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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE
DEL «RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO»

Sabato, 15 novembre 1986

 

1. Sono particolarmente lieto di questo incontro con voi carissimi fratelli e sorelle del “Rinnovamento nello Spirito”, a cui già nell’udienza del 23 novembre 1980 ho espresso il mio apprezzamento e ricordato l’insegnamento della Chiesa sull’azione dello Spirito Santo nelle anime e nelle comunità cristiane. (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2 [1980] 1386-1390)

La vostra numerosa presenza in questa basilica, dove avete preso parte alla celebrazione della santa Messa, è per me motivo di gioia non solo per la testimonianza di fede sincera, ma anche perché mi offrite l’opportunità di intrattenermi con voi su alcuni aspetti dell’ideale e del programma del vostro Movimento, a sei mesi dall’enciclica sullo Spirito Santo Dominum et Vivificantem, pubblicata in occasione della scorsa solennità di Pentecoste.

Certamente non vi sarà sfuggita la pagina in cui, parlando della preghiera come bisogno della nostra difficile epoca, ho segnalato il fatto che alla testimonianza dell’importanza della preghiera, data nel corso della storia da uomini e da donne consacrati alla lode di Dio e alla vita di orazione, soprattutto nei monasteri, oggi si aggiunge quella di un crescente numero di fedeli, che “in movimenti e gruppi sempre più estesi - così scrivevo in quell’enciclica - mettono al primo posto la preghiera e in essa cercano il rinnovamento della vita spirituale”. “È questo - aggiungevo - un sintomo significativo e consolante, giacché da tale esperienza è derivato un reale contributo alla ripresa della preghiera tra i fedeli, che sono stati aiutati a meglio considerare lo Spirito Santo come colui che suscita nei cuori un profondo anelito alla santità” (Dominum et Vivificantem, 65).

In questa linea deve collocarsi ogni progetto di rinnovamento che voglia attuare nel nostro tempo ciò che già raccomandava san Paolo ai cristiani di Efeso, quando richiamandoli alla “verità che è in Gesù”, ricordava loro il dovere di “deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici”; e proseguiva: “dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 21-24; Rm 13, 14; Col 3, 5-10). La verità di Cristo doveva dunque diventare la verità dell’uomo, la verità della vita!

Nel testo paolino emergono dunque due note fondamentali dell’autentico rinnovamento: “la verità che è in Gesù”, la quale è “santità vera” e la profondità interiore (“rinnovarvi nello spirito della vostra mente”). In altri passi delle sue Lettere l’Apostolo sottolinea alcune ulteriori caratteristiche del rinnovamento cristiano, tra cui in particolare l’integralità, la concretezza e l’ecclesialità. Egli infatti enumera i vizi da evitare, le virtù da praticare, i comportamenti da tenere nei rapporti interpersonali, familiari, sociali ed ecclesiali per essere veramente l’“uomo nuovo”, la “nuova creatura” (cf. 2 Cor 5, 17; Gal 3, 27; Rm 13, 14) nella comunione del corpo di Cristo (cf. Ef 4, 4; 1 Cor 12, 13). E raccogliendo come in un’unica raccomandazione tutte le altre, egli esorta: “Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione” (Ef 4, 30).

La luce di questo insegnamento dell’Apostolo, che è in perfetta sintonia col Vangelo di Gesù, vi aiuta a capire che cosa può significare il rinnovamento nel quale voi vi siete impegnati, e che la Chiesa, da parte sua, vi incoraggia a perseguire, sostenendovi e guidandovi secondo la missione ricevuta da Gesù stesso.

2. Si tratta anzitutto di una conversione e di una crescita sempre nuova nella “vita secondo lo spirito”, contro le tentazioni del materialismo teorico e pratico che oggi porta fino alle ultime conseguenze la resistenza alle “ragioni dello spirito”, non esclusa l’opposizione a Dio, o almeno la noncuranza e l’indifferenza nei suoi confronti. Ci troviamo infatti in un contesto culturale e sociale nel quale la fioritura della preghiera e della virtù - praticate anche ai giorni nostri da molti fedeli con atti di altissimo valore morale e non di rado fino all’eroismo - non trova alcun aiuto nel cosiddetto “costume vigente”. La stessa mentalità è infetta di materialismo, così che alla coscienza diventa sempre più difficile giudicare rettamente i valori, scevrandoli dagli pseudo-valori.

La situazione s’avvicina per certi aspetti a quella con cui dovette misurarsi san Paolo, il quale, scrivendo ai cristiani della Galazia, insisteva: “Vi dico dunque: camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne”, né a compiere le “opere della carne” (Gal 5, 16-21), né, insomma, a “vivere secondo la carne” (Rm 8, 5 ss.).

La prima dimensione del rinnovamento consiste dunque in questo “vivere secondo lo spirito”, in questo crescere continuamente nello spirito, resistendo alle lusinghe della “carne” e aprendosi all’attrattiva forte e soave di Dio. Questo rinnovamento interiore, questo risanamento delle radici stesse della vita, questa formazione di una mentalità dominata dalle “ragioni dello spirito” è la vostra vocazione, come cristiani, come uomini e donne, giovani e adulti del nostro tempo che vogliono testimoniare e far fiorire nel mondo d’oggi quel modello non solo di spiritualità, ma anche di civiltà che vediamo trasparire dalle norme di vita di san Paolo.

3. La seconda dimensione del “rinnovamento” si rileva dalla urgente necessità, che voi sentite in modo particolarmente vivo, di riaffermare il valore dei principi e dei criteri del Vangelo come leggi della vita spirituale e fermento di quella sociale. Un tempo essi si esprimevano anche in quelle “massime eterne” insegnate dai santi e tradizionalmente trasmesse di generazione in generazione nel mondo cristiano. Oggi esse sono ignorate e a volte rifiutate e vilipese anche da non pochi cristiani che hanno dimenticato le “rinunce” e le “promesse” del Battesimo. Ad esse bisogna tornare, perché in esse si esprimono quei valori evangelici, che si possono riassumere nella legge dell’amore di Dio e del prossimo (cf. Gv 13, 34). Si tratta di quella “via migliore di tutte” che san Paolo, sempre in piena consonanza con Gesù, mostra ai Corinzi come ben più eccellente e necessaria dei carismi anche più eletti (1 Cor 12, 28-30; 13, 1 ss.); ancora e sempre la carità. Si tratta di un itinerario etico e ascetico sul quale si può realizzare la perfezione della vita cristiana con l’accettazione e la sequela delle “beatitudini” proclamate da Gesù (cf. Mt 5, 3 ss.).

Ecco, carissimi figli, un grande programma di rinnovamento: il messaggio delle Beatitudini, che ci fa compiere le “opere dello spirito” e “vivere secondo lo spirito” anche nei contesti sociali odierni. Ad attuare questo programma sono chiamati i cristiani d’oggi.

4. Su questa via della carità e delle beatitudini ci spinge e conduce lo Spirito Santo, che nella Chiesa e nel mondo è stato mandato per realizzare la pienezza della vittoria riportata da Cristo sul peccato, con la purificazione delle coscienze, la liberazione degli uomini dalle “opere” e dai “desideri della carne”, l’infusione nei cuori dei “desideri secondo lo spirito”, il rafforzamento dell’uomo interiore, il rinnovamento e la crescita continua della vita personale e sociale fino a raggiungere “lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4, 13) in terra e in cielo.

Di tutto questo ho parlato nella seconda e terza parte dell’enciclica Dominum et Vivificantem, nella quale potrete trovare illustrata la terza dimensione del rinnovamento, che consiste in quella che san Paolo chiama “la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù”. Tale legge ci ha liberato dalla “legge del peccato e della morte” (Rm 8, 2), instaurando nell’uomo redento un nuovo sistema di vita, quello dello Spirito, ossia dello stesso Spirito Santo presente e operante nello spirito dell’uomo. Si tratta della “legge nuova” che secondo sant’Agostino “è scritta nei cuori dei fedeli” e “si identifica con la presenza dello Spirito Santo (De Spiritu et littera, 24.21).

5. Questo concetto serve a san Tommaso per mettere in risalto la principalità della “grazia dello Spirito Santo” come contenuto essenziale e forza viva del cristianesimo. A servizio della grazia è, infatti, istituito e regolato tutto ciò che è visibile, organizzato, scritto e predicato nella Chiesa (sicut dispositiva ad gratiam Spiritus Sancti et ad usum huius gratiae pertinentia; I-II, q. 106, a. 1).

La Chiesa ci appare così in tutta la validità della sua costituzione divina, ma anche nella sua essenziale funzionalità in ordine alla grazia, come sposa e collaboratrice dello Spirito Santo nell’invocare e nel preparare la sempre nuova venuta del Signore Gesù (cf. Ap 22, 20), come ho pure scritto alla fine dell’enciclica di Pentecoste (Dominum et Vivificantem, 65-66).

Aderire alla Chiesa, rimanere a lei uniti, condividere la sua fede, obbedire alle sue leggi, collaborare alla sua missione - anche nell’ambito delle diocesi e delle parrocchie in cui si distribuisce la famiglia dei credenti in Cristo - è la via sicura per giungere al cuore della economia della grazia e attingere alla fonte dello Spirito Santo le energie capaci di operare il rinnovamento delle persone e delle comunità.

6. La vostra presenza, carissimi fratelli e sorelle, accanto al successore di Pietro, capo visibile della Chiesa universale, e le ripetute attestazioni di comunione sincera e operosa con lui e con i vescovi delle vostre Chiese locali, significano che voi avete ben compreso ciò che il Vangelo insegna, ciò che lo Spirito Santo presente nei cuori ispira come principio centrale della “legge nuova”, come regola fondamentale dell’azione e della preghiera ecclesiale, come segreto sicuro di ogni rinnovamento e di ogni progresso: essere al servizio del regno di Cristo secondo le indicazioni dello Spirito in comunione della Chiesa.

Su questa strada vi auguro di perseverare e di progredire mentre sulle vostre persone, sulle vostre aspirazioni al bene, sui vostri propositi e il vostro lavoro invoco la benedizione divina, di cui sia pegno la mia benedizione!

 

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