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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI STUDENTI E AI PROFESSORI DELLA
«FACOLTÀ LIBERA DI FILOSOFIA
COMPARATA» DI PARIGI

Sabato, 16 febbraio 1991

 

Cari amici,

siate i benvenuti nella casa del successore di Pietro che voi avete così vivamente desiderato incontrare in occasione del vostro pellegrinaggio alle tombe degli apostoli. Vi ringrazio della vostra visita e dell’affezione che mi testimoniate.

Nell’ambito dell’istituto privato quale è la Facoltà libera di filosofia comparata, è vostro proposito attingere la vostra formazione dalle basi più salde della filosofia. Essa fa sì che voi familiarizziate con la metafisica aristotelico-tomista che la Chiesa considera come fondamentale riferimento. Vi incoraggio a proseguire nel vostro tentativo di riflessione metodica e di studio critico delle correnti di pensiero, spesso diverse ed opposte fra loro, che vi si presentano. È evidente che un esigente discernimento s’impone ad ogni cristiano ed in particolare a coloro che fra questi hanno accesso alla formazione universitaria.

Nel corso del nostro incontro, necessariamente breve, vorrei attirare la vostra attenzione semplicemente su due punti. In primo luogo, come voi ben sapete, il centenario dell’enciclica Rerum novarum mi ha indotto a proclamare l’anno 1991 Anno della Dottrina sociale della Chiesa. Trovo che non sia fuori luogo richiamarlo alla memoria a studenti il cui principale centro d’interesse è la filosofia. L’insegnamento della Chiesa in materia sociale fa affidamento sull’analisi della natura umana e dei molteplici aspetti della vita sociale. Per avvalorare la pertinenza delle richieste che questa dottrina comporta, si rivela necessario riconoscere a pieno la dignità e la vocazione dell’uomo, persona creata da Dio e dotata della ragione, chiamata a svilupparsi nell’esercizio delle sue responsabilità d’essere sociale e nella solidarietà con il suo prossimo, e salvata dalla tentazione del peccato e dalla morte attraverso Cristo che si è sacrificato per la salvezza degli uomini. Siate sempre pronti alla riflessione, fondamentale per qualsiasi argomento legato all’insegnamento sociale; e, in base ai mezzi di cui disponete, contribuite attivamente al miglioramento dei rapporti sociali, all’impiego morale dei beni, all’esercizio delle responsabilità nel vostro quartiere in piena coscienza delle loro implicazioni umane.

In secondo luogo, è il vostro stesso pellegrinaggio, che, nel cuore di questa Chiesa, mi suggerisce tale riflessione e vorrei incoraggiarvi a mostrarvi membri sempre più attivi della comunità ecclesiale, proprio là dove voi vivete. Rispondete con maggiore eco alla vostra vocazione di cristiani che riflettono ed approfondiscono le basi della loro fede, vissuta generosamente un comunione con i vostri fratelli e guidati dai Pastori delle vostre diocesi. Tenendo conto delle diverse sollecitazioni della vita moderna, i compiti che s’impongono ai cristiani d’oggi sono notevoli: è necessario che tutti siano uniti fra loro per dare testimonianza attendibile del Vangelo, per manifestare, un maniera visibile, la comunione nella quale il Cristo sacrifica le membra del suo corpo, per sviluppare lo spirito di preghiera, la partecipazione attiva alla liturgia e le iniziative d’apostolato e di servizio concreto che traducono la fedeltà dei discepoli di Cristo alla sua Parola. È così che voi prenderete parte alla nuova evangelizzazione di cui l’Europa ha bisogno alle soglie del terzo millennio.

Cari amici, un pellegrinaggio è sempre un facile richiamo alla conversione. In questo inizio di Quaresima, prego il Signore affinché vi aiuti a seguirlo sempre più ardentemente, sul cammino della penitenza e della Croce, e nella gioia del mistero della salvezza completato dalla Pasqua. Domando per voi, per i vostri compagni e per i vostri parenti, la benevola intercessione di Nostra Signora, e v’imparto con tutto il cuore la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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