la grandezza e l’attualità di san Leopoldo. Volutamente la sua canonizzazione ha avuto luogo in questi giorni, in cui la Chiesa è impegnata ad approfondire e a rivalutare la dimensione pastorale della Riconciliazione e della Penitenza nel clima particolare dell’Anno Giubilare della Redenzione. La sua figura viene proposta come modello ai Pastori di anime nell’esercizio del ministero della Confessione e come richiamo ai fratelli perché riscoprano le meraviglie e le esigenze di questo Sacramento, istituito dal Cristo nel giorno di Pasqua, come mezzo di risurrezione spirituale. Invochiamo fervidamente san Leopoldo perché stimoli le nostre anime all’assidua e salutare frequenza del confessionale; perché chiami a questo tribunale della penitenza e a questa risurrezione di grazia molte anime stordite da certi fallaci costumi moderni e faccia loro gustare le intime consolazioni del perdono del Padre, dell’incontro con Cristo Redentore e dell’ebbrezza dello Spirito Santo; perché faccia ringiovanire nei cuori l’ansia del bene, della giustizia e del rispetto della persona altrui.

Questo vostro pellegrinaggio a Roma, nella cornice festosa della proclamazione del nuovo Santo e nello spirito dell’Anno della Redenzione sia per voi tutti occasione provvidenziale di una Confessione straordinaria per l’acquisto dell’indulgenza giubilare e per il conforto e la pace delle vostre anime. Vi sia di stimolo anche la sosta pensosa e orante presso le tombe degli Apostoli per un rinnovato cammino di fede e di speranza cristiana.

È questo l’augurio che faccio a voi, cari padovani, e a tutti voi qui presenti, che vi siete uniti per rendere omaggio al nuovo Santo. Accompagno e avvaloro questi voti con la mia particolare benedizione apostolica, che ora imparto a voi tutti e volentieri estendo ai vostri cari.

 

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