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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL CENTRAFRICA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 7 novembre 1987

 

Cari fratelli nell’episcopato.

1. Ringrazio vivamente mons. Joachim N’Dayen che si è appena espresso a nome della Conferenza episcopale centroafricana, circa i sentimenti di comunione che uniscono le vostre Chiese particolari alla Sede di Roma.

Rinnovo a ciascuno di voi i miei voti cordiali, specialmente a due nuovi pastori chiamati recentemente alla pienezza del sacerdozio, mons. Jérôme Martin per la diocesi di Berberati che gli era già familiare e mons. Edouard Mathos, ausiliario di Bossangoa.

Nel corso del mio viaggio pastorale in Africa nell’agosto 1985, volli fermarmi anche brevemente a Bangui. Ero sensibile alle prove che il vostro paese aveva conosciuto, all’isolamento del quale poteva soffrire, alle speranze che la Chiesa nutriva, al lavoro apostolico che aveva intrapreso. Desideravo manifestare la stima e gli incoraggiamenti del successore di Pietro. E conservo un felice ricordo di questa tappa e della bella celebrazione eucaristica che ha riunito il popolo di Dio a Bangui. Spetta a voi prolungare con i sacerdoti e i fedeli, i frutti di questa visita.

Oggi siete voi che venite a Roma e mi date l’occasione di accogliervi con gioia. È bene compiere insieme questo pellegrinaggio. Infatti, al di fuori delle assemblee plenarie della vostra conferenza, siete abbastanza lontani gli uni dagli altri, con dei mezzi di comunicazione difficili e un ministero impegnativo. È confortante anche per voi visitare la tomba degli apostoli Pietro e Paolo, di ravvivare la vostra comunione con tutto il collegio dei vescovi, nella persona del suo primo responsabile.

2. In questi cinque anni, celebrate nell’azione di grazie il centenario della prima evangelizzazione sulle rive dell’Oubangui. Questa Chiesa è nata grazie allo zelo missionario di pionieri coraggiosi venuti dall’Europa, impazienti di condividere con gli abitanti del vostro paese la buona novella della salvezza che avevano essi stessi ricevuto. Ponevano la loro speranza nello spirito Santo che operava nel loro ministero. I frutti sono stati numerosi. Accanto agli altri fratelli cristiani, le vostre sei diocesi comportano comunità cattoliche importanti per il loro numero e per la loro espansione. Molti di coloro che esercitano delle responsabilità nel paese hanno beneficiato della formazione umana e cristiana che la Chiesa ha permesso loro.

Con voi penso con riconoscenza alle Congregazioni missionarie. I loro membri non hanno cessato di operare per costruire la Chiesa, per stimolare i cristiani centroafricani a diventare essi stessi degli evangelizzatori; possiamo citare tra gli altri gli Spiritini, i Cappuccini, i Comboniani, i Maristi, ai quali si aggiungono dei sacerdoti “Fidei donum”. Conosco anche il contributo prezioso che oggi viene portato da un numero di missionari laici volontari. Me ne compiaccio e auguro con voi che essi continuino il loro contributo sempre necessario.

Essi evidentemente non perdono di vista che i centroafricani devono farsi sempre più carico della loro Chiesa. Dopo mons. Joachim N’Dayen, che esercita da tempo un ruolo di primo piano nella Conferenza episcopale e nel paese, siamo stati felici di poter nominare un secondo vescovo centroafricano, mons. Edouard Mathos. Auguriamo che il numero dei sacerdoti originari delle vostre diocesi aumenti affinché essi abbiano una parte sempre più grande nel ministero pastorale e nell’evangelizzazione. In stretta collaborazione con i laici, essi potranno favorire la migliore accoglienza del messaggio evangelico in una lingua che raggiunge il meglio della saggezza secolare della vostra regione.

3. Il Sinodo che si è appena concluso a Roma ha voluto incoraggiare l’apostolato multiforme dei laici che si è ben sviluppato da voi, soprattutto da una trentina d’anni. Le assisi del 1982 ne sono state una prova.

Questi cristiani possono essere il fermento evangelico della società nella quale essi formano dei piccoli gruppi ben inseriti nel paese o nel quartiere urbano e legati alla parrocchia.

Preoccupati di non separare la fede dalla vita, molti laici s’impegnano attivamente nella comunità umana. In modo concreto, essi lavorano affinché ciascuno possa disporre di un’alimentazione adeguata, delle cure sanitarie, della formazione scolastica e tecnica di un impiego e di condizioni di vita migliori. Questi sforzi sono in linea con ciò che il Sinodo ha recentemente esposto: “Il modello di santità dei laici deve integrare la dimensione sociale e la trasformazione della società secondo il piano divino” (Synodi Episcoporum 1987, Nuntius ad populum Dei, 4). Congratulandomi con la Chiesa per il suo contributo alla promozione del bene comune nella Repubblica Centroafricana, invito i cattolici ad essere sempre più presenti nella vita pubblica, al fine di contribuire all’autentico progresso della persona umana seguendo lo spirito del Vangelo.

Infatti per l’educazione cristiana delle coscienze, si tratta di promuovere il senso di giustizia, di verità, di onestà, del servizio disinteressato. Con il suo insegnamento sulla fede e sui costumi, con i movimenti cristiani la Chiesa è in grado di portare un aiuto efficace alla riflessione e all’azione. Pensiamo agli sforzi impiegati a questo proposito dalla Gioventù studentesca cristiana, dalla Gioventù agricola cristiana, dallo Scoutismo, dai movimenti dei Cuori Coraggiosi, dalle Anime Coraggiose, dalla Legione di Maria, dai gruppi di insegnanti.

La nostra preoccupazione di pastori è quella di provvedere alla migliore formazione dei cristiani e anche dei loro quadri: un approfondimento della fede, alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa, una vita di preghiera senza la quale l’azione diventerebbe attivismo sociale o pura filantropia, una partecipazione frequente e ben preparata ai sacramenti.

4. Nello stesso tempo, i servizi di Chiesa ai quali i laici ben formati partecipano devono essere assicurati. A questo riguardo i catechisti o altri responsabili continuano ad avere un ruolo importante per la formazione dei catecumeni, per l’accompagnamento spirituale dei giovani e il sostegno della preghiera delle comunità. Voi avete messo loro a disposizione, in ogni diocesi, dei centri di formazione di grande valore.

Ciò non deve far dimenticare il dovere di annunciare esplicitamente il Vangelo a molti dei vostri compatrioti che non lo conoscono ancora. La missione non ha perso la sua urgenza. È importante sviluppare presso i battezzati questo senso missionario.

5. Al servizio della formazione e dell’animazione dei laici, il ministero sacerdotale è evidentemente primordiale. Esprimete ai sacerdoti delle vostre diocesi i miei affettuosi incoraggiamenti, senza dimenticare tutti coloro che provengono da altri paesi e operano al loro fianco. Possano apprezzare sempre più la grazia del loro sacerdozio e la bellezza della loro missione per la salvezza dei loro fratelli e sorelle! Possano consacrare tutte le loro forze, il loro tempo e il loro cuore! Saranno allora in grado di suscitare un simile dono presso i giovani chiamati a unirsi a loro. Possano vivere nella stima reciproca e in armonia fraterna al di là delle divisioni d’origine e le differenze di metodi apostolici!

Che trovino sempre nel loro vescovo un padre attento agli sforzi e alle difficoltà di ciascuno, un custode preoccupato della fedeltà degli uni e degli altri a insegnare la fede e celebrare i sacramenti come vuole la Chiesa. Un pastore incaricato di riunire nella comunione e di trascinare nello zelo apostolico!

6. Per la formazione dei seminaristi più grandi siete felici ora di disporre di un seminario filosofico a Bangui, in attesa forse del suo sviluppo. Vi auguro di trovare non solo le risorse necessarie, ma soprattutto il personale insegnante adeguato: la preparazione dei futuri sacerdoti deve essere tra gli sforzi prioritari. Essa condiziona l’avvenire.

Vi siete anche molto interrogati sulle condizioni delle vocazioni alla vita consacrata, anche presso le giovani. In seguito a questa specie di revisione di vita coraggiosa, spero che gli educatori di queste vocazioni e i giovani arrivino a superare gli ostacoli segnalati e ad accettare la formazione esigente che corrisponde alla grazia della chiamata del Signore. Avete rilevato bene degli elementi positivi. Un numero più grande di religiose sarebbe una benedizione per il vostro paese. Le realizzazioni come quelle delle Piccole sorelle del Cuore di Gesù sono tra i segni promettenti.

7. Il risveglio e la perseveranza delle vocazioni sacerdotali e religiose sono resi difficili quando i giovani in generale sono smarriti di fronte alle tentazioni di ogni specie che minacciano le loro convinzioni. Bisogna spesso ravvivare le energie indebolite davanti a all’apatia o il lasciar andare dell’ambiente e soprattutto davanti a un avvenire professionale molto incerto. Siete ben coscienti del dramma dei giovani, che avevo ricordato a Bangui. La famiglia, l’ambiente tradizionale e la scuola purtroppo non arrivano più a dare delle ragioni di vita. E la mancanza d’insegnamento religioso regolare a scuola crea un vuoto spirituale. I movimenti d’azione cattolica non sostituiscono un insegnamento della fede aperto a tutti. È necessario inventare dei mezzi per formare e sostenere i giovani cristiani per ridonare loro la speranza.

8. Da voi come in tutti i paesi dell’Africa, la pastorale familiare è un obiettivo difficile e al tempo stesso primordiale. Le associazioni delle famiglie cristiane portano uno stimolo prezioso. Conosco la preoccupazione che avete come pastori di aiutare i futuri sposi e le coppie a vincere gli ostacoli di alcuni costumi o alcune correnti moderne, a prepararsi liberamente ad accogliere la grazia del sacramento del matrimonio per un dono totale, esclusivo e fecondo. Il recente Sinodo ha sottolineato ancora il ruolo essenziale della famiglia, “vera Chiesa domestica, nella quale si prega insieme, si vive in modo esemplare il comandamento dell’amore e nella quale la vita è accolta e protetta” (Synodi Episcoporum 1987, Nuntius ad populum Dei, 4).

9. Tutti sono chiamati alla santità: chierici, religiosi, laici. È anche uno dei leitmotiv di questa assemblea sinodale. Bisogna che noi pastori abbiamo questa ambizione di santità per tutto il popolo che ci è affidato. L’autentica promozione degli uomini e delle donne si compie in questa santità che pervade la vita di tutti i giovani, sull’esempio della Vergine Maria, che ha saputo conformarsi alla volontà di Dio nella perfezione della fede e della carità.

Cari fratelli nell’episcopato che il Signore faccia fruttificare la fatica vostra pastorale in questo senso con i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i laici delle vostre diocesi. Da parte mia benedico di cuore voi e tutti coloro che cooperarono con voi nel servizio del Vangelo.

 

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