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Un orizzonte più grande


 

Con buona pace degli immancabili profeti di sventura, la visita di Benedetto XVI nel Regno Unito non poteva iniziare meglio, come mostrano le cronache e i commenti in prevalenza positivi dei media britannici. Confermando in questo modo la fiducia che il Papa ha manifestato ai giornalisti già mentre volava verso Edimburgo e, soprattutto, mostrando il suo volto gentile e persuasivo ai cittadini di questo grande Paese moderno e multiculturale.
La voce rispettosa, amichevole e chiara del Pontefice è stata ascoltata con attenzione e uguale rispetto in Scozia - nell'incontro con Elisabetta II e durante la messa a Glasgow - e nei primi impegni londinesi, non a caso riservati a due ambiti che Joseph Ratzinger considera di fondamentale importanza. A Twickenham, sede del più prestigioso college cattolico britannico, infatti, il Papa ha parlato a docenti e studenti di tutto il Paese e poi a rappresentanti di diverse tradizioni religiose alla vigilia della festa ebraica di Kippur, che ha augurato "felice e santa".
Anche in contesti secolarizzati il punto di vista religioso resta significativo e prezioso. Anzi, di fronte al dilagare pervasivo del relativismo che oscura il bene autentico dell'uomo la religione è "garanzia di libertà e di rispetto", ha sottolineato Benedetto XVI nella liturgia celebrata per i cattolici scozzesi, mentre al vento fresco di un pomeriggio pieno di sole si mescolavano melodie e canti struggenti. Espressione della profonda eredità cristiana del Paese nella festa di san Ninian, uno dei primi missionari nella terra dove sventola la bandiera con la croce di sant'Andrea, radicata in quella di Cristo a cui si rivolge un'antica invocazione:  bona crux salva me.
In tutta la Gran Bretagna, come altrove, la tradizione cristiana ha fondato e ispirato sin dall'alto medioevo un'importante opera culturale ed educativa motivata dalla ricerca di Dio, quel quaerere Deum spiegato da Papa Benedetto nel memorabile discorso al collegio parigino dei Bernardins. Grazie all'impegno instancabile e durevole di religiosi e laici, donne e uomini, come quello pionieristico di Mary Ward e delle "dame inglesi", conosciute dal piccolo Joseph Ratzinger e che il Pontefice ha ricordato con gratitudine nell'incontro con educatori e docenti.
A Twickenham ha impressionato l'accoglienza composta ma molto calorosa di migliaia di giovani e giovanissimi. Soprattutto nella Big Assembly, il festoso e ordinato happening durante il quale Benedetto XVI, indossando una lunga stola blu appena donatagli, ha tenuto un discorso singolarmente efficace sul significato della felicità. "C'è qualcosa - ha esordito - che mi sta molto a cuore di dirvi":  e cioè la speranza che "fra voi che oggi siete qui ad ascoltarmi vi siano alcuni dei futuri santi del ventunesimo secolo".
La vera felicità va infatti cercata in Dio, l'orizzonte più grande che solo può soddisfare il bisogno del cuore. In una prospettiva larga e armoniosa che integra scienza e religione - entrambe anguste se si rifiutano reciprocamente - e che è tornata nell'incontro con i rappresentanti religiosi. A loro il Papa ha ricordato l'importanza della collaborazione "fianco a fianco" che completa il dialogo "faccia a faccia". Non dimenticando di sottolineare che in molti Paesi la coesistenza tra religioni è ancora una realtà lontana per l'intolleranza e, non di rado, per le violenze e le persecuzioni. Perché soltanto il rispetto e l'amicizia portano a quell'orizzonte più grande di cui il cuore umano ha nostalgia.

g.m.v.

 (© L'Osservatore Romano 19/09/2010)