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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
PER LA XIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI

Martedì, 3 febbraio 1976

 

A tutti i Fratelli e Figli della Chiesa Cattolica!

Ancora una volta, in questa domenica destinata alla celebrazione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, sentiamo il bisogno di rivolgerci a voi con spirito di affettuosa e fiduciosa comunione, per associarci non solo all’implorazione che da voi sale oggi al Signore, ma per parteciparvi, altresì, le intenzioni ed i pensieri a cui si apre il nostro cuore.

Vi parliamo, infatti, in nome di una causa che è essenziale e, perciò, permanente e determinante nella vita della Chiesa; vi parliamo riprendendo in mano il testo dell’Esortazione Apostolica «Evangelii Nuntiandi» che, al culmine dell’Anno Santo, a voi indirizzammo, nel fervore di religioso risveglio suscitato dall’evento giubilare; vi parliamo sotto l’impressione sempre fresca e salutare delle parole stesse dell’odierna lettura evangelica.

Ho altre pecorelle . . ., anche queste bisogna che io guidi, e ascolteranno la mia voce (Io. 10, 16). E come ascolteranno - possiamo domandarci con San Paolo - se non c’è chi parla, se manca chi predica ed evangelizza? (Cfr. Rom. 10, 14-15) Oh! la voce di Gesù, Verbo di Dio, Parola vivente del Padre, c’è sempre; ma è pure necessario - ed è un aspetto mirabile del mistero della Chiesa - che ci siano uomini e donne che la riprendano e la ripetano, la trasmettano e la diffondano, procurando che essa risuoni nel corso di ciascuna generazione ed in tutte le aree del mondo. Quasi ad illustrare icasticamente l’intreccio tra vocazione ed evangelizzazione, Gesù ci ha offerto in se stesso un incomparabile esempio, facendo sentire, in tutto l’arco della vita terrena, la sua voce tra i suoi e nella sua patria: Egli se ne andava per le città e i villaggi predicando e annunciando il Vangelo del regno di Dio (Luc. 8, 1). Egli è stato, dunque, il primo e il più grande evangelizzatore (Cfr. PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 7). Quando poi lasciò questo mondo, egli voile che la sua parola e il suo Vangelo rimanessero sempre con noi: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Matth. 24, 35); volle che la sua voce continuasse ad essere ascoltata dall’umanità: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura (Marc. 16, 15). E perché ciò potesse avvenire, radunò il nuovo Popolo di Dio, che è assunto da lui per essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, è inviato a tutta l’umanità (Lumen Gentium, 9). Così tutta la Chiesa è missionaria, e l’opera di evangelizzazione è un dovere fondamentale di tutto il Popolo di Dio (Ad Gentes, 35).

Ora, dunque, tocca a noi, tocca alla nostra generazione di credenti ascoltare la voce del Signore e farla ascoltare; accogliere la sua parola e donarla; viverla e testimoniarla; essere evangelizzati ed evangelizzare. È, questo, un impegno unitario, le cui componenti sono inseparabili, come atti complementari di una medesima missione.

Adesso, Fratelli e Figli, riflettiamo insieme. Sapete che nella Chiesa esiste questa unità di missione, ma diversi sono gli uffici, i ministeri, i servizi: vi è, quindi, varietà di vocazioni. Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune (1 Cor. 12, 4-7).

- In questa varietà di chiamate si distingue, anzitutto, in maniera inconfondibile, perché inserita nel cuore stesso della prodigiosa e perenne avventura dell’evangelizzazione, la missione del sacerdote. Essere sacerdoti! In virtù del sacramento dell’Ordine, i sacerdoti sono consacrati per predicare il Vangelo, partecipi dell’ufficio dell’unico Mediatore Cristo, annunciano a tutti la divina parola; si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento, credendo ciò che hanno letto e meditato nella legge del Signore, insegnando ciò che credono, vivendo ciò che insegnano (Cfr. Lumen Gentium, 28). Provvidi cooperatori dell’ordine episcopale, essi debbono anche santificare e guidare i fratelli nella fede, dopo averla annunciata.

- In questa varietà di chiamate, occupano un posto distinto i diaconi. Essere diaconi! Essi sono ordinati per servire il Popolo di Dio, in comunione con i vescovi e con i sacerdoti; essi servono particolarmente nel ministero della parola divina, insegnando, esortando, evangelizzando, mentre camminano nella verità del Signore (Ibid. 29).

- In questa varietà di chiamate, tengono un posto privilegiato le persone consacrate mediante i voti religiosi. Essere persone consacrate! Ciò vuol dire offrire la vita a servizio del Vangelo, spesso agli avamposti della missione, e rendere credibile il Vangelo mediante multiformi opere della carità e la testimonianza della santità cristiana (Cfr. PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 69). È un compito nobilissimo che si propone a tutti, uomini e donne, senza alcuna distinzione; è un campo vastissimo che si apre non solo allo zelo generoso ed alle riconosciute capacità di lavoro dei Religiosi, ma anche allo spirito di dedizione, alla peculiare sensibilità ed all’inventiva delle Religiose.

- In questa varietà di chiamate, non possiamo dimenticare i laici, i quali appunto son chiamati a collaborare con i loro pastori nel servizio della comunità ecclesiale, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare, e così cooperando nella missione evangelizzatrice (Cfr. PAULI PP. VI Evangelii Nuntiandi, 73). Né dimentichiamo coloro che vogliono attuare la loro vocazione di sacerdoti, diaconi, persone consacrate, laici, nelle condizioni particolari e più ardue della vita missionaria, per l’annuncio diretto del Vangelo di Cristo Signore.

Ed allora, carissimi Figli e Figlie, preghiamo insieme. Abbiamo parlato di grazie e di carismi: ogni vocazione nella Chiesa è dono di Dio, e dei suoi doni Egli solo possiede il tesoro e il segreto.

Tante vie si aprono davanti a noi! Ma sappiamo che esse restano deserte, se non ci si decide a percorrerle. E sappiamo anche che questa decisione non viene solo dalla libera scelta: è necessaria la grazia del Signore, che ci chiama, ci illumina, ci incoraggia. Per questo, ora dobbiamo pregare :

Ti preghiamo, Signore, perché continui a benedire e ad arricchire la tua Chiesa con i doni delle tue vocazioni. Ti preghiamo, perché molti vogliano accogliere la tua voce e continuino a rallegrare la Chiesa con la generosità e la fedeltà delle loro risposte. Così sia.

Una tale invocazione, dettata dalle accresciute esigenze dell’annuncio evangelico, risuonerà quest’oggi in ciascuna delle Comunità ecclesiali, che sono sparse nel mondo: Parrocchie e Diocesi, Seminari e Istituti, Famiglie religiose e gruppi laicali, insieme riuniti nel nome di Cristo. Sia essa espressione esemplare dello sforzo solidale di chi si sente parte di un unico corpo e testimonianza di reciproca comunione nella fede e nelle opere. Si rinnoverà così, nella maturità del secolo ventesimo, la stessa realtà consolante della Chiesa nascente, quando tutti perseveravano unanimi nella preghiera (Act. 1, 14), ed assiduamente frequentavano il Tempio, mentre il Signore aumentava ogni giorno coloro che si salvavano (Ibid. 2, 46-47).

È un invito, questo, ed insieme un augurio che confermiamo con la nostra Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 febbraio 1976

PAULUS PP. VI



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