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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA BANDA CATTOLICA «FILARMONICA DI CANNOBIO»

Sabato, 17 maggio 1986

 

Vi saluto cordialmente e vi esprimo il mio vivo compiacimento per la vostra bravura. So che la vostra perizia è ben nota in tutto il Canton Ticino.

La musica ha un linguaggio universale, capace di suscitare profonde emozioni, di trasmettere sentimenti nobili, di destare stati d’animo corrispondenti al fervore dell’artista. L’umanità ha bisogno della bellezza della musica, la quale interpreta lo spirito, solleva l’anima, eleva la sensibilità e aiuta ad alzare lo sguardo con sentimento di gioia. Possiamo dire che, in qualche modo, attraverso l’arte della musica l’uomo diventa più umano e più cristiano.

Dico questo considerando anche il significativo e peculiare valore associativo che la musica sviluppa, specialmente nel caso vostro. Come nell’assonanza di più note si crea armonia, così la pratica della musica d’insieme produce solidarietà, concordia, amicizia. Non sarebbe possibile eseguire musica senza lasciarsi coinvolgere in un comune movimento, in una consapevole sintonia d’intese, in accordo di suoni e di azioni. In questo senso la vostra arte si può considerare quasi un invito alla partecipazione attiva dei singoli a un’opera comune e nobile, che eleva e conforta il sentimento. Tale modo di sentire appare ancor più valido quando voi allietate con la vostra musica le feste e le celebrazioni della vostra comunità civile. Con voi la gente prova sentimenti di gioia e di preghiera, di esaltante entusiasmo e di profonda azione, quasi per un servizio sociale che la vostra opera riesce ad esercitare.

Vi auguro di poter continuare con successo la vostra attività. L’arte musicale sia per voi un appello a meditare sulla bellezza, che nasce da Dio, e invito alla considerazione dell’armonia del creato. Sappiate, dunque, lodare sempre Dio con la vostra arte, come dicono le parole mirabilmente musicate da Haydn nel celebre Oratorio “La Creazione”: “Cori degli uomini, cori dei mondi, voci, concerti, tutto risuoni: Lodato sia Dio per l’eternità”.

Di cuore vi benedico.  

Al termine del discorso il Papa aggiunge alcune parole di saluto e di augurio per la comunità ticinese.  

Vorrei ringraziare, per la visita che mi avete reso, tutta la vostra comunità ticinese. Due anni fa visitai Lugano e oggi vi accolgo molto volentieri in questa casa. Vi ringrazio per le nobili parole che il vostro sindaco mi ha rivolto e vi ringrazio anche per i doni che mi avete recato. La visita compiuta due anni fa al Canton Ticino e a tutta la Svizzera mi è rimasta scolpita nel cuore perché mi ha fatto sentire più vicino alla vostra gente, al vostro popolo, alla vostra storia sia civile che religiosa. Una storia che ha una caratteristica del tutto speciale. Mi ha fatto anche godere delle bellezze naturali, eccezionali almeno in Europa, di cui è ricca la vostra Patria. Auguro a tutti i vostri concittadini tutto il bene, tutta la prosperità e soprattutto tutta la grazia di Dio perché è questa che ci porta alla vita eterna; noi non abbiamo qui una dimora perenne ma la attendiamo sempre nella casa del Padre.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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