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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UNA DELEGAZIONE DI VETERANI CANADESI

Castel Gandolfo - Giovedì, 19 settembre 1991

 

Signore e Signori,

Sono felice di potervi incontrare, veterani di guerra canadesi, durante la vostra visita a Roma. Alcuni di voi stanno tornando nei luoghi dove furono personalmente coinvolti nei tragici eventi della seconda guerra mondiale. Possa questo essere per voi un tempo di serena riflessione, in cui ricordate l’esperienza di quegli anni alla luce del progresso che, da allora, è stato compiuto nella edificazione di un mondo più giusto e più pacifico.

Tutti gioiamo per i cambiamenti avvenuti nelle relazioni tra Est e Ovest, specialmente nel corso degli ultimi mesi e delle ultime settimane. Una grande speranza che l’Europa e il mondo possano finalmente entrare in un’era di pace stabile e duratura ha colmato i nostri cuori. È sembrato che la seconda guerra mondiale sia finalmente finita! E ciò nonostante dobbiamo costantemente ricordare quanto fragili siano le istituzioni che assicurano pacifiche relazioni tra i popoli che, con l’avvento della libertà, stanno anche riscoprendo ostilità e pregiudizi antichi. Per quanto - come ben sapete - gli individui siano capaci di grandi e nobili gesti di servizio e di solidarietà sul campo di battaglia, la guerra stessa, con i mali e le sofferenze che l’accompagnano, è una realtà che la famiglia umana è chiamata a rifiutare come mezzo per perseguire obiettivi politici. Voi che avete sperimentato i suoi costi in termini di sofferenze umane, sarete sicuramente d’accordo che altre e più giuste strade devono essere rintracciate per rispondere a qualunque sfida alla pace possa sorgere ora e in futuro.

In questo momento, il processo di pace e di cooperazione tra i popoli che con grandi sforzi è stato avviato negli anni - specialmente attraverso la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, della quale il Canada è membro, e in particolare dalla firma dell’Accordo di Helsinki in poi - è gravemente minacciato dagli eventi che stanno avendo luogo in Jugoslavia. Mi sono già rivolto in più occasioni ai leader politici, e in primo luogo ai Governi dell’Europa, affinché sia fatto tutto quanto in loro potere per fermare le uccisioni e le distruzioni e per garantire una struttura di dialogo tra le parti coinvolte. Questi sforzi internazionali per risolvere la crisi in atto non devono essere visti come un’interferenza, ma come una logica applicazione dello spirito e dell’intento di quella Conferenza. Sono fiducioso che vi unirete a me nel pregare Dio Onnipotente affinché questa terribile tragedia abbia presto termine e che l’eguaglianza dei popoli, così come il loro diritto all’autodeterminazione, siano effettivamente rispettati.

Su ognuno di voi e sulle vostre famiglie invoco abbondanti benedizioni di Dio. Possa il suo amore essere con voi in questo viaggio e possa guidare e proteggere l’amato popolo del Canada.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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