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MESSAGGIO DI PAOLO VI
URBI ET ORBI

Solennità del Natale del Signore
25 dicembre 1966

 

Romani! e voi Ospiti, visitatori e pellegrini dell’Urbe!

E quanti, uomini e donne, fanciulli, giovani, anziani, poveri e sofferenti nelle membra o nello spirito, siete in ascolto della Nostra voce!

Prima che vi diamo la Nostra benedizione, ricevete i Nostri auguri. Quali possono essere gli auguri del Papa per il Santo Natale?

Voi li potete indovinare i Nostri auguri se lasciate che i vostri desideri buoni e profondi, che custodite nel cuore, salgano alla vostra coscienza. I vostri desideri migliori sono i Nostri auguri. Che cosa può d’altro augurare un padre ai suoi figli, un pastore ai suoi fedeli, se non quello che essi stessi desiderano? Non è l’augurio un incontro di cuori? Il Nostro cuore vuole incontrarsi col vostro, in questo Natale, e vuol desiderare con voi e per voi ciò che di buono, ciò che di bello, ciò che di alto voi desiderate. Questi sono i Nostri primi auguri: la vostra salute, la vostra prosperità, il vostro benessere fisico e morale, la vostra serenità, la vostra letizia, la vostra pace!

Poi altri auguri Noi abbiamo da farvi; essi nascono dal Nostro ministero, dalla carità che a voi Ci unisce. E quale cosa migliore, quale cosa più importante possiamo Noi desiderare per voi che quella del vostro bene spirituale? Voi sapete che questo bene spirituale, nella sua vera e suprema essenza, deriva da Cristo, di cui oggi celebriamo il Natale, anzi è Cristo stesso: Egli è la nostra salvezza, Egli la nostra luce, Egli la nostra guida, Egli il nostro alimento, Egli la nostra speranza, Egli la nostra nuova vita. Perciò, Figli carissimi, Noi vi auguriamo che siate veramente cristiani. Quel Gesù, che nacque a Betlem, possa rinascere in ciascuno di voi; e possa la sua parola entrare così nei vostri spiriti da suscitarvi la fede, forte, semplice e gioiosa; così possa quell’amore soprannaturale, segreto ed operoso, che si chiama la sua grazia, animare ogni vostra azione e molte buone azioni nuove e provvide suggerire e sostenere, così che davvero la vostra vita sia piena di energia spirituale e fiorente di opere degne del nome cristiano.

E finalmente abbiamo auguri grandi e generali da fare a voi e a tutti; sono quelli principalmente che riguardano la giustizia e la pace nel mondo, e voi sapete quanto grande ne sia il bisogno, quanto il desiderio.

Sono vani questi desideri? sono vuoti di realtà i Nostri auguri? Questo dubbio, che tormenta il cuore dell’uomo, e sovente lo spinge a cieco fatalismo, ha invece per Noi una risposta consolante e positiva, quella dell’efficacia della preghiera: se l’augurio si fa desiderio e il desiderio preghiera, come Noi celebrando i santi misteri abbiamo fatto testé, una speranza, piena di conforto e di ragionevolezza, rende validi tutti i Nostri auguri. E se poi pensiamo che il Signore oggi si rivela a noi nel Natale, tutto bontà e simpatia per la nostra umanità (cfr. Tit. 3, 4), la nostra speranza tocca la certezza che ogni cosa si risolve in nostro bene, se siamo in quella sfera della divina carità (cfr. Rom. 8, 28), che appunto il Natale di Cristo ci ha recata.

I Nostri auguri perciò si moltiplicano e si allargano là dove meno la temporale esperienza sembra corrispondervi: essi vogliono arrivare specialmente a chi fatica, a chi soffre, a chi piange, a chi dispera; essi si dirigono anche là dove tanti Nostri figli ancora sono compressi nella loro legittima libertà religiosa; e là ancora dove la tanto auspicata e benedetta tregua d’armi dice quale triste cosa sia la guerra, e quale cosa desiderabile sia la pace. Tante pene, tanti malanni non intimidiscono oggi i Nostri voti, ma li rendono più calorosi e più fiduciosi; e a voi li mandiamo, Figli carissimi, vicini e lontani, con la Nostra Apostolica Benedizione.

                                                                



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