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BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Aula Paolo VI
Mercoledì, 20 febbraio 2008

 

Saluto ai pellegrini presenti nella Basilica Vaticana:

Sono lieto di accogliere e di salutare cordialmente tutti voi, cari pellegrini provenienti da varie parti d’Italia. Il cammino quaresimale che stiamo percorrendo sia occasione favorevole di un deciso sforzo di conversione e di rinnovamento spirituale per un risveglio alla fede autentica, per un recupero salutare del rapporto con Dio e per un impegno evangelico più generoso. Nella consapevolezza che l'amore è stile di vita che contraddistingue il credente, non stancatevi di essere ovunque testimoni di carità.

Chers pèlerins de langue française, je vous accueille avec joie auprès de la tombe de Pierre. Que la démarche spirituelle que vous accomplissez ici, en ce temps de Carême, affermisse votre foi au Christ et votre amour de l’Église. En vous confiant à l’intercession de la Bienheureuse Vierge Marie, je vous assure de ma prière pour vous et pour vos familles, et à toutes vos intentions. Avec ma Bénédiction apostolique.

I am pleased to greet all the English-speaking pilgrims gathered here in the Basilica of Saint Peter. Lent is a privileged time for all Christians to recommit themselves to conversion and spiritual renewal. In this way, we rekindle a genuine faith in Christ, a life-giving relationship with God and a more fervent dedication to the Gospel. Strengthened by the conviction that love is the distinguishing mark of Christian believers, I encourage you to persevere in bearing witness to charity in your daily lives.

Mit Freude grüße ich die Audienzteilnehmer aus den Ländern deutscher Sprache hier im Petersdom. Die Fastenzeit, die österliche Bußzeit, bietet eine gute Gelegenheit, den Weg der Umkehr entschieden weiterzugehen und sich um eine geistliche Erneuerung zu bemühen für eine Neubelebung des Glaubens und unserer Beziehung zu Gott sowie für einen großherzigen Einsatz im Geist des Evangeliums. Die Liebe ist der Lebensstil, der den glaubenden Menschen auszeichnet. Werdet nicht müde, überall Zeugnis für die Nächstenliebe zu geben. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt hier in Rom.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española aquí presentes. Que el camino de conversión cuaresmal sea una ocasión idónea para una auténtica renovación espiritual, a fin de avivar la fe y la relación de amistad con Dios y para un mayor compromiso evangélico. Con la certeza de que el amor es el estilo de vida que distingue a los creyentes, no os canséis de ser testigos de la caridad allí donde estéis. ¡Que Dios os bendiga!

Concludiamo questo nostro incontro cantando la preghiera del Pater Noster.

* * *

Sant’Agostino

IV: Gli scritti

Cari fratelli e sorelle,

dopo la pausa degli Esercizi Spirituali della settimana scorsa ritorniamo oggi alla grande figura di sant’Agostino, sul quale già ripetutamente ho parlato nelle catechesi del mercoledì. E’ il Padre della Chiesa che ha lasciato il maggior numero di opere, e di queste oggi intendo parlare brevemente. Alcuni degli scritti agostiniani sono d’importanza capitale, e non solo per la storia del cristianesimo ma per la formazione di tutta la cultura occidentale: l’esempio più chiaro sono le Confessioni, senza dubbio uno dei libri dell’antichità cristiana tuttora più letti. Come diversi Padri della Chiesa dei primi secoli, ma in misura incomparabilmente più vasta, anche il Vescovo d’Ippona ha infatti esercitato un influsso esteso e persistente, come appare già dalla sovrabbondante tradizione manoscritta delle sue opere, che sono davvero moltissime.

Lui stesso le passò in rassegna qualche anno prima di morire nelle Retractationes (Ritrattazioni), e poco dopo la sua morte esse vennero accuratamente registrate nell’Indiculus («elenco») aggiunto dal fedele amico Possidio alla biografia di sant’Agostino, Vita di Agostino. L’elenco delle opere di Agostino fu realizzato con l’intento esplicito di salvaguardarne la memoria, mentre l’invasione vandala dilagava in tutta l’Africa romana, e conta ben milletrenta scritti numerati dal loro Autore, con altri «che non si possono numerare, perché non vi ha apposto nessun numero». Vescovo di una città vicina, Possidio dettava queste parole proprio a Ippona – dove si era rifugiato e dove aveva assistito alla morte dell’amico – e quasi sicuramente si basava sul catalogo della biblioteca personale di Agostino. Oggi, sono oltre trecento le lettere sopravvissute del Vescovo di Ippona e quasi seicento le omelie, ma queste in origine erano moltissime di più, forse addirittura tra le tremila e le quattromila, frutto di un quarantennio di predicazione dell’antico retore che aveva deciso di seguire Gesù e di parlare non più ai grandi della corte imperiale, ma alla semplice popolazione di Ippona.

E ancora in tempi recenti, le scoperte di un gruppo di lettere e di alcune omelie hanno arricchito la nostra conoscenza di questo grande Padre della Chiesa. «Molti libri – scrive Possidio – furono da lui composti e pubblicati, molte prediche furono tenute in chiesa, trascritte e corrette, sia per confutare i diversi eretici sia per interpretare le Sacre Scritture ad edificazione dei santi figli della Chiesa. Queste opere – sottolinea il Vescovo amico – sono tante, che a stento uno studioso ha la possibilità di leggerle ed imparare a conoscerle» (Vita di Agostino 18,9).

Tra la produzione letteraria di Agostino – quindi più di mille pubblicazioni suddivise in scritti filosofici, apologetici, dottrinali, morali, monastici, esegetici, antieretici, oltre appunto le lettere e le omelie – spiccano alcune opere eccezionali di grande respiro teologico e filosofico. Innanzitutto bisogna ricordare le già menzionate Confessioni, scritte in tredici libri tra il 397 e il 400 a lode di Dio. Esse sono una specie di autobiografia nella forma di un dialogo con Dio. Questo genere letterario riflette proprio la vita di sant’Agostino, che era una vita non chiusa in sé, dispersa in tante cose, ma vissuta sostanzialmente come dialogo con Dio e così una vita con gli altri. Già il titolo Confessiones indica la specificità di questa autobiografia. Questa parola confessiones nel latino cristiano sviluppato dalla tradizione dei Salmi ha due significati, che tuttavia si intrecciano. Confessiones indica, in primo luogo, la confessione delle proprie debolezze, della miseria dei peccati; ma, allo stesso tempo, confessiones significa lode di Dio, riconoscimento a Dio. Vedere la propria miseria nella luce di Dio diventa lode a Dio e ringraziamento, perché Dio ci ama e ci accetta, ci trasforma e ci eleva verso se stesso. Su queste Confessioni, che ebbero grande successo già durante la vita di sant’Agostino, egli stesso ha scritto: «Esse hanno esercitato su di me tale azione mentre le scrivevo e l’esercitano ancora quando le rileggo. Vi sono molti fratelli ai quali queste opere piacciono» (Ritrattazioni II,6): e devo dire che anch’io sono uno di questi «fratelli». Grazie alle Confessioni possiamo seguire passo passo il cammino interiore di quest’uomo straordinario e appassionato di Dio. Meno diffuse, ma altrettanto originali e molto importanti, sono poi le Ritrattazioni, composte in due libri intorno al 427, nelle quali sant’Agostino, ormai anziano, compie un’opera di «revisione» (retractatio) di tutta la sua opera scritta, lasciando così un documento letterario singolare e preziosissimo, ma anche un insegnamento di sincerità e di umiltà intellettuale.

La città di Dio – opera imponente e decisiva per lo sviluppo del pensiero politico occidentale e per la teologia cristiana della storia – venne scritta tra il 413 e il 426 in ventidue libri. L’occasione era il Sacco di Roma compiuto dai Goti nel 410. I pagani, ancora numerosi in quel tempo, ed anche non pochi cristiani pensano che il Dio della nuova religione e gli stessi Apostoli avevano mostrato di non essere in grado di proteggere la città. Ai tempi delle divinità pagane Roma era caput mundi, la grande capitale, e nessuno poteva pensare che sarebbe caduta nelle mani dei nemici. Adesso, con il Dio dei cristiani, questa grande città non appariva più sicura. Quindi il Dio dei cristiani, che non proteggeva, non poteva essere il Dio al quale affidarsi. A questa obiezione, che toccava profondamente anche il cuore dei cristiani, risponde sant’Agostino con questa grandiosa opera, La città di Dio, chiarendo che cosa dobbiamo aspettarci da Dio e che cosa no, qual è la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede, della Chiesa. Anche oggi questo libro è una fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della Chiesa, la grande vera speranza che ci dona la fede.

Questo grande libro è una presentazione della storia dell’umanità governata dalla Provvidenza divina, ma attualmente divisa da due amori. E questo è il disegno fondamentale, la sua interpretazione della storia, che è la lotta tra due amori: amore di sé «sino all’indifferenza per Dio», e amore di Dio «sino all’indifferenza per sé» (La città di Dio XIV,28), alla piena libertà da sé per gli altri nella luce di Dio. Questo, quindi, è forse il più grande libro di sant’Agostino, di un’importanza permanente. Altrettanto importante è il De Trinitate (La Trinità), opera in quindici libri sul principale nucleo della fede cristiana, la fede nel Dio trinitario, scritta in due tempi: tra il 399 e il 412 i primi dodici libri, pubblicati all’insaputa di Agostino, che verso il 420 li completò e rivide l’intera opera. Qui egli riflette sul volto di Dio e cerca di capire questo mistero del Dio che è unico, l’unico Creatore del mondo, di noi tutti, e tuttavia, proprio questo unico Dio è trinitario, un cerchio di amore. Cerca di capire il mistero insondabile: proprio l’essere trinitario, in tre Persone, è la più reale e più profonda unità dell’unico Dio.

L’opera La dottrina cristiana è invece una vera e propria introduzione culturale all’interpretazione della Bibbia e in definitiva allo stesso cristianesimo, un trattato che ha avuto un’importanza decisiva nella formazione della cultura occidentale.

Pur con tutta la sua umiltà, Agostino certamente fu consapevole della propria statura intellettuale. Ma per lui, più importante del fare grandi opere di respiro alto, teologico, era portare il messaggio cristiano ai semplici. Questa sua intenzione più profonda, che ha guidato tutta la sua vita, appare da una lettera scritta al collega Evodio, dove comunica la decisione di sospendere per il momento la dettatura dei libri su La Trinità, «perché sono troppo faticosi e penso che possano essere capiti da pochi; per questo urgono di più testi che speriamo saranno utili a molti» (Ep. 169,1,1). Quindi più utile era per lui comunicare la fede in modo comprensibile a tutti, che non scrivere grandi opere teologiche. La responsabilità acutamente avvertita nei confronti della divulgazione del messaggio cristiano è poi all’origine di scritti come il La catechesi ai semplici, una teoria e anche una prassi della catechesi, o il Salmo contro il partito di Donato. I donatisti erano il grande problema dell’Africa di sant’Agostino, uno scisma volutamente africano. Essi affermavano: la vera cristianità è quella africana. Si opponevano all’unità della Chiesa. Contro questo scisma il grande Vescovo ha lottato per tutta la sua vita, cercando di convincere i donatisti che solo nell’unità anche l’africanità può essere vera. E per farsi capire dai semplici, che non potevano comprendere il grande latino del retore, Agostino ha deciso: devo scrivere, anche con errori grammaticali, in un latino molto semplificato. E lo ha fatto soprattutto in questo Salmo, una specie di poesia semplice contro i donatisti, per aiutare tutta la gente a capire che solo nell’unità della Chiesa si realizza per tutti realmente la nostra relazione con Dio e cresce la pace nel mondo.

In questa produzione destinata a un pubblico più largo riveste un’importanza particolare la massa delle omelie, spesso pronunciate «a braccio», trascritte dai tachigrafi durante la predicazione e subito messe in circolazione. Tra queste spiccano le bellissime Esposizione sui Salmi, molto lette nel Medioevo. Proprio la prassi di pubblicazione delle migliaia di omelie di Agostino – spesso senza il controllo dell’autore – spiega la loro diffusione e successiva dispersione, ma anche la loro vitalità. Subito infatti le prediche del Vescovo d’Ippona diventavano, per la fama del loro autore, testi molto ricercati e servivano anche per altri Vescovi e sacerdoti come modelli, adattati a sempre nuovi contesti.

La tradizione iconografica, già in un affresco lateranense risalente al VI secolo, rappresenta sant’Agostino con un libro in mano, certo per esprimere la sua produzione letteraria, che tanto influenzò la mentalità e il pensiero cristiani, ma per esprimere anche il suo amore per i libri, per la lettura e la conoscenza della grande cultura precedente. Alla sua morte non lasciò nulla, racconta Possidio, ma «raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici», soprattutto quelli delle sue opere. In queste, sottolinea Possidio, Agostino è «sempre vivo» e giova a chi legge i suoi scritti, anche se, conclude, «io credo che abbiano potuto trarre più profitto dal suo contatto quelli che lo poterono vedere e ascoltare quando di persona parlava in chiesa, e soprattutto quelli che ebbero pratica della sua vita quotidiana fra la gente» (Vita di Agostino 31). Sì, anche per noi sarebbe stato bello poterlo sentire vivo. Ma è realmente vivo nei suoi scritti, è presente in noi, e così vediamo anche la permanente vitalità della fede alla quale ha dato tutta la sua vita.


Saluti:

Je salue les pèlerins francophones, en particulier les nombreux jeunes des écoles, collèges et lycées de France, notamment ceux de Fénelon Sainte-Marie et de Gerson. Je vous encourage à fréquenter saint Augustin, afin qu’il vous ouvre à l’intelligence des Écritures et qu’il fortifie votre attachement au Christ. Avec ma Bénédiction apostolique.

I cordially greet all the English-speaking pilgrims present at today’s audience. I extend a particular welcome to parishioners from the Church of Our Lady of Loretto in New York, as well as Benedictines participating in an intensive course on the rule of their order. A blessed Lent to you all!

Einen frohen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Unter ihnen grüße ich besonders die Kirchenrechtsstudenten der Universitäten München, Augsburg und Potsdam. In seinen Schriften zeigt uns Augustinus auch heute den Weg, den Glauben tiefer zu verstehen. Wenn man sie liest, sieht man, daß der Glaube der gleiche geblieben ist und immerfort Gegenwart ist, die uns auch heute den Weg zeigt. So sollen wir wie er nicht müde werden, Gott immer neu zu suchen, um ihn dann auch immer mehr zu lieben und seine Zeugen zu sein. Von Herzen segne ich euch alle.

Saludo a los peregrinos de lengua española, especialmente a las Hijas de María Auxiliadora y a los estudiantes del Colegio Mater Salvatoris y Nuestra Señora del Huerto. Que en esta Cuaresma, el ejemplo de san Agustín, la lectura de sus obras, su mensaje y su camino interior os ayuden a un encuentro personal con Jesucristo que cambie totalmente vuestras vidas. ¡Muchas gracias!

Saúdo os visitantes de língua portuguesa, especialmente os brasileiros de Porto Alegre. Faço votos por que vossa recente peregrinação à Terra Santa sirva de auspício para invocar do Altíssimo abundantes graças que vos façam prosseguir, seguros e concordes, na caminhada penitencial rumo à Páscoa eterna. Que Deus Nosso Senhor abençoe vossas famílias e comunidades.

Saluto in lingua polacca:

Witam pielgrzymów przybyłych z Polski i z innych stron świata. Wielki Post, jaki przeżywamy, jest czasem przemiany serc, rekolekcji, powrotu człowieka do Boga. Niech naszą modlitwę, dobre postanowienia, ożywia zawołanie świętego Augustyna: „Niespokojne jest serce nasze, dopóki nie spocznie w Bogu” (por. Wyznania I, 1, 1). Na ten czas odnowy ducha serdecznie błogosławię wam tu obecnym i waszym bliskim.

Traduzione italiana:

Saluto i pellegrini polacchi giunti dalla Polonia e dagli altri paesi del mondo. La Quaresima è il tempo della conversione dei cuori, degli esercizi spirituali e del ritorno dell’uomo a Dio. Che le nostra preghiera ed i nostri buoni propositi siano animati dall’invocazione di sant’Agostino: “inquieto è il nostro cuore, finché non riposa in Dio” (cfr. Confessiones I, 1, 1). Per questo tempo di rinnovamento dello spirito, a voi tutti qui presenti e ai vostri cari, imparto una benedizione di cuore.

Saluto in lingua ceca:

Srdečně zdravím poutníky ze Slavkovic u Nového Města na Moravě, Radešínské Svratky a Jámy! Drazí, v této postní době prosme Pána o pravé a hluboké obrácení. K tomu ze srdce žehnám vám i vašim drahým! Chvála Kristu!

Traduzione italiana:

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di Slavkovice u Nového Města na Moravě, Radešínská Svratka a Jámy! Carissimi, in questo tempo di Quaresima chiediamo al Signore una vera e profonda conversione. Con questi voti benedico di cuore voi e i vostri cari! Sia lodato Gesù Cristo!

* * *

Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Suore Canossiane qui convenute in occasione della loro Assemblea capitolare e le esorto ad essere sempre più presenze significative ovunque operano, distinguendosi per una intensa comunione e attiva cooperazione con i Pastori della Chiesa. Saluto con affetto i Seminaristi del Seminario Vescovile di Lugano, accompagnati dal Vescovo Mons. Pier Giacomo Grampa, e li incoraggio a dedicarsi con serio impegno alla propria formazione spirituale e teologica, necessaria per l’impegno apostolico che li attende. Saluto le Guide della Necropoli Vaticana, accompagnate dal Cardinale Angelo Comastri e da Mons. Vittorio Lanzani, ed esprimo il mio apprezzamento per il competente e generoso servizio che svolgono in favore dei pellegrini provenienti da tutto il mondo. Saluto i fedeli della Parrocchia San Giovanni Battista, in Dossena e i rappresentanti della Federazione Italiana Amici dei Musei.

Saluto poi i fedeli delle Diocesi di Pavia e di Vigevano, guidati dai rispettivi Pastori Mons. Giovanni Giudici e Mons. Claudio Baggini, qui convenuti per ricambiare la visita, che ho avuto la gioia di compiere nel mese aprile dell’anno scorso in terra pavese e lomellina. Cari amici, ancora una volta vi ringrazio per l’affetto con cui mi avete accolto, ed auspico che da quel nostro incontro scaturisca per le vostre Comunità diocesane una rinnovata vitalità spirituale nella fedele e generosa adesione a Cristo e alla Chiesa. Guardate al futuro con speranza e lavorate con appassionata fiducia nella vigna del Signore!

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati, e agli sposi novelli. L’amicizia nei confronti di Gesù, cari giovani, sia per voi fonte di gioia e spinta a compiere scelte impegnative. L’amore per Cristo vi rechi conforto, cari malati, nei momenti difficili e vi infonda serenità. Cari sposi novelli, alla luce dell’amicizia con il Signore, impegnatevi a corrispondere alla vostra vocazione e missione con un amore reciproco e fedele.

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