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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANT’AGNESE

Domenica, 5 novembre 1989

 

Ai bambini  

Sono come sempre i bambini i primi a porgere il benvenuto a Giovanni Paolo II, giunto nella parrocchia di Sant’Agnese nel pomeriggio odierno. Ad attenderlo, nel piccolo campetto di gioco adiacente alla chiesa, sono moltissimi fanciulli, accompagnati dagli educatori e dai genitori. Ognuno di loro ha in mano un palloncino colorato al quale ha legato un biglietto con su scritta di proprio pugno una preghiera. Al termine dell’incontro, i bambini lasciano andare i loro palloncini, che si librano nel cielo formando un singolare “arcobaleno” variopinto.
A offrire al Papa il saluto di tutta la comunità è il parroco, don Giuseppe De Nicola, il quale ricorda a Giovanni Paolo II la precedente visita a Sant’Agnese del suo venerato predecessore Pio IX.
Quindi un bambino e una bambina rivolgono al Santo Padre brevi parole di saluto alle quali Giovanni Paolo II risponde con il seguente discorso.  

Vorrei ringraziarvi per questa accoglienza e per gli indirizzi del vostro collega e della vostra collega. Erano molto brevi, ma nello stesso tempo erano molto cordiali e molto belli. Vi saluto di cuore e, alludendo a questi palloncini, da una parte, e dall’altra, a questa caduta del mio veneratissimo predecessore Papa Pio IX, vorrei dirvi che da tutte le cadute dobbiamo sempre cercare di difenderci. C’era un santo, san Stanislao Kosta, che diceva: “Ad maiora natus sum”. Sono nato per le cose superiori, maggiori. E questo ci dice attraverso i secoli anche la santa patrona della vostra parrocchia, santa Agnese, e ce lo dice con grande efficacia: sono nato per le cose superiori. Non dimenticate mai questo indirizzo. Nella vita non si deve scendere, andare giù, ma si deve sempre cercare di andare su, di migliorare, di perfezionare se stessi, la propria intelligenza, la propria volontà, il proprio cuore. In questa strada, in questo cammino, in questa ascesa ci aiutano Gesù, lo Spirito Santo, ci aiuta anche la nostra Madre, la Vergine santissima, ci aiutano i santi e specialmente la vostra santa Agnese. A tutti voi auguro questa ascesa spirituale, questo progresso, e poi questa determinazione di non lasciarsi mandare giù, ma di andare sempre su, di cercare l’ascesa seguendo Cristo.

Offro a tutti i presenti, ai bambini, ai ragazzi, alle ragazze, ai giovani, alle famiglie, ai parenti, agli insegnanti, ai catechisti, una benedizione, insieme con il Cardinale e il Vescovo presenti. Sono molto contento di essere potuto venire oggi qui, in questa parrocchia, in questo Sacrario di santa Agnese.

Ai religiosi e alle religiose  

Sono 17 le famiglie religiose che gravitano intorno alla comunità di Sant’Agnese. Nel territorio della parrocchia, infatti, vivono ed operano i seguenti ordini religiosi: le Adoratrici del Sangue di Cristo, con un istituto scolastico e una comunità di formazione; le Carmelitane di Santa Teresa, con un istituto educativo assistenziale; la Compagnia di Maria Nostra Signora, con la Casa generalizia ed un pensionato studentesse; i Fratelli Maristi delle Scuole, che lavorano nell’Istituto San Leone Magno; le Mercedarie Missionarie, con la Casa generalizia ed un pensionato studentesse; le Missionarie Figlie di San Girolamo Emiliani, con un istituto educativo assistenziale; i Missionari del S. Cuore di Gesù, con la Casa generalizia; le Orsoline del S. Cuore, con un pensionato studentesse; le Religiose di Gesù e Maria, con la Casa generalizia e un pensionato studentesse; le Serve di Maria Riparatrici, con la Casa di cura “Assunzione di Maria Santissima”; le Suore della Carità dell’Ordine Teutonico, con la Casa di procura e un pensionato; le Suore del S. Cuore di Maria, con l’istituto scolastico a Marymount”; le Suore di Carità di Maria, che svolgono il loro servizio al San Leone Magno; le Suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, con la Casa di procura ed un pensionato studentesse; le Suore di Nostra Signora Ausiliatrice, con la procura generale e l’assistenza ai Malati; le Suore di Santa Elisabetta, infine, con la Casa generalizia. Il Papa incontra le diverse comunità nello splendido Mausoleo di Costanza, del IV secolo che sorge nei pressi della basilica. È una religiosa delle Serve di Maria Riparatrice a rivolgergli il saluto a nome delle diverse comunità.  

Nel nome di Gesù Cristo, saluto tutte voi qui riunite in questo luogo così splendido, suggestivo. E un luogo nel quale ci parla attraverso i secoli la testimonianza del Vangelo. Ed al centro di questa testimonianza c’è una consacrata di nome Agnese, consacrata giovanissima attraverso il martirio. E consacrata perché, come dicono tanti Padri della Chiesa e grandi teologi, c’è una analogia tra il martirio come quello di Agnese e la consacrazione religiosa, la consacrazione evangelica attraverso i tre voti. C’è una analogia. Allora, vi saluto nel nome di questa analogia, che ciascuna di voi porta nel suo cuore e anche nella sua presenza visibile tra il Popolo di Dio in questa parrocchia, in questa Roma di oggi, così diversa, così secolarizzata anche. Ciascuna di voi porta una testimonianza della consacrazione, porta un segno simile a quella martire, a quella consacrata la cui venerazione attraverso i secoli ci accompagna nella città di Roma, e ci accompagna anche nei nostri tempi, nel periodo del Sinodo pastorale diocesano. Ci accompagna e ci parla. Siamo ricchi di questa testimonianza. Io vi auguro, carissime sorelle, di dare questa testimonianza, di continuare nella vostra vocazione, nella vostra missione nei diversi ambienti sociali, umani, cristiani o scristianizzati, di essere testimoni, di portare la voce silenziosa di Cristo che parla attraverso la vostra consacrazione. Vi saluto tutte: non potrei ripetere tutti i nomi della lunga lista delle famiglie religiose e congregazioni. Saluto non solamente tutte le persone qui presenti, ma anche le vostre comunità, le vostre congregazioni, queste comunità che fanno parte della vostra consacrazione.

La vostra vita consacrata in comunione è un valore speciale nella testimonianza evangelica. Vorrei offrire a tutte voi una benedizione. Portatela alle vostre consorelle e a tutte le persone a cui state vicine, lavorando, svolgendo il vostro apostolato nei diversi ambienti. E la stessa benedizione vi offre anche il Cardinale Vicario e monsignore Vescovo di questo Settore di Roma. Egli dice che la chiesa di sant’Agnese è la “cattedra” di questo Settore.  

Al Consiglio Pastorale e ai catechisti  

Un grande affresco ed una lapide ricordano, nella sala del Battistero, l’episodio della visita di Pio IX alla parrocchia di Sant’Agnese nel 1855 e del crollo del pavimento della canonica, in seguito al quale il Papa decise il restauro integrale della basilica. In questo suggestivo ambiente, carico di memorie, Giovanni Paolo II incontra i 14 membri del Consiglio Pastorale e i 40 catechisti che lavorano nei gruppi parrocchiali. Uno dei presenti rivolge al Papa alcune parole di saluto a nome delle diverse componenti della parrocchia.
“Per lasciarle un segno - aggiunge a conclusione del saluto - di questa comunità di Sant’Agnese, caratterizzata da una lunga storia, dalla presenza delle catacombe, dalla presenza di tanti cristiani che ci hanno preceduto e che hanno veramente impegnato la loro vita al punto di diventare veri testimoni, vogliamo donarle una lucerna delle catacombe di Sant’Agnese. È un oggetto che proprio nella sua storia e nella sua forma, oltre a “rappresentare” la luce, vuole “essere” la luce. Questa è la luce dei primi cristiani e la luce che vorremmo tenere ancora noi accesa, se fosse possibile, come segno di speranza per tutto il mondo”.
Particolarmente colpito dal gesto e dal valore simbolico del dono offertogli, il Papa rivolge al presenti queste parole.
 

Ringrazio per queste parole, per l’accoglienza cordiale e anche per questo dono significativo, che ci ricorda la luce, la luce da diffondere. C’è una luce naturale, tanto necessaria per la vita umana, e non solamente umana. Ma c’è anche una luce spirituale. Il simbolo di questa luce è questo dono offertomi. Questa luce viene dallo Spirito. Iddio è Spirito, e lo Spirito Santo è l’espressione in Dio Trino - Padre, Figlio e Spirito Santo - di questa donazione, di questa autodonazione che Dio fa alle sue creature, specialmente a noi appartenenti al genere umano, diventati in Cristo i suoi figli adottivi. Questo è il nucleo della nostra vocazione e della nostra missione. Abbiamo parlato oggi, nell’omelia durante la santissima Eucaristia, del Sinodo romano che si prepara. Sinodo vuol dire convergenza delle vie, del senso spirituale: convergenza delle idee, dei propositi, delle iniziative. E ogni parrocchia deve servire come punto di questa convergenza. Io sono convinto che tutti i presenti partecipano a questo lavoro in modo specifico, in modo consapevole, in modo attivo e apostolico.

Per questo vi ringrazio. Devo dire che mi trovo qui, in questo luogo, dopo tanti anni da quando sono venuto, da studente, a visitare sant’Agnese. Essa certamente appartiene all’eredità spirituale di Roma. Sant’Agnese ci parla di Roma, di questa città sacra, ci parla di Roma attraverso i secoli. E non è solamente il passato; è anche una continuazione, come tutti i santi, soprattutto Pietro e Paolo, e intorno a loro gli altri santi romani. E fra questi, c’è sant’Agnese. In questo Santuario di sant’Agnese vorrei augurare tutto il bene per la città di Roma e per la Chiesa di Roma. E lo faccio davanti a voi anche nelle mani del Cardinale Vicario, che ha tanta sollecitudine per questa città e per questa Chiesa, e che con tanto coraggio e con tanta lungimiranza entra nei problemi della vita cristiana, ma anche della vita umana della cittadinanza di Roma, nei problemi cittadini. Tutti questi problemi hanno una dimensione etica e, nonostante le diverse appartenenze ideologiche o anche religiose, questa dimensione appartiene alla responsabilità della Chiesa. Io ringrazio il Cardinale, come anche tutti i miei carissimi fratelli nell’episcopato, con monsignor Boccaccio, e tutti i sacerdoti di Roma, tutte le comunità, tutti i miei fratelli e sorelle in Cristo Gesù, per questo impegno, impegno per il bene della Chiesa e impegno per il bene della città di Roma. Che sant’Agnese ci aiuti in questo cammino attraverso i secoli, adesso che ci avviciniamo alla fine del secondo millennio.  

Ai giovani  

L’incontro con i numerosi giovani che offrono il loro contributo alle attività liturgiche, pastorali e caritative della parrocchia conclude la visita di Giovanni Paolo II a Sant’Agnese. In un’antica sala dell’edificio annesso alla chiesa, il Papa è accolto da moltissimi ragazzi e ragazze, che lo salutano con le note del canto “Insieme”. A nome di tutti i presenti, un giovane indirizza al Santo Padre alcune espressioni di saluto e di ringraziamento.
Quindi, una ragazza del gruppo parrocchiale “Operazione Mato Grosso”, impegnato in attività caritative e missionarie a favore dei poveri dell’America Latina, offre al Papa un sacco pieno di castagne raccolte dai giovani, come segno della condivisione e della solidarietà con i poveri di tutto il mondo. Una giovane scout, poi, dona al Santo Padre il tipico “fazzolettone” simbolo del gruppo. Questo il saluto rivolto da Giovanni Paolo II ai giovani della parrocchia.
 

Ricevo volentieri e con grande riconoscenza tutti questi doni: questo fazzolettone, questo simbolo degli Scout, e tutti questi doni offerti per l’America Latina. Questo canto “Insieme” è tanto caratteristico: basta una parola per dire tutto . . . Soprattutto vi sono grato per la vostra presenza numerosa in questo luogo che ci parla anche dell’età della vostra parrocchia. Certamente queste costruzioni, non sono moderne, ma sono, grazie a Dio, solide . . . Tutto l’ambiente, la chiesa, le costruzioni portano dentro di loro un gran tesoro: e questo tesoro ha il nome di una giovane romana, sant’Agnese, martire. E veramente un tesoro grande. Lo dico con commozione, perché ricordo che da giovane sacerdote, essendo studente qui a Roma, ho visitato questa chiesa, queste catacombe di sant’Agnese. Ella ci dice molto, ci parla attraverso i secoli, ci dà una parola che opera in senso verticale, perché attraverso i secoli si innalza sempre e porta in sé quasi lo stesso contenuto, diversamente applicabile. Qual è il mistero, il segreto di questa santa, giovane martire? Certamente, in un ambiente romano, pagano, anzi oppressivo, ha scoperto una novità assoluta: la novità assoluta che ci porta a Cristo. E questa scoperta di una novità assoluta che ci porta a Cristo ha dato a lei anche la forza del martirio. Vorrei farvi un augurio: auguro a tutti voi, giovani, dopo venti secoli quasi del cristianesimo a Roma e nel mondo, di scoprire sempre e di nuovo questa novità di Cristo. Certamente la vita, l’esistenza umana porta con sé tante difficoltà. Il vostro collega che ha parlato, ha elencato un po’ queste difficoltà; ma l’elenco potrebbe allungarsi per tutti, specialmente per i giovani. Quando c’è questa novità del Vangelo di Cristo nel cuore di una persona, anziana o giovane, allora si diventa forti, si può trovare non solamente un punto di riferimento e di resistenza, ma anche di creatività: creare ciò che è vero, ciò che è buono ciò che è bello. Tutto questo ha il suo inizio, la sua sorgente, nella novità evangelica che ci porta a Cristo. E, nel nome di sant’Agnese, io vorrei augurare a ciascuno e a ciascuna di voi questa scoperta sempre più profonda, sempre più completa, convincente, vittoriosa.

 

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