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VISITA PASTORALE IN SICILIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
ALLE CLAUSTRALI NEL MONASTERO DI SANTA CHIARA

Caltanissetta - Lunedì, 10 maggio 1993

 

Carissime sorelle!

1. Vi saluto tutte con affetto e rivolgo un cordiale pensiero anche alle vostre Consorelle non presenti oggi a questo incontro, ma certamente unite a noi spiritualmente. Sono lieto che proprio all’inizio della mia Visita pastorale alla Chiesa di Caltanissetta abbia luogo questa sosta nel Monastero dedicato a santa Chiara, vostra madre e modello. Grazie per la vostra presenza e la vostra accoglienza; grazie, in particolare, alla Madre Gemma Ganci che, in qualità di Presidente della Federazione dei monasteri delle Clarisse di quest’Isola, mi ha indirizzato devote parole di benvenuto a nome di tutte voi, ricordando pure che quest’anno l’Ordine celebra solennemente l’ottavo centenario della nascita della santa Fondatrice. E questa è anche una circostanza importante per la Chiesa universale, per il Papa.

2. Questa felice ricorrenza rende ancor più significativo il mio incontro con voi. Nel ricordo infatti di colei che fu la prima delle figlie spirituali di san Francesco, mi è gradito sottolineare quanto sia importante nel nostro tempo la testimonianza della vita consacrata, segno profetico del primato divino su tutte le cose. Mediante il dono totale a Dio voi, care Sorelle, siete chiamate ad offrire alla Chiesa un richiamo costante perché, quale Comunità del Risorto, cerchi “le cose di lassù dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio” (Col 3, 1). I monasteri, autentiche oasi dello spirito, ove “la parte migliore che non sarà mai tolta” (Lc 10, 12) viene scelta come scopo precipuo dell’esistenza, diventano così silenziose scuole di vita evangelica, capaci di stimolare i credenti a vivere per Iddio in tutte le concrete condizioni della loro esistenza. Ben volentieri, pertanto, affido alle vostre mani innalzate nella preghiera, i passi di questo mio pellegrinaggio apostolico e della mia missione nella Chiesa e nel mondo. Sostenetemi con la vostra dedizione, perché possa sempre “confermare i fratelli” secondo il mandato di Cristo (cf. Lc 22, 32).

3. Carissime Sorelle, da questo luogo che costituisce in certo modo il centro della Comunità diocesana, vorrei ringraziarvi per il nascosto servizio da voi reso alla causa del Vangelo, al diffondersi del regno di Dio fra gli uomini. Voi svolgete un ruolo essenziale nell’apostolato della Comunità ecclesiale: quali lampade accese ininterrottamente dinanzi all’altare dell’Agnello, sostenete l’attività di quanti sono impegnati sulle molteplici frontiere dell’evangelizzazione. Il Signore vi renda, giorno dopo giorno, maggiormente consapevoli di questa vostra missione. Continuate su tale itinerario di santificazione e di fedeltà al Vangelo con costanza e gioia, con docilità allo Spirito Santo e zelo missionario, con ascolto di Dio e fraterna condivisione dei cuori. Nell’ottavo centenario della nascita di santa Chiara, rivolgendomi a tutte le Clarisse disseminate in tante parti della Sicilia, vorrei offrire alla loro meditazione alcuni pensieri tratti dal suo testamento. Scriveva la vostra santa Madre: “Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto ed ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali siamo tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della vocazione” (Fonti Francescane, n. 2823). Ringraziare per il dono della vocazione significa amare la divina chiamata, amarla vuol dire viverla, viverla nella sua pienezza è donarla ai fratelli come fuoco che divampa. Qual è questo dono della vocazione a cui la santa Fondatrice richiama la sue figlie, se non il mistero dell’amore nuziale di Cristo, partecipato mediante lo Spirito a ciascuna di voi? Care Sorelle, voi siete solo di Cristo, chiamate a vivere sempre e solo per Lui, in un atteggiamento di oblazione quotidiana che vi pone in costante comunione con le vicende liete e tristi della Chiesa. La vostra vocazione è l’amore, non un amore che imprigiona nelle strette mura della clausura, ma che allarga il cuore sino ai confini del mondo. Voi vivete per Cristo: dunque vivete per la Chiesa. La vita claustrale è profezia. Vivendo esclusivamente per il Signore nel vincolo della povertà, dell’obbedienza e della castità, voi siete invitate a mostrare agli uomini che solo Dio è l’autentica ricchezza, capace di colmare ogni umano desiderio. La dipendenza da Lui è condizione della vera libertà e della duratura pace del cuore. Consacrate in assoluta fedeltà a Cristo, voi potete così cantare dinanzi all’intera umanità la gioia di coloro che vedono Dio (cf. Mt 5, 8) annunciando nel tempo il mistero di quel giorno eterno in cui Dio “sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28). Ecco il Cantico delle Creature di San Francesco, aperto alla visione di Dio.

4. Scrive ancora santa Chiara: “Affido in custodia alla santa Madre Chiesa romana, al Sommo Pontefice [...], tutte le mie Sorelle, le presenti e quelle che verranno, perché, per amore di quel Signore che povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce, faccia osservare a questo suo piccolo gregge [...] la santa povertà che a Dio e al beato Padre nostro Francesco abbiamo promesso” (Fonti Francescane, n. 2841). Imitare Cristo povero e crocifisso: ecco l’ideale francescano di cui voi dovete essere esempio e vivo messaggio. Si tratta di un modello di vita cristiana che il poverello d’Assisi ha scelto come sua divisa, modello valido pure oggi, in un mondo nel quale spesso si crede di trovare la fonte della felicità nella ricchezza e nella conquista dei beni materiali. Quanto ha bisogno l’umanità della vostra testimonianza che la conduca a considerare i valori veri, non soggetti all’usura del tempo! Quanto ha bisogno della vostra serenità che sgorga dall’intima unione con Cristo! Continuate ad essere, carissime Sorelle, fedeli figlie di san Francesco e di santa Chiara. La povertà piena di gioia, l’amore al Crocifisso, il dono totale di voi stesse senza timore e senza titubanza costituiscono il contenuto più prezioso che potete offrire alla nuova evangelizzazione. Fedele alle sante Regole, ogni monastero apparirà come l’evangelica cittadella posta sul monte (cf. Mt 5, 14), verso cui i viandanti affaticati levano lo sguardo per ritrovare fede e speranza nel loro cammino.

Con tali auspici, affidandovi alla protezione di Maria e dei vostri santi Fondatori, dei vostri Santi e Beati, e ve ne sono tanti e tante in questa Famiglia, ricchezze di santità prodotte durante i secoli, imparto volentieri a voi qui presenti ed a tutte le Clarisse, soprattutto alle anziane e alle ammalate, l’apostolica benedizione.

 



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