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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE
DEI COOPERATORI E DELLE COOPERATRICI SALESIANE*

 Castel Gandolfo - Venerdì, 12 settembre 1952

 

La visita che oggi riceviamo di una così larga rappresentanza della grande Famiglia Salesiana — i Cooperatori e le Cooperatrici della valorosa milizia di San Giovanni Bosco — è uno di quei tratti delicati disposti dalla Provvidenza divina per metterCi ancora una volta dinanzi ad uno dei doveri più gravi e più cari al Nostro cuore, a quelle cioè che sono le cure d'ogni giorno, instantia quotidiana (2 Cor. II, 28), del Nostro apostolico ministero.

Tale dovere, a cui l'animo Nostro è assiduamente rivolto, ma al quale Ci richiama oggi anche più vivamente la vostra presenza, riguarda quella provvida Azione Cattolica, di cui i Cooperatori Salesiani sono ausiliari efficacissimi.

Voi infatti non ignorate, diletti figli, che la vostra pia Unione, innestata sul prolifico ceppo della Famiglia religiosa di San Giovanni Bosco, e partecipe della sua multiforme attività e dei suoi beni spirituali, non ha tuttavia per suo fine immediato di venire in ausilio alla Congregazione da cui prendete il nome, ma, piuttosto, come dichiarò il vostro Santo Fondatore, di « prestare aiuto alla Chiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sotto l'alta direzione dei Salesiani; e questo, nelle opere di beneficenza, quali i catechismi, l'educazione dei fanciulli poveri, e simili ».

Apostolo nato e suscitatore di apostoli, Don Bosco divinò, or è un secolo, con l'intuizione del genio e della santità, quella che doveva essere più tardi nel mondo cattolico la mobilitazione del laicato contro l'azione del mondo nemico della Chiesa. Così un giorno del lontano 1876 l'uomo di Dio, parlando dei suoi Cooperatori, potè uscire in questi audaci pensieri: « Finora pare una cosa da poco; ma io spero che con questo mezzo una buona parte della popolazione italiana diventi salesiana e ci apra la via a moltissime cose ».

Lo zelo lungimirante preconizzava, sotto i segni della istituzione salesiana, un nuovo provvidenziale movimento del laicato cattolico, che, sotto la spinta travolgente delle forze del male e la condotta illuminatrice dello Spirito, si preparava a scendere in campo, ordinato nei suoi quadri, formato all'azione, alla preghiera e al sacrifizio, affiancandosi alle forze di prima linea, cui per divino mandato spettano la direzione e la parte primaria nella santa battaglia.

Intimamente impregnati dello spirito salesiano, voi intendete bene, diletti figli, quali stretti rapporti siano i vostri col complesso di quelle opere che vengono sostenute e promosse dal laicato cattolico in aiuto alla Gerarchia secondo i tempi, i luoghi, le circostanze; e quale assegnamento Noi possiamo fare sulla vostra cooperazione. L'Azione Cattolica ha diritto di aspettarsi molto da voi nel campo della carità, della beneficenza, della buona stampa, delle vocazioni, dei catechismi, degli Oratori festivi, delle Missioni, della educazione della gioventù povera e pericolante. Questo è lo scopo precipuo che l'anima ardente di Don Bosco additava alla vostra attività; e il segnalarsi in questo campo dev'essere, come fu sempre fin qui, la vostra gloria.

Oggi questo dovere e questo vanto sono, come vedete, di una urgenza che supera l'aspettativa stessa del vostro Fondatore. Il mondo cattolico è, come non mai, il bersaglio di tutte le forze del male, e ]a gioventù, cioè il domani del mondo, è di queste f orze coalizzate la posta ambita, che dà la garanzia della vittoria.

Se nelle angustie del presente è Nostro imperioso ufficio rinnovare senza posa il grido di risveglio, chiamare a raccolta, destare i dormienti e gl'incoscienti, incoraggiare i volenterosi, « predicare la parola, insistere a tempo, fuori di tempo, riprendere, supplicare, esortare » (cfr. 2 Tim. 4, 2), è altrettanto stretto dovere di tutti i Nostri figli di non disertare l'arena, ma di far onore coi fatti alla milizia cristiana solennemente professata.

Ai fatti s'impegnano, con nuovo esplicito arrolamento, gli ascritti all'Azione Cattolica; e voi, che nel nome portate la insegna — cooperare — voi siete, all'ombra della Famiglia Salesiana, la milizia leggiera, gli « attivisti » della causa del bene, che sparsi in tutte le classi ed esposti a tutte le più varie circostanze, lavorate con la vita, con la parola, con l'azione, a riparare le rovine, a prevenire il male, a gettare negli animi i germi della verità, della virtù, della fede, della religione e della pietà.

Con la vita anzitutto — diciamo — voi, diletti figli, dovete condurre il buon combattimento spirituale, affiancati all'Istituto di cui siete il felice rampollo. Poichè in questo genere di attività non conta tanto il fare, lo strafare, il dimenarsi in tutti i sensi, quanto la specchiata condotta cristiana, che in seno alle vostre famiglie e alla società, di cui siete membri, renda la testimonianza dei fatti al vostro multiforme apostolato.

Tanto con le opinioni, la logica, i costumi del mondo contrasta in tutte le sue parti il messaggio affidato dal Divin Maestro a questo apostolato, che i suoi non possono pensare di esercitarlo efficacemente per il semplice fatto della loro azione esteriore. La società pagana o paganeggiante che lo riceve, sia nella collettività che nei singoli individui, anche se convinta e ammirata, non può non restar perplessa se l'apostolo dice e non fa; e quando anche l'effetto di tale apostolato non sia a rovina più che a edificazione, il mondo continuerà a ritenere utopistico o di pochi eletti l'effettivo ordinamento della vita a norma della fede e della morale cristiana.

Vita dunque esemplare in tutti i sensi deve essere la vostra, diletti figli, perchè la cooperazione a cui siete votati, non sia una lustra, ma renda frutti di bene, qualunque voglia essere il campo sul quale è chiamata ad applicarsi. La forza irresistibile di ogni genere di apostolato cristiano è la pietà, di cui ha detto San Paolo che « è utile a tutto, ed ha la promessa della vita presente e della futura » (I Tim. 4-8).

La pietà è essa stessa il primo, il grande apostolato nella Chiesa di Gesù Cristo; e chi pretendesse, in omaggio alla attività esteriore, di ridurne il culto o di averla in minore considerazione, mostrerebbe scarsa o nessuna intelligenza della essenza del Cristianesimo, del suo nucleo sostanziale, che è l'unione dell'anima con Dio nell'amore fattivo e ubbidiente.

Insistiamo su questo grave affare, cari Cooperatori e Cooperatrici, affinchè non vi sfugga, sia anzi continuamente presente al vostro spirito, la chiave del felice successo nella vostra attività di validi fiancheggiatori nello schieramento della Gerarchia cattolica. Vi hanno chiamato — e siete in realtà — Terz'Ordine salesiano, a quel modo che hanno i loro Terziari altri Istituti e Ordini religiosi, con la differenza che in questi è messo in maggior evidenza l'elemento pietà, in voi, il fattore carità. Ora, come il pericolo dei primi è che, accanto all'elemento principe, la preghiera, essi non lascino sufficiente campo all'azione, il pericolo vostro è, al contrario, che l'azione spenga la fiamma dell'orazione, e mancando questa, l'azione senza anima sia esposta ai capricci delle passioni e al processo di dissolvimento.

Pensate pertanto, diletti figli, come l'urgenza stessa del vostro molteplice lavoro, oggi, diremmo quasi, angosciosamente richiesto dalla Chiesa, vi obbliga alla più gelosa cura della vostra vita interiore; di quella vita, cioè, a cui ben provvide la sapienza del Santo dell'azione, dettando a voi, non meno che alla sua duplice famiglia dei Sacerdoti Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, una Regola di vita spirituale, ordinata a formarvi pur senza la vita comune, alla religiosità interna ed esterna di chi seriamente fa sua, nel suo mondo familiare e sociale, l'opera, di tutte la più eccelsa, della perfezione cristiana.

A questo punto, lasciate, diletti figli, che il Nostro paterno spirito, consapevole della sua tremenda vicaria missione, s'innalzi, con la speranza che non confonde, alla contemplazione di una società — disseminata .in tutte le sue classi, professioni, impieghi, mestieri, — di uomini e di donne che l'ideale salesiano attuino appieno, con fede, costanza, amore, in mezzo al mondo dei distratti, dei superficiali, dei deboli, degli scandalosi d'ogni nome. « Sale della terra » che penetri con l'ardore della fede vissuta in tutti i meandri della famiglia e del consorzio civile -, questo ideale, affermato con la forza della mansuetudine evangelica, che nulla cerca, nulla teme dagli uomini e dalle cose, di quale magnifica, se pur lenta, trasformazione di cuori non sarà, a lungo andare, capace!

E voi, Cooperatori e Cooperatrici della grande complessa opera salesiana, che, nella data giubilare della vostra fondazione, riandate le origini e la storia di così fecondo movimento, voi più che altri, pur benedicendo il Signore del gran bene compiuto per vostro mezzo, oggi dovete ricordare sopra tutto le vostre responsabilità e l'impegno che vi lega al cospetto di Dio e degli uomini per collaborare allo stabilimento e alla diffusione del Regno di Dio sulla terra.

Grati Noi stessi e lieti del bene che seminate e dei frutti che raccogliete, tutti i Nostri voti in questa fausta circostanza sono per il maggiore incremento della vostra Pia Unione nel numero e nel fervore. A questo fine imploriamo su di essa la più larga effusione della divina Grazia. E mentre chiediamo al Signore che lo zelo attivo dei Cooperatori e delle Cooperatrici non perda mai nulla del suo vigore, e la vostra istituzione sotto gli auspici di Maria Ausiliatrice e di San Giovanni Bosco sia fiorente in ogni tempo di opere e di spirito, impartiamo di gran cuore ai suoi Dirigenti, ai suoi membri, a tutte le sue sante imprese l'Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 289 - 293
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 A.A.S., vol. XXXXIV (1952), n. 14 - 15, pp. 775 - 779.

 



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