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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA TANZANIA IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 4 dicembre 1987

 

Cari fratelli in nostro Signor Gesù Cristo.

1. Sono felice di accogliere voi membri della Conferenza episcopale della Tanzania, in occasione della vostra visita “ad limina”. La vostra presenza oggi ci permette di rafforzare “i legami di unità, carità e pace” (Lumen Gentium, 22) che condividiamo nel collegio apostolico. Come “Collaboratori di Dio” (1 Cor 3, 9) siamo riuniti qui nel nome di nostro Signore Gesù Cristo presso la tomba dell’apostolo Pietro. E proprio come Gesù scelse Pietro e gli altri apostoli, così anche voi siete stati scelti e ordinati come loro successori per mezzo dell’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito Santo. Insieme agli apostoli noi abbiamo ereditato il compito di portare testimonianza al Vangelo della grazia di Dio (cf. Rm 15, 16; At 20, 24) e al ministero dello Spirito e del potere glorioso di Dio di rendere gli uomini giusti (cf. 2 Cor 3, 8-9).

Apprezzo le gentili parole che il card. Rugambwa ha espresso a nome vostro e a sostegno del popolo di Dio in Tanzania. Per favore aiutatemi a contraccambiare portando ai fedeli che vi sono legati i miei saluti di grazia e pace. Assicurateli del mio ricordo nella preghiera.

È mia fervente speranza poter accettare il gentile invito a visitare la Tanzania in un futuro non troppo lontano. Il mio desiderio è di ripetere il vivificante messaggio di verità, il Vangelo di Gesù Cristo. A tutti quelli che volentieri ascoltano la mia voce proclamerò la buona novella della salvezza, cosicché la persona di Cristo e il suo Vangelo possa essere sempre più conosciuto e apprezzato. Desidero anche vedere da vicino la fede del vostro popolo e il loro amore per Cristo e la sua Chiesa. Ciò scrisse l’apostolo Paolo ai primi cristiani a Roma, io lo ripeto a tutti i fedeli in Tanzania: “Rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi . . . Mi ricordo sempre di voi chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi. Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune voi e io” (Rm 1, 8-12).

2. Miei cari fratelli: come pastori in Tanzania, sappiate che nelle vostre fatiche per amore del Vangelo non siete soli. Siete sostenuti dal successore di Pietro e dall’intero collegio dei vescovi. Conosco i problemi pastorali che affrontate ogni giorno, e lodo le numerose iniziative che avete intrapreso. Grazie alle abbondanti grazie concesse da Dio onnipotente alla Chiesa in Tanzania, il potere del Vangelo ha messo salde radici nei cuori dei fedeli e ha permesso alla Chiesa di crescere.

Durante gli ultimi cinque anni siete stati testimoni di una rapida crescita delle vostre Chiese locali da tre e mezzo a più di quattro milioni e mezzo di membri. Sono state istituite una nuova arcidiocesi, e nuove diocesi, e c’è stato un incremento nel numero del clero e in quello dei religiosi e delle religiose. Tutta questa crescita è stata accompagnata da un consolidamento delle strutture diocesane e dei lavori apostolici.

Sono lieto di incoraggiare voi e tutti i sacerdoti, religiosi, catechisti e laici che hanno faticato per portare avanti questa espansione del regno di Dio in Tanzania. Come affermai all’epoca della vostra ultima visita “ad Limina” (Ioannis Pauli PP. II, Ad quosdam Tanzaniae episcopos, occasione oblata «ad limina» visitationis coram admissos, 6, die 9 oct. 1981: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV/2 [1981] 380): “Il criterio del vostro ministero effettivo, del vostro ministero episcopale, è l’assoluta fedeltà a Gesù Cristo e alla sua parola. Spetta a noi seminare e irrigare; Dio stesso farà crescere il seme della sua parola a suo tempo. Egli chiede la nostra fiducia, la nostra obbedienza nel predicare il suo messaggio, la nostra pazienza nell’aspettare la piena messe della salvezza”.

3. Seguendo il recente incontro del Sinodo dei vescovi, desidero puntualizzare che il lavoro di evangelizzazione è la responsabilità battesimale di tutti coloro che sono nella vostra cura pastorale. Come insegna il Concilio Vaticano II: “l’obbligo di diffondere la fede è imposto a ogni discepolo di Cristo, secondo le sue capacità” (Lumen Gentium, 17). Inoltre tutti i cristiani laici, specificamente in virtù del Battesimo, sono chiamati dal Signore a impegnarsi in un efficace apostolato: “Per sua natura la vocazione cristiana è anche una vocazione all’apostolato” (Apostolicam Actuositatem, 2).

Mentre esprimo la mia gratitudine a tutti i sacerdoti e missionari che lavorano in Tanzania, desidero incoraggiare i laici a essere autentici testimoni di Cristo, costruttori della comunità cristiana, e ad aiutare a trasformare il mondo con i valori del Vangelo. La testimonianza di una esemplare vita cristiana è già un atto di evangelizzazione. Mi affretto ad aggiungere che la testimonianza di vita cristiana attraverso l’esempio non è sufficiente in se stessa. Deve essere preceduta e accompagnata dalla proclamazione della buona novella della salvezza in Cristo, che è al cuore di tutta l’azione di evangelizzazione. Entrambi questi elementi essenziali devono essere sostenuti dalla preghiera e dal sacrificio.

4. In una società come la vostra dove una gran parte della popolazione appartiene alle religioni africane tradizionali, lodo i numerosi catechisti laici, uomini e donne che danno un importante contributo alla proclamazione del Vangelo. Essi sono diretti testimoni della fede e vostri attivi collaboratori nel costruire, sviluppare, incrementare la pratica della vita cristiana. Sono fiducioso che essi troveranno sempre l’assistenza necessaria e ricercano una continua formazione per soddisfare i bisogni delle comunità che essi servono. I catechisti hanno un ruolo indispensabile nell’intero processo di evangelizzazione. Essi sviluppano la fede iniziale del vostro popolo portandolo alla pienezza di vita cristiana (cf. Ioannis Pauli PP. II, Catechesi Tradendae, 18). Mentre si sforzano di iniziare gli uditori in modo organico e sistematico alla pienezza della vita cristiana i catechisti devono far incarnare il Vangelo nella vita e nella cultura del vostro popolo. Una delle priorità del vostro ministero è il consolidamento e la trasformazione della vostra cultura in accordo con il Vangelo. “L’acculturazione” o l’“inculturazione” che giustamente promuovete sarà veramente una riflessione dell’incarnazione della Parola, quando una cultura trasformata e rigenerata dal Vangelo porta avanti dalle proprie tradizioni di vita espressioni originali di vita cristiana celebrazione e pensiero (Ivi, 53)” (Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad Kenianos episcopos, in Apostolicae Nuntiaturae sacello congregatos, habita, 6, die 7 maii 1980:  Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 1223).

Cari fratelli: so bene che siete chiamati a testimoniare quotidianamente Cristo in un paese in cui cristiani e musulmani vivono fianco a fianco. Come sapete, la Chiesa compie ogni sforzo per allacciare un dialogo religioso con l’Islam. La verità che il piano di salvezza comprende tutti coloro che conoscono il Creatore ci offre una solida base per una pacifica coesistenza con i musulmani.

5. Sono felice di apprendere che ci sono molte iniziative riguardo all’apostolato dei giovani. Questo apostolato dovrebbe essere una delle principali priorità, perché i giovani rappresentano il futuro della Chiesa. Le vostre associazioni giovanili devono essere centri di formazione in accordo con l’insegnamento della Chiesa, e centri dove i giovani si preparano ad assumere posizioni politiche e sociali come cittadini e leader cristiani. È attraverso i vostri sforzi nell’assicurare l’educazione cristiana dei giovani che la Chiesa in Tanzania potrà agire come una vitale forza morale. Nella fedeltà a Gesù, dovete trasmettere ai vostri giovani tutto ciò che egli ha comandato di insegnare (cf. Mt 28, 20).

6. Desidero esprimere il mio affetto a tutti i sacerdoti, diocesani e religiosi che faticano con voi nell’accudire il gregge. Ogni fratello sacerdote è destinato ad essere con noi “servo di Gesù Cristo, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio” (Rm 1, 1). Il Concilio Vaticano II ci ricorda che “il ministero dei sacerdoti ha il suo inizio dal messaggio evangelico (Presbyterorum Ordinis, 2). Continua con l’enfatizzare che il ministero della parola trova il suo compimento nell’Eucaristia, che è “la fonte e il culmine dell’intero lavoro di evangelizzazione” (Ivi, 5).

Vorrei dirvi questo: ricordate sempre l’importanza di avere un amore fraterno per i vostri sacerdoti. “Prima di essere i superiori e i giudici dei vostri sacerdoti siate sempre pronti a comprendere e condividere o ad aiutare. In ogni modo possibile incoraggiate i sacerdoti ad essere vostri amici e ad essere aperti con voi” (Paolo VI, Sacerdotalis caelibatus, 92). Come fratelli dei vostri sacerdoti, condividerete i loro fardelli e li aiuterete a crescere spiritualmente con ritiri e giornate spirituali. È per loro un grande beneficio continuare la formazione per fornire opportunità per lo studio e il rinnovamento teologico, affinché essi possano approfondire la loro comprensione dei documenti del Concilio Vaticano II e del magistero. Inoltre queste riunioni sono un’occasione per discutere insieme i vostri problemi pastorali.

7. Con gratitudine a Dio onnipotente noto un aumento dei sacerdoti diocesani in Tanzania. Poiché i missionari diminuiscono e non vengono sostituiti è ancor più necessario che il loro lavoro sia continuato da sacerdoti che appartengono alla vostra gente.

Sono lieto di apprendere che i vostri seminari minori hanno molti studenti. Questo naturalmente richiede un’attenta selezione dei possibili candidati. Similmente, l’attenzione e il sostegno che date ai vostri seminaristi anche dei cinque seminari maggiori assicurerà la qualità di coloro che saranno ordinati al sacerdozio per il servizio nelle vostre Chiese locali. Vi assicuro la mia sollecitudine in questo impegno così essenziale per la missione della Chiesa. Vorrei anche sottolineare l’importanza di preparare sacerdoti ben qualificati per la formazione spirituale, accademica e pastorale dei vostri seminaristi.

Noto che c’è stata una crescita notevole nel numero dei religiosi. I membri degli Istituti di vita consacrata costituiscono il lievito dell’autentica vita cristiana, ed è importante che ogni congregazione diocesana di religiosi rifletta i suoi specifici carismi in forme appropriate di lavoro apostolico. Nel vostro lavoro con i religiosi. So che dimostrerete sempre il loro il grande amore che la Chiesa nutre per loro e per la loro vita di servizio.

Nei centoventi anni passati la proclamazione del Vangelo in Tanzania è stata compiuta dai sacerdoti missionari, dai religiosi e religiose che con grande eroismo e santità hanno piantato i semi della Chiesa. Seguendo il loro esempio, potrete dare un’ulteriore crescita al regno di Dio con immutata fedeltà.

Fratelli miei: siate certi delle mie continue preghiere che l’Altissimo elargirà su voi, sul popolo e sul governo della Tanzania benedizioni di pace, giustizia e prosperità. Raccomando voi e le vostre Chiese locali all’intercessione di Maria, che è un “segno di sicura speranza e sollievo per il popolo di Dio in cammino” (Lumen Gentium, 68). Nell’amore di Dio suo Figlio imparto la mia benedizione apostolica.

 

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