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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI
AL CONVEGNO NAZIONALE PROMOSSO DALLA
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA SU «SPORT, ETICA E FEDE
PER LO SVILUPPO DELLA SOCIETÀ ITALIANA»

Sabato, 25 novembre 1989

 

1. Nel dare il mio cordiale benvenuto a tutti voi, incaricati diocesani della pastorale dello sport, dirigenti di associazioni sportive di ispirazione cristiana, e autorità del mondo sportivo italiano, desidero esprimere vivo compiacimento alla Conferenza Episcopale Italiana che, attraverso il suo ufficio competente, ha promosso il convegno nazionale su “Sport, etica e fede per lo sviluppo della società italiana”. La vostra presenza richiama alla mia mente l’indimenticabile incontro con gli sportivi, avvenuto nello stadio Olimpico di Roma durante l’anno giubilare della Redenzione il 12 aprile 1984.

In quella circostanza, ricordavo “la fondamentale validità dello sport non solo come termine di paragone per illustrare un superiore ideale etico ed ascetico, ma anche nella sua intrinseca realtà di coefficiente per la formazione dell’uomo e di componente della sua cultura e della sua civiltà”. (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII [1984] 1006).

Infatti sappiamo che san Paolo si riferisce alla prassi agonistica per sottolineare lo spirito di coraggio che la vita cristiana esige, se vuole veramente conformarsi a Cristo. La vita secondo il Vangelo richiede una disciplina rigorosa e costante, e si manifesta come una continua sfida contro le insidie delle potenze del male, presente e operante in noi e nel mondo. Per questo san Paolo, ben consapevole delle difficoltà, invitava a “combattere la buona battaglia della fede (1 Tm 6, 12) senza scoraggiarsi di fronte agli ostacoli, e proponeva di non dimenticare la sicura realtà del premio, dicendo: “corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio mi chiama a ricevere lassù” (Fil 3, 14).

La vita cristiana appare dunque come uno sport assai impegnativo, che unifica tutte le energie dell’uomo, per orientarle alla perfezione della personalità, verso una mèta che realizza nella nostra umanità la “misura del dono di Cristo” (Ef 4, 7).

2. Il vostro convegno si colloca opportunamente nella fase di preparazione delle prossime competizioni mondiali, in modo da predisporre una riflessione più pacata su un avvenimento che certamente coinvolgerà l’attenzione di milioni e milioni di persone, offrendo, in pari tempo, la possibilità di esaminare il contributo che lo sport offre allo sviluppo della persona e al miglioramento della qualità della vita. Questo momento di riflessione della Chiesa accresce il valore e l’autorevolezza di un insegnamento mirante a salvaguardare l’uomo nella sua integrità fisica e morale.

Nel ripetere ancora una volta che la Chiesa, non solo “non può abbandonare l’uomo” (Redemptor Hominis, 14) ma anche proprio all’uomo concreto rivolge le sue cure, è legittimo chiederci come nella moderna società, lo sport possa inserirsi quale elemento di promozione vera dell’uomo. In questo contesto siamo tutti preoccupati perché lo sport degenera in manifestazioni che disonorano le alte idealità di cui può essere portatore e per le quali milioni di persone si appassionano.

Un dato indiscutibilmente positivo è il fatto che lo sport oggi è caratterizzato da una domanda di qualità e di senso. Si avverte la necessità di ridare allo sport non solo una rinnovata e continua dignità, ma soprattutto la capacità di suscitare e di sostenere alcune esigenze umane più profonde, come sono quelle del rispetto reciproco, di una libertà non vuota ma finalizzata, della rinuncia in funzione di uno scopo.

3. Il vostro convegno si è impegnato a porre in evidenza nella complessità e vastità dei diversi ambiti, la correlazione tra sport, etica e fede, allo scopo di approfondire la riflessione sulla realtà della pratica sportiva, e di proporre a questa un rinnovato impegno nel corrispondere agli obiettivi di formazione, soprattutto dei giovani. Su questo verso la Chiesa dev’essere in prima fila, per elaborare una speciale pastorale adatta alle domande degli sportivi e soprattutto per promuovere uno sport che crei le condizioni di una vita ricca di speranza. Intendo riferirmi alle varie attività che le associazioni sportive cattoliche, le parrocchie e gli oratori ben coadiuvati da enti animati da principi cristiani, organizzano per i ragazzi e per i giovani. Mentre esprimo loro tutto il mio affetto e il mio apprezzamento per la dedizione al servizio di tante persone, li esorto a continuare nella loro preziosa opera educativa.

Il convegno ha cercato anche di studiare il rapporto tra sport e società, nella convinzione che lo sport sia un valido fatto di socializzazione e di crescita nei rapporti di amicizia in un clima di solidarietà. E in tal modo, avete cercato anche di cogliere i nessi fondamentali, che collegano gli aspetti sportivi a quelli morali.

Le condizioni etiche dell’uomo nello sport e nelle diverse situazioni di organizzazione sportiva esigono un accenno anche alla relatività dello sport rispetto al primato dell’uomo, perché sia sottolineata la valenza sussidiaria dello sport nel progetto creaturale di Dio. Perciò anche lo sport va visto nella dinamica del servizio, e non in quella del profitto. Se si tengono presenti gli obiettivi di umanizzazione, non si può non avvertire l’imprescindibile compito di trasformare sempre di più lo sport in strumento di elevazione dell’uomo verso la mèta soprannaturale a cui è chiamato.

Perché lo sport non viva per se stesso, correndo così il rischio di erigersi a idolo vano e dannoso, bisogna evitare quelle espressioni ingannevoli e fuorvianti per le masse sportive, che talora purtroppo è dato constatare. Una sana impostazione dello sport deve essere attenta di fronte a queste deviazioni per impedire quella nota rincorsa spasmodica rivolta soltanto ad ottenere dei risultati, ma non preoccupata del vero vantaggio dell’uomo e, in definitiva, dello stesso sport.

4. La vostra presenza mi offre infine l’occasione di formulare cordiali voti augurali per il felice esito dei prossimi campionati mondiali di calcio. So che avete posto la vostra attenzione anche su questo avvenimento, che interesserà non solo le città scelte per le gare di qualificazione, ma milioni di persone di tutta Italia, anche a motivo della presenza dei tanti giocatori e sportivi provenienti da ogni parte del mondo, con i problemi che coinvolgeranno molteplici istituzioni, organizzazioni e enti di accoglienza.

Mi auguro che, in occasione di tale avvenimento, le competizioni diventino una stupenda occasione di scambio di amicizia e di fraternità. L’incontro di persone di diverse nazionalità, per un confronto leale e sereno sui campi di gioco, rappresenta in qualche modo una sorta di convocazione universale, dove emergono i valori dell’unità e della pace tra i popoli. In tal modo lo sport porterà il suo contributo alla costruzione di quell’auspicato mondo, nel quale ogni uomo è e si sente veramente fratello dell’altro.

A voi e a tutto il mondo degli sportivi imparto di cuore la mia apostolica benedizione, propiziatrice di quella luce e di quella forza interiore che solo il Signore può dare.

 

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