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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE D
ELLA CROAZIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 9 novembre 1992

 

Venerati fratelli nell’Episcopato,

1. È per me una gioia singolare potervi oggi accogliere, in questa prima Visita “ad limina”, da quando la Croazia è una nazione indipendente e sovrana. Vi saluto tutti con affetto fraterno e stringo ciascuno in un abbraccio di profonda solidarietà nel Signore Gesù Cristo, nostra speranza (1 Tm 1, 1). Sono grato a Mons. Ante Juric, Arcivescovo di Split-Makarska, per essersi fatto interprete dei vostri comuni sentimenti e per avermi ricordato i problemi e le attese delle vostre Comunità diocesane. Rivolgo un pensiero beneaugurante al Cardinale Franjo Kuharic, Arcivescovo di Zagabria, il quale non ha potuto essere con noi a causa dell’intervento chirurgico a cui si è di recente sottoposto. La Chiesa vive nel vostro amato paese una nuova fase, che potremmo ben definire storica, e voi recate nel cuore l’esperienza dolorosa, ma carica di fiducia della vostra gente, idealmente presente a questo nostro importante appuntamento. I tragici eventi bellici hanno lasciato il segno, e quel che più preoccupa è il fatto che essi non sono ancora terminati. La provvidenziale novità dell’odierno incontro, pertanto, se da una parte riempie lo spirito di comprensibile soddisfazione considerando gli stretti legami che da circa tredici secoli e mezzo uniscono la storia della vostra amata Patria alla Cattedra di Pietro, dall’altra suscita viva apprensione per le dure prove che hanno segnato e che continuano a segnare l’esistenza e lo sviluppo del vostro Paese.

2. Il momento che l’umanità sta attraversando è caratterizzato da enormi mutamenti sociali con notevoli e talora imprevedibili ripercussioni sui popoli e sulle nazioni della terra. Per quanto poi concerne l’Europa, come anche la recente Assemblea sinodale ha sottolineato, essa “sta vivendo eventi straordinari attraverso i quali tocchiamo con mano l’amore e la misericordia di Dio Padre verso tutti gli uomini suoi figli” (Dichiarazione conclusiva, Proemio). Nel contesto europeo e internazionale, la situazione croata risulta aggravata drammaticamente dalle distruzioni e dalle sofferenze provocate da una guerra incomprensibile e densa di fosche conseguenze. Penso qui alle moltitudini umane senza tetto o costrette con la forza ad abbandonare la propria terra d’origine; penso alle vittime innocenti dei bombardamenti; ai rifugiati della Bosnia-Erzegovina privati ormai di tutto; ai feriti e alle famiglie lacerate dall’odio e dalla vendetta. Penso anche ai territori della vostra Patria che restano inaccessibili a voi, Pastori, desiderosi di recare ai vostri fedeli il conforto della parola evangelica e dell’assistenza spirituale. E come dimenticare, poi, i numerosi edifici ecclesiastici e sacri rasi al suolo o seriamente danneggiati? Gravi sono le conseguenze derivanti alla vita pastorale da un simile stato di cose. Auspico che le comunità disperse possano presto ricomporsi e, dopo le traversie della guerra, conoscere finalmente un nuovo periodo di pace e di vitalità spirituale. È certo che per uscire da una tale situazione, resa maggiormente precaria dalla crisi economica, occorre che al vostro Paese e alle altre Nazioni interessate dagli eventi bellici non vengano meno l’attenzione e il sostegno dell’opinione pubblica internazionale e la generosa solidarietà della Comunità europea e mondiale. Occorre anche che le vostre Comunità si sentano artefici della loro stessa ricostruzione.

3. Vi animino e sostengano, venerati e cari fratelli nell’Episcopato, la fiducia e l’audacia evangelica. Il Signore vi chiama ad essere apostoli di pace e di rinnovamento. In questo momento di prova siate fra il vostro popolo pastori ardimentosi, lungimiranti e pazienti. Voi siete ben consapevoli che la Chiesa in Croazia si trova di fronte a questioni non facili. Vi domandate, con accorata premura pastorale, come rinnovare la vita ecclesiale e sociale nelle terre quasi totalmente distrutte dalla guerra; come riuscire a instaurare un’autentica pace nel rispetto dei diritti di ogni gruppo etnico e nella salvaguardia dell’autentica libertà dei popoli; come suscitare fiducia e ripresa dell’attività fra tante difficoltà e problemi. La popolazione croata, provata dal persistere di drammatiche condizioni di emergenza, si sente abbattuta psicologicamente e moralmente, mentre la convivenza con altri gruppi etnici, con i quali duri sono ancora gli scontri, risulta un’impresa assai ardua. So con quanto impegno voi state operando perché mai i credenti cedano alla tentazione dell’odio e della vendetta, ma si aprano piuttosto al perdono e alla riconciliazione. A tal fine, è importante e quasi indispensabile ricercare con pazienza e costanza il dialogo ecumenico, in atteggiamento di comprensione reciproca e di collaborazione rispettosa tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, sulla base del ricco patrimonio comune nella professione della fede e nella pratica sacramentale. Ugualmente va incoraggiato lo sforzo, da voi dispiegato, di stabilire rapporti cordiali e proficui con le nuove strutture dello Stato democratico per assicurare alle Comunità cristiane una crescita serena e armoniosa.

4. Venerati fratelli nell’Episcopato, è indubbio che, se pur marcati restano i tratti d’un lungo e rigido inverno, la Chiesa è chiamata a vivere in Croazia una nuova stagione di primavera. Essa ha dinanzi a sé spazi nuovi d’intervento e inedite opportunità missionarie. Le porte delle pubbliche scuole, degli ospedali, delle carceri e di altre strutture sociali si sono aperte, come pure è possibile ai cristiani partecipare in maniera effettiva e qualificata alla costruzione della società civile. È questo un tempo forte di discernimento, per ogni membro della Comunità e anzitutto per voi, Pastori. Si tratta infatti di riconoscere i doni e le intenzioni delle persone, dei gruppi, delle associazioni; di valorizzare la disponibilità di quanti ricercano un serio cammino di fede e di iniziazione cristiana, correggendo eventuali ambiguità, dovute a opportunismo o strumentalizzazione. Occorre ricostruire il tessuto cristiano del Paese a partire dalla catechesi e da una seria e capillare pastorale familiare. Se la Chiesa saprà proporsi come luogo di promozione dell’autentica cultura, dove si congiungono la libertà e la verità, una nuova generazione di educatori e di professionisti sarà pronta a fungere da lievito per rinnovare dall’interno l’intero corpo della Nazione, seriamente intaccato dagli errori e dai guasti dell’ideologia marxista.

5. Numerosi sono gli obiettivi che si presentano con urgenza alla vostra preghiera e alla vostra azione pastorale. Si tratta, innanzitutto, di definire e chiarire con opportuni accordi i rapporti con lo Stato, affinché più proficue risultino l’intesa e la reciproca collaborazione. Dal ricco patrimonio culturale, legato alla vostra secolare tradizione cristiana, vi è domandato di saper trarre quella linfa feconda che vi renda capaci di rispondere oggi alle esigenze emergenti negli ambiti dell’evangelizzazione delle nuove generazioni e dell’inculturazione del Vangelo nelle mutate condizioni sociali. È vostro impegno, altresì, illuminare con i principi della Dottrina sociale della Chiesa, da me richiamati nelle recenti Encicliche, la ricerca di eque soluzioni nel campo dell’economia, del lavoro e dell’organizzazione della società. Decisiva sarà l’opera di formazione del laicato attraverso l’insegnamento approfondito della religione e l’organizzazione di itinerari specializzati per gli operatori della cultura e della politica, della comunicazione sociale e della sanità. Appare fondamentale, inoltre, provvedere al coordinamento e al reciproco sostegno dei diversi stati di vita: sacerdotale, religioso e laicale, i quali si promuovono a vicenda quando sono vissuti nella consapevolezza della rispettiva identità e complementarità. L’opera di ricostruzione morale ha bisogno di un generoso investimento d’energie nel campo dei valori spirituali, che sono prioritari rispetto a tutti gli altri, pur importanti, di ordine materiale. Condizione imprescindibile per tale impegno è la presenza di numerosi Sacerdoti e Religiosi, totalmente dediti alla causa del Vangelo. Una pastorale vocazionale “a tutto campo”, ben centrata sulla formazione a una scelta definitiva per Cristo, appare perciò come urgenza a cui la Chiesa che è in Croazia deve dedicare un’attenzione privilegiata.

6. Un particolare problema fa appello alla vostra carità pastorale: quello dei rapporti con le Diocesi Serbo-Ortodosse che si trovano nel territorio della Repubblica di Croazia. La situazione è certo complessa e pone questioni di non facile soluzione. Alla luce della fede, tuttavia, perché non vedervi un’occasione per testimoniare la carità cristiana e vivere la riconciliazione evangelica? Possano gli sforzi, che in questo campo state già conducendo, recare, con l’aiuto del Signore, i frutti sperati di concordia e di pace ad edificazione dei fedeli e a gioia di tutta la Chiesa.

7. Venerati fratelli, questi obiettivi appaiono come altrettanti aspetti della “nuova evangelizzazione”, cioè del coraggioso impegno della Chiesa nel rinnovare se stessa per meglio annunciare Cristo al mondo contemporaneo. I credenti sanno di essere chiamati ad attuare un disegno di salvezza, sgorgato dal cuore del Redentore. Esso domanda profonda interiorità e fedeltà alla Buona Novella come pure vigile attenzione alle esigenze di ogni persona. Un’autentica tensione missionaria animi pertanto i vostri piani pastorali. Sia la Chiesa di Croazia pronta a rispondere agli appelli che le pervengono dai Paesi vicini. “La fede si rafforza donandola” (Redemptoris missio, 2), perciò “l’animazione missionaria deve nutrire e permeare tutta l’opera pastorale e formativa della comunità, perché cresca sempre più... la disponibilità a recarsi là dove la Chiesa ha più bisogno” (Sinodo speciale dei Vescovi Europei, Dichiar. cit., n. 6). Prolungando così la nobile tradizione apostolica delle vostre Comunità ecclesiali, che in passato hanno inviato numerosi loro figli e figlie quali messaggeri del Vangelo in terre lontane, voi continuerete a sperimentare la ricchezza spirituale che deriva dallo “scambio dei doni” fra le Chiese.

8. Possa Maria, Stella dell’Evangelizzazione e Regina della Pace, sostenere ogni vostro progetto apostolico! La Chiesa di Croazia, come voi stessi mi avete ricordato, attende molto dalla concreta solidarietà delle altre Comunità cristiane, ma sa anche di dover crescere nell’apertura e nel dono di sé per la missione universale. Tale apertura ha le sue radici nella dimensione teologale del mistero della Chiesa. È pertanto la preghiera la via privilegiata per attingere la luce e la forza necessarie a mete così impegnative. Il Signore Gesù, mentre saliva a Gerusalemme, mostrò il consolante splendore della sua gloria sull’alto monte della Trasfigurazione, luogo della comunione orante con il Padre. Anche voi, come gli Apostoli, lasciatevi confortare da Cristo per affrontare l’arduo cammino della testimonianza evangelica. Nella quotidiana fatica del vostro ministero vi sia di sostegno anche la mia benedizione apostolica, che volentieri imparto a voi e ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali, con uno speciale ricordo per gli ammalati, i giovani, e le famiglie duramente provate dai tristi eventi della guerra. A tutti il mio augurio di pace e di comunione in Cristo Gesù, Redentore dell’uomo.

 

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