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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN VISITA ALLE OBLATE DI TOR DE' SPECCHI

Domenica, 29 aprile 1984

 

1. “Pace a voi” (Gv 20, 19), carissime Oblate di santa Francesca Romana!

Con questo saluto del Cristo risorto, che abbiamo ascoltato nella liturgia di questa domenica in Albis, desidero esprimervi la mia profonda gioia e la mia soddisfazione di trovarmi in mezzo a voi, in questo vetusto monastero, in questa isola dello spirito, che da secoli costituisce per la città di Roma un continuo richiamo ai valori trascendenti della fede, della speranza e della carità.

La visita mi permette anche di manifestarvi il mio apprezzamento per le vostre persone e per la scelta che avete fatto della vostra vita consacrandovi totalmente a Cristo e alla sua Chiesa, secondo il carisma proprio della vostra illustre fondatrice, di cui celebrate il sesto centenario della nascita, avvenuta a Roma dalla nobile famiglia Bussa de’ Leoni.

La mia venuta coincide anche con la cerimonia dei sacri voti che oggi voi avete rinnovato in segno della vostra continua fedeltà a Dio e alla Chiesa. Anche per questo atto religioso così significativo vi esprimo compiacimento e incoraggiamento, affinché sappiate continuare ad offrire, con lo stesso impegno e con lo stesso entusiasmo dei primi giorni del vostro ingresso in questo luogo di perfezione, la vostra testimonianza di vita religiosa ed evangelica in questa diocesi di Roma tanto amata dalla santa fondatrice da meritare di essere chiamata “Romana”, e tanto assetata di Dio e desiderosa di dare un senso alle proprie scelte, in ordine alla vita eterna.

2. L’anno centenario della vostra fondatrice mi ha già offerto l’opportunità di aprire il mio animo nella lettera a voi indirizzata nello scorso mese di gennaio e di rievocarne la luminosa ed esemplare figura di sposa, di madre e di religiosa, e, in particolare, la sua prodigiosa attività in favore dei poveri, dei malati e degli oppressi nella Roma del primo Rinascimento profondamente divisa tra opposte fazioni e duramente provata da profondi mali morali e sociali. Fu talmente ammirevole l’opera caritativa che la santa svolse a sollievo dei bisognosi di Roma da conquistarsi il titolo onorifico di “Advocata urbis”.

In questa occasione desidero continuare quella meditazione ed esortarvi, sull’esempio della fondatrice, a non venir meno nello sforzo verso la perfezione a cui il Signore vi chiama, con le parole riportate nel Vangelo: “Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). La perfezione cristiana esige una continua vigilanza, una incessante apertura a Dio e al prossimo. Essa perciò non è autentica se non è vivificata dalla carità; se la mentalità religiosa cede lentamente alle attrattive delle cose terrene, trascurando quelle spirituali ed eterne; se l’anima consacrata dimentica i grandi problemi della Chiesa e del mondo; in una parola, se non si vive in pienezza il mistero di Cristo morto e risorto.

3. Sia questo anniversario uno stimolo per rinnovare sentimenti, idee e propositi secondo lo spirito dell’Ordine benedettino di Monte Oliveto. Siate tenacemente fedeli alle linee maestre della vostra tradizione monastica e siate devotamente osservanti della regola di san Benedetto, a cui volle ispirarsi la vostra venerata fondatrice nel dare le norme di vita alla vostra comunità. Apprezzatene l’intelligente discrezione e l’umana flessibilità, rispondente alle esigenze della vita monastica e, al tempo stesso, alle necessità del tempo. Non cessate di approfondirne l’intima ispirazione destinata a fermentare evangelicamente chiunque ne intraprenda l’osservanza. Non deludete le attese e le speranze che la fondatrice ripose nelle sue Oblate.

Sia vostra luce la via tracciata dalla vostra madre nell’impegno specifico di preghiera, di sacrificio e di opere per la Chiesa e per la città di Roma, adeguandovi alle esigenze dei tempi. Come le Oblate ebbero cura dei più poveri nei primi secoli, svolsero l’azione educatrice per le giovani nei secoli Seicento e Settecento, e curarono la cooperazione missionaria nell’Ottocento, voi oggi abbiate cura in modo particolare dell’educazione giovanile e della catechesi nell’ambito delle parrocchie.

4. Carissime Oblate non mi è possibile trattenermi più a lungo con voi. Ma sono certo di poter contare sulla vostra interiore intuizione, che saprà cogliere e sviluppare i germi di riflessione appena accennati. In ogni momento della vostra giornata, fatta di lavoro, di silenzio, di umiltà e di obbedienza, possa il Signore trovarvi pronte, come vergini sagge, a muovergli incontro con la lampada accesa (cf. Mt 25, 10).

Vi guidi Maria santissima, di cui portate il nome e vi confermi nei vostri propositi la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a voi e ai vostri cari.

 

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