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PAOLO VI

ANGELUS 

Domenica, 3 febbraio 1974 

   

Chi è abituato a consultare l'orologio dei tempi storici, nei quali si svolge la vita del mondo, si accorge che l'ora del benessere, nella quale eravamo quasi abituati a sperare e a godere, è cambiata. I pronostici non sono confortanti per coloro che andavano abituandosi ad un programma di vita comoda, agiata, gaudente. Non è che sia tramontata l'età del progresso, ché anzi questo promette nuovi sviluppi. È tramontata una illusoria concezione di esistenza moderna facile, felice, incentrata sulla ricchezza posseduta o da possedere, esonerata dalla fatica, dalla pazienza? dallo sforzo, dalla parsimonia, e soprattutto dalla ricerca e dalla stima dei beni interiori e spirituali.

Abbiamo staccato dall'ideale sempre primario della libertà quello complementare e intrinseco e non meno fondamentale del dovere.

Abbiamo fatto della vita sociale un campo di lotta senza tregua e senza amore. Siamo diventati fieri e talora feroci nella rivendicazione dei diritti personali e particolari, e abbiamo tanto spesso dimenticato l'interesse disinteressato per il bene comune, per l'unità e la forza di una vera società, che si possa definire Popolo. Abbiamo troppo spesso impugnato le nostre istituzioni storiche e civili per affrancarci dalla molesta obbedienza alla legge, all'autorità, all'ordine civile.

Ed ora la delinquenza spaventosamente diffusa, come affermano i competenti, sembra diventata un'arte organizzata e redditizia, sebbene, per fortuna, sempre rischiosa ed ignobile. La licenza dei costumi si presenta come una nota elegante di educazione moderna. La contestazione, un fatto di spregiudicato coraggio. E: quis custodiet custodes?

Come potrà consistere e resistere una vera e buona convivenza democratica, se è corrosa da un'assenza sistematica di principii assoluti? Se è svigorita da una sterilizzante secolarizzazione di imperativi criteri morali?

I giovani cominciano ad avvertire certa insufficienza del sistema troppo empirico della nostra mentalità sociale: e fremono alcuni, altri riflettono.

Può essere che questa non breve pausa di austerità favorisca una comune riflessione, e suggerisca un più solidale e positivo proposito di concordia, di laboriosità, di promozione sociale. Il nostro spirito religioso, che fonde il sacrificio con l'amore, dovrebbe aiutarci a concorrere nello sforzo di una buona ripresa!

Sostenga la preghiera questa nostra fiducia.  

 

 



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