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All’inizio

del quarto anno

 

L’inizio del quarto anno del pontificato di Francesco coincide con la pubblicazione del suo terzo grande documento: dopo quello programmatico sulla gioia di annunciare il Vangelo e dopo l’enciclica sociale sulla cura della creazione, si può immaginare che anche l’imminente esortazione apostolica sulla famiglia si rivolgerà non solo all’interno della Chiesa cattolica. In linea con la missione, cifra e chiave di volta del pontificato e, prima ancora, di tutta la vita di Bergoglio.

Dalla sera dell’elezione infatti il Papa non ha fatto altro che testimoniare e annunciare il Vangelo, in modo trasparente e immediato, per parlare a tutti. In una continuità evidente con i predecessori e con il suo predecessore (che per la prima volta da molti secoli ha rinunciato al pontificato), al punto da assumerne e firmarne l’ultima enciclica, quasi ultimata e da lui in questo modo fatta propria. E nello stesso tempo con novità di accenti e di sguardo, come hanno subito indicato la scelta del nome e la provenienza, dallo stesso Pontefice appena eletto dichiarata «quasi alla fine del mondo», entrambe senza precedenti.

La missione, dunque, rivolta all’annuncio del Vangelo, innanzi tutto testimoniato in prima persona da lui stesso, ma anche da molte altre persone. Come proprio alla vigilia del terzo anniversario dell’elezione in conclave il Papa ha voluto riconoscere, notando che «tante donne e uomini sopportano cose pesanti, grosse per non distruggere la famiglia, per essere fedeli nella salute e nella malattia, nelle difficoltà e nella vita tranquilla: è la fedeltà. E sono bravi!».

Alla cura della famiglia, e all’accoglienza delle famiglie ferite, Francesco ha rivolto in questi anni un’attenzione costante con parole, gesti e decisioni. Invitando la Chiesa e soprattutto le singole comunità cristiane a camminare insieme, invito culminato nella convocazione di due assemblee sinodali su un tema così cruciale. Con una scelta che, a mezzo secolo dall’istituzione del Sinodo dei vescovi da parte di Paolo VI, è perfettamente coerente con le indicazioni conciliari.

Primo vescovo di Roma che per ragioni anagrafiche non ha partecipato al Vaticano II, Bergoglio è anche il primo Papa a esserne figlio in senso pieno. Così alla scelta della sinodalità si sono unite quelle del dialogo ecumenico e tra le religioni, insieme all’accentuazione della collegialità. Eloquente in questo senso è stata soprattutto la decisione, presa esattamente un mese dopo l’elezione, di costituire un consiglio di cardinali che lo sta aiutando nell’opera di riforma delle strutture centrali della Chiesa.

Il bisogno di rinnovamento è infatti continuo, proprio come l’esigenza della conversione. Così, sostenuto da un consenso molto vasto nella Chiesa e in misura notevole al di fuori dei suoi confini visibili, Francesco è determinato. E di fronte a opposizioni e resistenze, inevitabili e non sempre leali, mantiene fermo il richiamo alla misericordia, al cuore del Vangelo. Come ha dimostrato l’indizione di un anno santo straordinario che ha personalmente voluto iniziare a Bangui, nel cuore dell’Africa. Per dire al mondo che, nonostante tutto, è questo il tempo favorevole per cambiare.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano, 13 marzo 2016)