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L’inizio della settimana santa nella tradizione bizantina

Su un asinello
come su un trono eccelso

 

Nella tradizione bizantina le celebrazioni della settimana santa sono precedute dalla settimana di Lazzaro che ha contemplato la malattia e la morte dell’amico di Gesù fino alla sua risurrezione il sabato. I testi della domenica delle Palme intrecciano in un modo insistente e pedagogicamente ripetitivo il tema della vittoria di Cristo sulla morte di Lazzaro e il suo ingresso trionfale a Gerusalemme per vivervi la propria passione, morte e risurrezione.

Nella liturgia della festa molte figure sottolineano la confessione di fede cristologica nella vera incarnazione del Verbo di Dio, servendosi di immagini presentate per via di contrasto: «Colui che ha per trono i cieli e per sgabello la terra, il Verbo di Dio Padre, il Figlio a lui coeterno, viene oggi a Betania modestamente seduto su un puledro». E diverse volte la cavalcatura diventa il trono e il cocchio su cui siede il Signore dei cieli entrando umilmente a Gerusalemme: «Tu che cavalchi i cherubini, e sei celebrato dai serafini, sei montato su un asinello alla maniera di Davide, o buono: i bambini ti celebravano come conviene a Dio. Vedendoti su un asinello, ti contemplavano come assiso sui cherubini».

Nel mattutino s’introduce già il tema centrale della Pasqua ormai vicina, cioè la redenzione di Adamo e il suo rientro in paradiso. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme è quindi in vista della salvezza, redenzione di Adamo, e alcuni tropari mettono in relazione il tema dei due Adamo, l’uomo creato e il Cristo creatore: «Con rami di palme spirituali, con l’anima purificata, come i fanciulli esaltiamo con fede Cristo, acclamando a gran voce il sovrano: Benedetto tu, che sei venuto nel mondo per salvare Adamo dalla maledizione antica, divenendo il nuovo Adamo spirituale, o amico degli uomini, secondo il tuo beneplacito».

L’albero della croce diventa così il nuovo albero dove Adamo è rialzato dalla sua caduta attraverso la passione del nuovo Adamo. Un lungo tropario del mattutino riassume tutti gli aspetti che verranno celebrati lungo la settimana santa: l’incontro con il Cristo, Verbo di Dio incarnato che cammina ed entra a Gerusalemme; l’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa, unione che avviene nella croce del Signore: «Uscite genti, uscite, popoli, contemplate oggi il re dei cieli che si avvicina a Gerusalemme su un povero asinello come su trono eccelso. Generazione adultera e incredula, vieni e contempla colui che vide Isaia, venuto per noi nella carne. Vedi come egli sposa la nuova Sion quale sposa casta. Come a nozze senza macchia né corruzione, accorrono acclamanti i fanciulli senza macchia e ignari del male: con loro anche noi acclamiamo».

La tradizione bizantina legge sempre in chiave cristologica e cristiana le profezie dell’Antico Testamento e i salmi: «Cristo, il nostro Dio che viene manifestamente, verrà e non tarderà, verrà dal boscoso monte adombrato, dalla Vergine che lo partorisce ignara d’uomo». In un tropario si stabilisce un parallelo tra i bimbi di Betlemme fatti sgozzare da Erode e quelli di Gerusalemme acclamanti e salvati dal Cristo crocefisso.

Nello stesso testo troviamo accostati il paradiso chiuso con la spada che ne vieta l’ingresso e il costato di Cristo aperto dalla lancia diventato porta di accesso al paradiso, per Adamo e per tutta l’umanità: «Poiché hai legato l’ade, o immortale, ucciso la morte e risuscitato il mondo, con palme ti esaltavano i bambini, o Cristo, come vincitore, a te gridando oggi: Osanna al figlio di Davide! I bimbi non saranno più sgozzati per il bimbo di Maria, perché per tutti, bimbi e vecchi, tu solo sarai crocifisso. La spada non si volgerà più contro di noi, perché il tuo fianco sarà trafitto dalla lancia. Perciò diciamo esultanti: Benedetto sei tu che vieni per richiamare Adamo dall’esilio».

La liturgia bizantina nella domenica delle palme consegna i rami con cui acclamiamo il Cristo vincitore, rami che per tutti sono immagine della croce che salva: «Oggi la grazia dello Spirito santo ci ha riuniti, e portando tutti la tua croce, diciamo: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, osanna nel più alto dei cieli».

di Manuel Nin

(©L'Osservatore Romano, 19 marzo 2016)