Index   Back Top Print

[ IT ]

 DISCORSO DI PAOLO VI
ALLA GUARDIA DI FINANZA

Sabato, 4 luglio 1964

              

Salutiamo con piacere le «Fiamme gialle» che Ci allietano e Ci onorano della loro visita, quelle in servizio, e quelle in congedo riunite a Roma per il loro quarto Raduno nazionale.

Porgiamo il Nostro rispettoso saluto ai Signori Generali di Corpo d’armata Umberto Turrini, Comandante della Guardia di Finanza, e Enrico Palandri, Presidente nazionale dell’Associazione delle «Fiamme gialle»; salutiamo con pari riverenza le Autorità civili da cui il Corpo della Guardia di Finanza dipende; e così diamo il Nostro saluto a Monsignor Pintonello, Ordinario Militare, e a tutti i Cappellani; ai Signori Ufficiali, ai Sottufficiali e a tutti gli appartenenti a codesta Milizia finanziaria, come pure alle loro rispettive Famiglie, delle quali vediamo qui intervenuta una buona rappresentanza, nonché ai giovinetti di due dei Collegi istituiti per i figli delle Guardie di Finanza.

Il Nostro pensiero si rivolge innanzi tutto alle vostre singole persone : abbiamo per ognuna di esse una paterna attenzione, per ognuna un cordiale interesse spirituale, per ognuna un augurio di benessere, sia temporale che morale e religioso, per ognuna un voto al Signore, per ognuna una benedizione. Questa Nostra premura, voi lo comprendete, dice a voi il titolo primo del Nostro vivo interessamento per le vostre medesime persone, il titolo cioè del Nostro ministero pastorale, per il quale ogni umano vivente è oggetto di stima, di cura, di affezione e per il quale ognuno che sia cristiano merita l’effusione della Nostra paternità. E comprendete perciò come Noi volentieri vi accogliamo, come nessuno di voi consideriamo lontano ed estraneo al Nostro cuore, ma come tutti Ci siate cari, come Nostri fratelli e come Nostri figli. Se è vero ch’è conforto benefico il sapersi conosciuti, considerati ed amati, Noi vorremmo che di tale conforto voi aveste ora l’esperienza e ne riportaste grata ed operante memoria, dicendo a ragione dentro di voi: siamo stati dal Papa; il Papa ci vuol bene, il Papa ci apprezza e ci benedice!

Vedete, Signori e Figli carissimi, che la Nostra parola, ancor più che esternamente vuol risonare internamente, nei vostri animi, e risvegliarvi dentro qualche intimo e nobile sentimento, quello per primo che deve distinguere ogni uomo d’onore, il sentimento della buona coscienza. Uomini del dovere, tutori della legge, difensori della comunità nazionale, voi comprendete meglio di tanti altri il valore della buona coscienza, che fa l’uomo onesto, diritto, forte, libero e generoso, e che genera nel pensiero e nel costume quell’ordine, di cui voi siete nel vostro campo specifico i difensori. Vogliamo pertanto supporre ed augurare che questo vostro incontro con Noi corrobori nei vostri spiriti la coscienza e il proposito dell’ordine morale, fondamento di quello legale e sociale, e vi faccia avvertire quanto a renderlo logico, nobile e facile la nostra fede religiosa validamente contribuisca.

Queste rapide osservazioni Ci portano a considerare la natura e l’importanza delle funzioni che sono affidate alla benemerita Guardia di Finanza. Non è necessario che Noi ve ne parliamo, quando voi conoscete benissimo le ragioni che reclamano nel quadro della vita nazionale l’esistenza d’un Corpo civile militare, come il vostro, e che ne rendono rispettabili, preziosi, indispensabili anzi, i delicati e gravosi servizi. Ma sappiate che anche Noi conosciamo e riconosciamo degna di ossequio e di gratitudine l’opera vostra. Se essa infatti e rivolta, come è detto nelle vostre tavole di fondazione, a impedire, a reprimere, a denunciare ogni trasgressione delle leggi fiscali, si comprende come l’opera vostra sia connessa con l’efficienza dello Stato: mancando allo Stato la tutela del suo sistema tributario, mancherebbe alla vita nazionale ogni regolare funzionamento, ogni prosperità; mancherebbe all’economia la vigilanza, che la protegge e la stimola; e verrebbe meno quel sistema fiscale, che modera certamente i fenomeni primigeni e spontanei del settore economico, perché li contiene in dati limiti e li sottopone a dati contributi per il pubblico bene; ma, favorendo in tal modo una sempre più equa distribuzione della ricchezza e fornendo i mezzi per una sempre più larga rete di pubblici servizi, aperti a tutti i cittadini, rende possibile all’economia stessa una più larga e più efficiente espansione privata e sociale.

Opera necessaria, opera degna la vostra, ottiene il suffragio della norma cristiana, fortemente e chiaramente enunciata da nostro Signore nel famoso episodio della moneta recante l’effige di Cesare e destinata al pagamento del tributo dovuto a Cesare; e norma ripetuta limpidamente da S. Paolo: «Date a tutti ciò ch’è dovuto; a chi il tributo, il tributo; a chi il dazio, il dazio» (Rom. 13, 7). Voi trovate perciò in Noi degli alleati morali alla vostra doverosa attività, quando essa, s’intende, si svolge nell’ambito della giusta legalità e nell’equa applicazione delle sue ragionevoli esigenze. Trova altresì degli ammiratori, quando la vostra abilità riesce a scoprire e a castigare quelle frodi alle leggi fiscali, che indeboliscono e offendono il senso collettivo della giustizia, e si ripercuotono sull’interesse della comunità; e quando ancora per esercitare con efficacia dovuta la sorveglianza il vostro dovere sottopone le Fiamme gialle, specialmente ai confini del Paese e sul mare, a disagi ed a pericoli non pochi. Questo diciamo specialmente a voi, Guardie di Finanza ora in servizio attivo; a voi, ai quali va il Nostro saluto e il Nostro favorevole riconoscimento.

Ma il Nostro incoraggiamento al compimento del dovere e alla tutela del pubblico interesse va anche a voi, anziani ormai in congedo, con la speranza che abbiate a conservare anche nella vita civile lo spirito, al quale vi ha certo formato il vostro servizio nelle «Fiamme gialle», e cioè il senso della sovranità dello Stato, l’impegno nell’osservanza delle sue leggi, la ripugnanza per ogni inganno e per ogni frode a dànno della società, la nobiltà della fedele dedizione ad ogni forma di bene comune. Voi sapete quanto l’Italia, degna di encomio per tante sue umane virtù, abbia bisogno di fortificare la sua coscienza civica, e quanto a renderla nobile e vigilante possa e debba contribuire ogni singolo cittadino; e sapete anche come l’educazione cattolica, che la Chiesa alimenta nel nostro popolo, cerchi appunto di dare a tale sentimento del pubblico bene un vigore suo proprio, derivante dall’impegno e dalla sanzione della religione.

Facciamo perciò voti che il Paese abbia sempre nelle «Fiamme gialle» di ieri e di oggi uomini fedeli, e valorosi, devoti alla sua difesa ed al suo onore.

E confermiamo di cuore questi voti con la Nostra Benedizione Apostolica.

         



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana