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Il presidente argentino verso la conferma

Autentica interprete del peronismo

di PIERLUIGI NATALIA

Sembrano avere poche incognite le elezioni di questa domenica in Argentina, che secondo tutti i sondaggi vedranno il presidente Cristina Fernández de Kirchner, leader del Frente para la victoria (Fpv), eletta per un secondo mandato già al primo turno. Il consenso verso il presidente, che ormai tutti in Argentina chiamano con il solo nome di battesimo, si è andato sempre più consolidando. Stando ai sondaggi, Cristina Fernández de Kirchner, succeduta nel 2007 al marito Néstor Carlos Kirchner, morto un anno fa, potrebbe superare il 51,7 per cento dei voti con il quale nel 1983 fu eletto Raúl Alfonsín.
In un Paese nel quale ogni forza politica cerca di mostrarsi agganciata al peronismo, Cristina Fernández de Kirchner sembra essere il leader meglio attrezzato a interpretarne l'aspetto più popolare. Del resto, già s'intravedono mutamenti delle politiche economiche finora seguite dall'Argentina e che hanno puntato soprattutto sull'esportazione e sulle concessioni ai privati, comprese le multinazionali straniere, delle ingenti risorse del Paese, sesto produttore minerario a livello mondiale e con un'immensa potenzialità agricola. È vero che il Governo, prima di Kirchner e poi di sua moglie, ha seguito a lungo il modello ultraliberista, inaugurato negli anni Novanta da Carlos Menem, ma le conseguenze della crisi globale hanno poi spinto a misure di maggiore protezione statale per i ceti popolari e medi che della crisi subiscono il peso maggiore. E Cristina Fernández de Kirchner ha esplicitamente annunciato un rafforzamento delle politiche in questo senso per fronteggiare le sfide sul piano economico, sociale e della sicurezza che si pongono al Paese. Circa 28 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per scegliere presidente e vicepresidente, parte dei parlamentari - 130 deputati e 24 senatori - i governatori di otto province, compresa quella di Buenos Aires, oltre a intendentes e concejales (sindaci e consiglieri comunali) su tutto il territorio nazionale.
La previsione di una vittoria al primo turno era stata già avanzata dopo le primarie (obbligatorie in Argentina per scegliere i candidati) del 14 agosto scorso, quando Fernández de Kirchner ha ottenuto il 50,4 per cento delle preferenze. Il margine è andato poi allargandosi nelle successive rilevazioni delle intenzioni di voto. Il vantaggio dell'attuale presidente è stimato in almeno 35 punti percentuali su tutti gli altri 22 candidati alla presidenza, compresi i meglio posizionati, cioè Hermes Binner, del Frente amplio progresista (Fap), il radicale Ricardo Alfonsín, dell'Unión para el desarrollo social, e i peronisti dissidenti Alberto Rodríguez Saá, di Compromiso federal, ed Eduardo Duhalde, del Frente popular. Sempre stando ai sondaggi, l'Fpv di Fernández de Kirchner dovrebbe anche recuperare il controllo del Congresso che aveva perso nelle elezioni politiche parziali del 2009.
Le poche incognite riguardano proprio i risultati delle opposizioni, che al voto si presentano divise. Se il Fpv presenta nelle proiezioni di voto una maggioranza abbastanza netta su tutte le tre principali formazioni di opposizione, di destra come di sinistra, lo scenario più interessante appare sicuramente quello che si è aperto a sinistra, con la costituzione del Fap, un nuovo schieramento politico che coalizza diversi partiti e che in pochi mesi si è imposto come la vera novità del panorama politico. Se il voto confermerà i sondaggi della vigilia, che lo danno al 15 per cento, il Fap diventerà la seconda forza del Paese. Inoltre, qualora Fernández de Kirchner dovesse mancare il risultato dell'elezione al primo turno, al ballottaggio potrebbe andare proprio il socialista Binner, ex governatore della provincia di Santa Fe, al quale tutti gli osservatori riconoscono eccellenti risultati, soprattutto nella lotta alla corruzione.