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DISCORSO DI PAOLO VI ALLE DELEGATE
DELLE «BENIAMINE» DELLA GIOVENT
Ù FEMMINILE

Sabato, 28 dicembre 1963

 

Gli applausi, e l’accoglienza delle carissime figliole dicono al Santo Padre molte cose che Egli già conosce: cioè l’interesse che pongono alle loro manifestazioni, il cuore con cui le seguono, l’affetto che nutrono per la Chiesa e per il Papa e la gioia e l’entusiasmo con cui svolgono i loro programmi. Tutto questo meriterebbe già da parte del Papa un incoraggiamento, un commento e una benedizione, ma Egli vuole ora accennare al tema programma specifico della loro riunione.

Si tratta dell’educazione delle piccole, delle beniamine come le chiamano, e l’Augusto Pontefice si compiace vivamente anche per questa premura verso la più giovane età. Si potrebbe dire che è troppo precoce questo interessamento: infatti che possono fare nelle file di una organizzazione giovanile nazionale aperta ai grandi problemi della vita del mondo moderno, delle creaturine di pochi anni e così bisognose di custodia, così fragili e così ignare di tutto quello che avviene intorno a loro, che entrano nella vita col candore angelico degli anni inesperti, ma che non hanno la conoscenza necessaria per prepararsi bene alla vita e per destreggiarsi in tutti i problemi che essa presenta? Ebbene, l’esperienza, la saggezza di chi ha istituito anche questo settore della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, merita invece una approvazione e una lode perché è dettata da perspicacia, soddisfa a una necessità.

Fu detto, e può essere, che l’educazione di una persona comincia ancor prima che nasca, ma quello che è certo è che il Vangelo stesso ci indica l’interesse e la vigile cura che dobbiamo avere per i piccoli.

Certamente le adunanze delle Delegate delle Beniamine si sono soffermate sopra questa importanza che Gesù Cristo stesso ha voluto dare ai bambini, i quali in certi momenti diventano i protagonisti della scena evangelica, sono additati a modello anche per i grandi; sono l’oggetto di una tenerezza, di una accoglienza, di una bontà che ci sembra quasi non comparabile, non coordinabile alla altezza misteriosa della personalità di Gesù Cristo. Eppure è proprio questo Redentore divino che si curva verso i bambini e che dice: «Lasciate, lasciate che i pargoli vengano a me».

L’uomo va incontrato e curato nella prima, primissima età per essere poi condotto alla cittadinanza piena del regno di Dio, e gli educatori moderni lo hanno compreso.

Bene fanno le delegate a prodigare il loro interesse pedagogico, educativo e formativo portandosi al livello di queste sorelline tanto piccole e tanto care, tanto degne di essere iniziate alla linea spirituale e formativa che le loro sorelle maggiori seguono e che è propria della Gioventù cattolica femminile.

Il tema del Congresso è l’educazione cristologica della bambina, e ciò vuol dire: insegniamo a queste bambine a voler bene al Signore come si deve; esaminiamo il rapporto fra questa anima infantile e il Cristo che è pure il Salvatore dell’infanzia come lo è di tutta l’umanità.

Occorre trovare le forme, i modi per avvicinare queste anime innocenti e perciò stesso facilmente educabili. In passato si riteneva che la capacità di ottenere da un essere umano degli atti belli, intelligenti e meravigliosi, cominciasse a dieci, dodici, quindici anni; la pedagogia moderna invece sostiene che questa capacità si riscontra già proprio negli anni più teneri e quasi vicini alla culla.

Il Santo Padre citava alcuni esempi eloquenti e significativi, a mostrare come l’educazione sia possibile anche in età acerba; e se lo è l’educazione profana, lo può essere l’educazione religiosa. Pertanto, se saggiamente si insegna fin dalla prima età a voler bene al Signore, a conoscere Gesù, a tessere un rapporto religioso tra Dio e l’anima, questo rapporto religioso resisterà. Perché proprio nell’evoluzione religiosa della gioventù, arriva un momento nel quale si fa una revisione delle idee religiose acquisite nella prima età e questa revisione alcune volte è catastrofica per l’insoddisfazione del modo con il quale il problema religioso era stato presentato nella prima età. Ma, se invece, come fanno per le beniamine le loro Delegate, sarà fatto conoscere il Cristo del Vangelo anche nelle sue immagini belle e semplici, il bambino Gesù dei nostri presepi, Gesù Crocifisso in maniera tale da comprendere, sia pure in modo proporzionato all’età, la grandezza di Gesù, Maestro, modello, figlio di Maria e figlio di Dio, non vi sarà allora una crisi religiosa conturbante, ma un’evoluzione, un progresso, uno sviluppo che porteranno ad una conquista, ad un approfondimento e ciascuno potrà dire a se stesso che quel Gesù che ha conosciuto bambino nel presepio è il Cristo figlio di Dio vivo; quel Gesù che ha conosciuto nella presentazione quasi cinematografica delle storie, delle parabole, è ancora il Gesù sapiente che sa dire le cose con elementare presentazione di immagini, di concetti ma che ha dentro di sé la ricchezza oceanica di una teologia che sfida ogni penetrazione, ogni misura del povero cervello umano.

Quindi le Delegate delle Beniamine hanno fatto bene a scegliere questo tema e a portarlo a questo livello perché la strada è buona e se sarà seguita, come lo sarà certo, potranno raccogliere bellissimi risultati: delle giovanette, cioè, che non saranno ignoranti e superstiziose; che non avranno una religione colorita da forme superflue o discutibili o facoltative; ma una fede sincera, una convinzione salda, una vita religiosa cosciente e generosa, nutrita alla sorgente che sgorga dal colloquio con il Dio vivo che, attraverso Gesù, si comunica alle anime.

Al Santo Padre quindi non resta altro che incoraggiare questa opera di educazione anche nelle forme incipienti ed elementari della primissima età, e di rivolgere un pensiero, un saluto a tutte queste bambine, giardino fiorito delle associazioni di gioventù femminile cattolica, a tutta questa infanzia innocente, pura, bella, nella quale si rispecchia ancora l’immagine di Dio ricevuta nel Santo Battesimo.

A tutte queste anime, fatte veramente specchio della bellezza divina incarnata in Gesù nostro Signore, il Papa invia il Suo augurio di Buon Natale, di essere buone, brave, ubbidienti, docili; di sapere davvero amare il Signore e pregare Gesù. E se le Delegate vogliono completare il bene che stanno facendo, dicano a queste loro bambine che preghino con le loro vocine innocenti e con le loro anime, deboli ma tanto care al Signore, che preghino per la Santa Chiesa, per tutti i bisogni del mondo, per questa nostra società tanto tumultuosa e ancora tanto inquieta, per il Papa, che le saluta, che vuol molto bene a tutte loro e che di gran cuore le benedice.

                                        



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