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Restituire calore e vita alla fede

L’attrazione della testimonianza

di Lucetta Scaraffia

 

Papa Francesco ha ripetuto di recente che la Chiesa cresce per attrazione. Ho capito in concreto cosa volesse dire leggendo il libro che Virginie Riva ha dedicato alla conversione di undici giovani donne francesi all’islam. Sono lunghe interviste nelle quali le giovani convertite — quasi tutte di cultura universitaria, fra i 25 e i 35 anni, allevate in famiglie agnostiche o cattoliche — raccontano che la prima spinta ad avvicinarsi all’islam è venuta dall’incontro con compagni di studi musulmani.

Ragazze e ragazzi pacati e sobri, fieri della loro appartenenza religiosa, che non facevano mistero delle ore impegnate nella preghiera, dell’obbedienza alle regole alimentari e alle norme che regolano i rapporti fra i sessi. Niente a che vedere con fanatici terroristi di cui parlano i giornali, ma piuttosto bravi ragazzi, studiosi e devoti, che — a differenza dei loro coetanei — progettano di formarsi una famiglia e vivono una vita comunitaria ricca di calore umano.

Tema ricorrente nelle interviste, infatti, è la gioia provata nell’essere invitate, benché non ancora credenti, a partecipare ai pasti rituali del Ramadan in famiglia. Lì le giovani donne hanno sperimentato una atmosfera affettuosa e accogliente, e la vicinanza di persone che dedicavano del tempo alla lettura del Corano, cioè a uno scopo spirituale. Naturalmente, leggendo questi racconti, mi è venuta in mente la nostra società del passato, le famiglie unite che aprivano le porte a chi era solo e invitavano alla recitazione del rosario la sera dei morti o la vigilia di Natale.

Tutte esperienze che queste giovani donne non avevano mai fatto: le loro famiglie di origine erano lontane da ogni tradizione religiosa, molto spesso segnate da divorzi. L’attrazione esercitata dai musulmani è stata in primo luogo stimolata dal calore affettivo, da una accoglienza familiare. Poi, e certo non è poco, hanno trovato un luogo, delle persone capaci di riconoscere le loro esigenze spirituali, di dare risposte sul senso della vita e soprattutto sulla vita dopo la morte. Il pensiero della morte, infatti, quasi indicibile nella nostra cultura secolarizzata, costituiva una costante ragione di angoscia per queste giovani.

Come mai non hanno trovato queste risposte alle loro esigenze, che sono poi semplici esigenze umane, nella tradizione cristiana del loro paese? Il vescovo Dubost, della diocesi di Evry-Corbeil-Essonnes, che ha l’abitudine di incontrare i convertiti all’islam, ammette senza reticenza: «I convertiti mi dicono: ho trovato due cose nell’islam, una comunità e una spiritualità».

È evidente che nella loro vita queste ragazze — anche quelle che avevano ricevuto comunione e cresima — non avevano mai incontrato un cristiano, religioso o laico, che esercitasse su di loro questa attrazione. Anche se si trattava di persone evidentemente predisposte a una ricerca spirituale, a un cammino verso Dio.

Sono storie che fanno molto riflettere. Evidentemente, una minoranza, quale è quella islamica, che deve farsi accettare in una cultura per lo più ostile, costituisce un campione umano particolare, difficile da paragonare ai gruppi che si sentono parte di una religione tradizionale dominante. Ma si tratta ancora di una religione dominante? C’è da dubitarne. E da riflettere sull’immagine di noi cristiani che se ne ricava: noi cattolici europei siamo dunque così incapaci di testimoniare amore per il prossimo, di rispondere alle esigenze di ricerca spirituale, di impostare la nostra vita in base a progetti di lungo termine, non solo limitati alla realizzazione individuale?

L’invito a creare una comunità calda e accogliente, a testimoniare con umiltà ma con tenacia la nostra fede ci viene di frequente rivolto da Papa Francesco: restituire calore e vita a una religione che a molti, in numero sempre crescente, sembra sclerotizzata, incapace di rispondere alle esigenze umane. Questo confronto con le conversioni all’islam conferma quanto le sue parole siano urgenti e necessarie.

(© L'Osservatore Romano 8 luglio 2016)