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LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
AL SIGNOR HORST KÖHLER,
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA,
SUI CONTENUTI DEL VIAGGIO APOSTOLICO IN AFRICA*

 
Stimatissimo Signor Presidente Federale Köhler!

alla vigilia del mio primo Viaggio Apostolico in Africa ho ricevuto la Sua lettera, assai istruttiva, con la quale Ella mi informava dei Suoi numerosi incontri con persone del continente a noi vicino e mi partecipava le Sue idee sullo sviluppo dell'Africa e le Sue prospettive circa il futuro di quel continente. Le Sue riflessioni mi hanno accompagnato durante il mio viaggio. Ora, dopo il mio rientro, posso confermare con piena convinzione le Sue esperienze: L'Africa è un continente giovane, pieno di gioia di vita e di fiducia, con un enorme potenziale di creatività. Certo, gli interessi stranieri e le tensioni della sua propria storia gravano ancora sul presente e minacciano l'avvenire. Ma la fede viva, la fresca forza morale e la crescente competenza intellettuale creano un clima di speranza che resiste alle sfide e ne rende possibile il superamento.

Grazie alle visite Ad-limina, negli ultimi quattro anni ho potuto avere colloqui personali già con la maggior parte dei Vescovi africani sullo stato delle loro rispettive Diocesi e farmi un'idea della situazione di esse. Quest'autunno, a Roma, il Sinodo dei Vescovi africani sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace:  "Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13-14) offrirà l'occasione per un ampio scambio di idee e per la creazione di  un  comune  programma pastorale.

La fede può offrire un contributo decisivo per l'interiore e necessaria formazione umana. Al riguardo, a Yaoundé ho citato una parola di Lattanzio, scrittore ecclesiastico africano del quarto secolo: "Il primo dovere della giustizia è riconoscere l'uomo come un fratello. Infatti, se lo stesso Dio ci ha fatti e ci ha generati tutti nella stessa condizione, in vista della giustizia e della vita eterna, noi siamo sicuramente uniti da legami di fraternità: chi non li riconosce è ingiusto". In tal senso la Chiesa cerca di formare le coscienze e di operare quasi dall'interno affinché gli africani, come protagonisti dello sviluppo dei loro Paesi, usino i loro numerosi doni a favore dell'edificazione della società e della pace. Un comportamento onesto e solidale che non ceda alla legge del più forte e non cerchi soltanto il proprio interesse è infatti come una speranza che agisce, un seme che porta già in sé un futuro migliore. In tale contesto è richiesto anche l'appoggio della comunità internazionale non malgrado, bensì proprio a motivo dell'attuale crisi finanziaria ed economica che tocca particolarmente l'Africa e i Paesi più poveri.

Ognuno di noi è pensato, voluto e amato da Dio. Su questa base ho anche potuto incoraggiare la Chiesa in Africa a continuare ad assistere le vittime della violenza e delle malattie come l'Aids, la malaria e la tubercolosi e a lottare efficacemente contro tali terribili flagelli. Ispirati da un autentico umanesimo, la cui misura perfetta è Gesù Cristo, i cristiani presteranno anche in futuro il loro servizio negli ospedali e nelle scuole, ed accanto a loro ci saranno numerose persone di buona volontà. In questo senso ho potuto dire che la Chiesa, suscitando nei cuori degli uomini l'amore verso i sofferenti e la disponibilità ad aiutare, fa molto di più contro le malattie devastanti che tante altre istituzioni.

L'incontro con i nostri fratelli e sorelle africani e, in modo particolare, con i bambini e con i giovani, mi ha fatto bene. Spero e prego che lo scambio interpersonale e la collaborazione internazionale continuino a crescere e portino abbondanti benedizioni agli uomini di tutti i continenti, specialmente all'Africa.

Con l'espressione della mia alta considerazione e con i migliori auguri di benedizione per Lei e per Sua famiglia.
 

Dal Vaticano, 4 maggio 2009

 

BENEDICTUS PP. XVI


*L'Osservatore Romano 21.6.2009 p.7.

 

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