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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 30 aprile 1980

 

La concupiscenza è il frutto della rottura dell’alleanza con Dio

1. Durante l’ultima nostra riflessione, abbiamo detto che le parole di Cristo nel Discorso della montagna sono in diretto riferimento al "desiderio" che nasce immediatamente nel cuore umano; indirettamente, invece, quelle parole ci orientano a comprendere una verità sull’uomo, che è di importanza universale.

Questa verità sull’uomo " storico", di importanza universale, verso la quale ci indirizzano le parole di Cristo tratte da Matteo 5,27-28, sembra essere espressa nella dottrina biblica sulla triplice concupiscenza. Ci riferiamo qui al conciso enunciato della prima Lettera di S. Giovanni: " Tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" ( 1Gv 2,16-17 ). È ovvio che per capire queste parole, bisogna tenere gran conto del contesto, in cui sono inserite, cioè il contesto di tutta la " teologia giovannea", su cui si è tanto scritto (1). Tuttavia, le stesse parole s’inseriscono, contemporaneamente, nel contesto di tutta la Bibbia: esse appartengono al complesso della verità rivelata sull’uomo, e sono importanti per la teologia del corpo. Non spiegano la concupiscenza stessa nella sua triplice forma, poiché sembrano presupporre che " la concupiscenza del corpo, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita", siano, in qualche modo, un concetto chiaro e conosciuto. Spiegano, invece, la genesi della triplice concupiscenza, indicando la sua provenienza non " dal Padre", ma " dal mondo".

2. La concupiscenza della carne e, insieme ad essa, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, è "nel mondo" e al tempo stesso "viene dal mondo", non come frutto del mistero della creazione, ma come frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male" (cf. Gen 2,17) nel cuore dell’uomo. Ciò che fruttifica nella triplice concupiscenza non è il "mondo" creato da Dio per l’uomo, la cui "bontà" fondamentale abbiamo più volte letto in Genesi 1: "Dio vide che era cosa buona... era cosa molto buona". Nella triplice concupiscenza fruttifica invece la rottura della prima alleanza con il Creatore, con Dio-Elohim, con Dio-Jahvè. Questa alleanza fu rotta nel cuore dell’uomo. Bisognerebbe fare qui un’accurata analisi degli avvenimenti descritti in Genesi 3,1-6. Tuttavia, ci riferiamo solo in generale al mistero del peccato, agli inizi della storia umana. Infatti, solo come conseguenza del peccato, come frutto della rottura dell’alleanza con Dio nel cuore umano - nell’intimo dell’uomo - il "mondo" del Libro della Genesi è divenuto il "mondo" delle parole giovannee (1Gv 2,15-16): luogo e sorgente di concupiscenza.

Così, dunque, l’enunciato secondo cui la concupiscenza " non viene dal Padre, ma dal mondo", sembra indirizzarci, ancora una volta, verso il biblico " principio". La genesi della triplice concupiscenza, presentata da Giovanni, trova in questo principio la sua prima e fondamentale delucidazione, una spiegazione, che è essenziale per la teologia del corpo. Per intendere quella verità di importanza universale sull’uomo " storico", contenuta nella parole di Cristo durante il discorso della montagna ( Mt 5,27-28 ), dobbiamo ancora una volta tornare al Libro della Genesi, ancora una volta soffermarci " alla soglia" della rivelazione dell’uomo " storico". Ciò è tanto più necessario, in quanto tale soglia della storia della salvezza si dimostra al tempo stesso soglia di autentiche esperienze umane, come costateremo nelle successive analisi. Vi rivivranno gli stessi significati fondamentali, che abbiamo ricavato dalle precedenti analisi, quali elementi costitutivi di una antropologia adeguata e profondo substrato della teologia del corpo.

3. Può sorgere ancora la domanda se sia lecito trasporre i contenuti tipici della "teologia giovannea", racchiusi in tutta la prima lettera (1Gv 2,15-16), sul terreno del Discorso della montagna secondo Matteo, e precisamente dell’affermazione di Cristo tratta da Matteo 5,27-28: "Avete inteso che fu detto: Non commetterete adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore". Riprenderemo questo argomento più volte: ciò nonostante, facciamo riferimento fin d’ora al contesto biblico generale, all’insieme della verità sull’uomo, in essa rivelata ed espressa. Proprio nel nome di questa verità, cerchiamo di capire fino in fondo l’uomo, che Cristo indica nel testo di Matteo 5,27-28: cioè l’uomo che "guarda" la donna "per desiderarla". Un tale sguardo, in definitiva, non si spiega forse col fatto che quell’uomo è appunto un "uomo di desiderio", nel senso della prima Lettera di S. Giovanni, anzi che entrambi, cioè l’uomo che guarda per desiderare e la donna che è oggetto di tale sguardo, si trovano nella dimensione della triplice concupiscenza, che "non viene dal Padre, ma dal mondo"? Occorre, dunque, intendere che cosa sia quella concupiscenza o piuttosto chi sia quel biblico "uomo di desiderio", per scoprire la profondità delle parole di Cristo secondo Matteo 5,27-28, e per spiegare che cosa significhi il loro riferimento, tanto importante per la teologia del corpo, al "cuore" umano.

4. Torniamo di nuovo al racconto jahvista, in cui lo stesso uomo, maschio e femmina, appare all’inizio come uomo di innocenza originaria - prima del peccato originale - e poi come colui che ha perduto questa innocenza, infrangendo l’originaria alleanza col suo Creatore. Non intendiamo qui fare un’analisi completa della tentazione e del peccato, secondo lo stesso testo di Genesi 3,1-5, la relativa dottrina della Chiesa e la teologia. Conviene soltanto osservare che la stessa descrizione biblica sembra mettere particolarmente in evidenza il momento chiave, in cui nel cuore dell’uomo è posto in dubbio il Dono. L’uomo che coglie il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male" fa, al tempo stesso, una scelta fondamentale e la attua contro il volere del Creatore, Dio Jahvè, accettando la motivazione suggeritagli dal tentatore: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male"; secondo antiche traduzioni: "Sarete come dèi, conoscenti del bene e del male" (2). In questa motivazione si racchiude chiaramente la messa in dubbio del Dono e dell’Amore, da cui trae origine la creazione come donazione. Per quanto riguarda l’uomo, egli riceve in dono il "mondo" ed al tempo stesso la "immagine di Dio", cioè l’umanità stessa in tutta la verità della sua duplicità maschile e femminile. È sufficiente leggere accuratamente tutto il brano di Genesi 3,1-5, per individuarvi il mistero dell’uomo che volta le spalle al "Padre" (anche se nel racconto non troviamo tale appellativo di Dio). Mettendo in dubbio, nel suo cuore, il significato più profondo della donazione, cioè l’amore come motivo specifico della creazione e dell’Alleanza originaria (cf. Gen 3,5), l’uomo volta le spalle al Dio-Amore, al "Padre". In certo senso lo rigetta dal suo cuore. Contemporaneamente, quindi, distacca il suo cuore e quasi lo recide da ciò che "viene dal Padre": così, resta in lui ciò che "viene dal mondo".

5. "Allora si aprirono gli occhi di tutte e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture" (Gen 3,6). Questa è la prima frase del racconto jahvista, che si riferisce alla "situazione" dell’uomo dopo il peccato e mostra il nuovo stato della natura umana. Non suggerisce forse anche questa frase l’inizio della "concupiscenza" nel cuore dell’uomo? Per dare una risposta più approfondita a tale domanda, non possiamo soffermarci su quella prima frase, ma occorre rileggere il testo per intero. Tuttavia, qui vale la pena di ricordare ciò che nelle prime analisi è stato detto sul tema della vergogna come esperienza "del limite".(cf. Giovanni Paolo II, Allocutio in Audientia Generali habita, die 12 dec. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, 2 [1979] 1378ss) Il Libro della Genesi fa riferimento a questa esperienza per dimostrare il "confine" esistente tra lo stato di innocenza originaria (cf. in particolare Genesi 2,25, al quale abbiamo dedicato molta attenzione nelle precedenti analisi) e lo stato di peccaminosità dell’uomo al "principio" stesso. Mentre Genesi 2,25 sottolinea che "erano nudi... ma non ne provavano vergogna", Genesi 3,6 parla esplicitamente della nascita della vergogna in connessione col peccato. Quella vergogna è quasi la prima sorgente del manifestarsi nell’uomo - in entrambi, uomo e donna - di ciò che "non viene dal Padre, ma dal mondo".


Saluti:

Ai delegati diocesani o beneficiari del movimento "Secours Catholique"

Je tiens à exprimer un salut chaleureux aux deux mille pèlerins français délégués diocésains ou bénéficiaires du Secours Catholique, dont l’action charitable se déploie si merveilleusement depuis plus de trente ans, en union avec les autres Caritas du monde. Je souligne à la fois ses initiatives d’assistance, nombreuses, ingénieuses et efficaces, et son souci d’éducation à la charité, dans le sillage du très regretté Monseigneur Jean Rodhain.

Chers amis, le mot de saint Paul vous convient: "Caritas Christi urget nos". Aucune détresse ne vous est indifférente. Et vous puisez ceste charité à sa source: en Jésus-Christ. Vous savez le reconnaître qui vous fait signe dans celui qui manque de pain et de vêtement, qui est âgé, malade, étranger, en prison. Vous laissez à d’autres les dissertations sur la pauvreté et sur les réformes possibles qui sont nécessaires à leur plan: vous vous attachez aux misères réelles, actuelles, de tous les laissés pour compte de notre monde, car la charité n’attend pas.

Vous faites cela dans votre pays, où il vous faut être attentifs aux nouvelles pauvretés: la situation des chômeurs a retenu particulièrement votre attention. Mais en même temps, la charité garde pour vous une dimension universelle: vous voulez apporter une contribution précise aux drames venant de la faim, de la guerre, des catastrophes, et y ouvrir le cœur de vos compatriotes. Je vous félicite en particulier de vous préoccuper des réfugiés dans le monde, et notamment de ceux du sud-est asiatique dont vous connaissez bien la situation précaire.

Enfin, pour vous, le secours apporté fait partie de la promotion humaine de toute la personne. J’encourage votre souci de ne pas faire de l’homme un simple assisté, mais de l’aider à prendre en charge sa propre promotion. Bref, vous voulez la dignité de vos frères: c’est cela l’amour.

Merci, au nom de ces amis aimés et secourus, merci au nom de l’Eglise qui reconnaît là le témoignage qu’elle doit donner. Que se développe toujours davantage ceste chaîne de solidarité, dans le monde, en particulier avec les jeunes générations. De tout cœur, je vous bénis.

Ai pellegrini provenienti da vari Paesi dell’Africa

The day after tomorrow I begin my pastoral visit to Africa.

So I greet with special warmth the Africans present I am thinking in particular of the group from Uganda, one of a series of groups from that country that began arriving fast week. Thank you for coming here today. May God bless you and those who are dear to you. May he bless your country and the whole of Africa.

A due gruppi di fedeli di espressione tedesca

BESONDERS HERZLICH begrüße ich die Pilgergruppe des Katholischen Siedlungsdienstes unter der Leitung von Herrn Weihbischof Wöste. Ich beglückwünsche euch zum 50 jährigen Bestehen eures Verbandes, das ihr hier in Rom feiert. Die vielen katholischen Unternehmen, die ihr vertretet, haben in den vergangenen Jahrzehnten ungezählten Familien, besonders jungen und kinderreichen, im sozialen Wohnungsbau Eigenheime errichtet und ihnen so geholfen, ein Familienleben im christlichen Geiste führen zu können. Diesem euren Dienst an der Familie, der zugleich ein Dienst am Leben und für die kirchliche Gemeinschaft ist, gebohrt aufrichtiger Dank und Anerkennung. Von Herzen ermutige ich euch in eurer Arbeit und erbitte euch mit meinem Apostolischen Segen Gottes bleibenden Schutz und Beistand.

* * *

EINEN WEITEREN HERZLICHEN Willkommensgruß richte ich an die anwesenden Mitglieder des Zentralverbandes für das Juwelier-, Gold-und Sill7erschmiedehandwerk der Budesrepublik Deutschland. Ich freue mich über euren Besuch und danke euch für die freundliche Aufmerksamkeit, mit der ihr eure Wertschätzung meiner Szenischen Meditationen über das Sakrament der Ehe im Buch"Der Laden des Goldschmieds"bekundet. Von Herzen begleite ich euch und eure Arbeit in diesem altehrwürdigen Handwerk mit meinen besten Wünschen und meinem Apostolischen Segen.

Ai membri dell’"Associazione Cattolica dei Padri di Famiglia" della diocesi di Vitoria

Con gran afecto saludo al grupo compuesto por los miembros de la Asociación Católica de Padres de Familia de la Diócesis de Vitoria, España

Sé que en la base de vuestro programa como Asociación está la promoción y salvaguardia de los valores cristianos y humanos de la familia. Continuad, amadísimos hermanos y hermanas, en ese meritorio y valioso esfuerzo. Y procurad ante todo que en vuestros propios hogares tenga Dios el lugar que le corresponde y que sea la constante inspiración para la educación de vuestros hijos en la fe, en el camino de la rectitud moral, del respeto y convivencia cívica.

Con estos deseos bendigo de corazón a vosotros, a vuestros familiares y a los miembros de vuestra Asociación.

Ai pellegrini croati

Dragi moji Hrvati!

POZDRAVLJAM SVE hodo è asnike iz Hrvatske, a posebno grupu mladih koji su do š li pod vodstvom oca Božidara Nagya, isusovca, i oca Marijama Tolja, konventualca, u Vje è ni Grad, na spomen hodo è a šè a, koje je vodio u Rim pokojni profesor, sluga

Božji, doktor Ivan Merz. Vi nastojite slijediti stope tog velikog katoli è kog Iaika.

Pozdravljam takodjer i hodo è asnike koji su do š li povodom velikog jubileja svetog Benedikta, Za š titnika Evrope, pod vodstvoin opata oca Martina Kirigina, benediktinca, i oca Roka Tomi è a, franjevca. Ideali sv é tog Benedikta zna è e mnogo i za danasnju Evropu.

Dragi moji Hrvati, ostanite uvijek vjerni Isusu Kristu, nebeskoj Majci Mariji, svetoj Crkvi. Zapamtite i kažite to i kada se vratite va š im ku è ama, da vas Papa voli i blagoslivlje rado vas i sve va š e.

Al gruppo della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze

Desidero ora rivolgere una particolare parola di saluto al gruppo degli appartenenti alla Venerabile Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, che così numerosi sono venuti a questa Udienza generale.

Carissimi, vi ringrazio per la vostra presenza, che esprime certamente devozione e attaccamento alla Sede di Pietro ed al Suo Successore; ma soprattutto mi compiaccio perla testimonianza di carità che voi date attraverso l’attiva, volontaria e disinteressata partecipazione alle molteplici iniziative assistenziali promosse dal vostro benemerito, secolare sodalizio, che, nato da un’autentica matrice cristiana, conserva ancor oggi piena validità.

E’ nota la gloriosa ed antica storia dell’opera fiorentina che prende il nome di "Misericordia", per richiamarsi appunto alla virtù cristiana, fiorita dalla carità, che vuole promuovere tra gli associati, e per indicare le opere di misericordia che cerca di attuare verso coloro che si trovano in ogni genere di bisogno materiale e spirituale.

Ben volentieri esprimo l’auspicio che la vostra "Venerabile Arciconfraternita della Misericordia" e tutte le altre "Misericordie" toscane possano continuare la loro benefica opera, secondo la loro originaria ispirazione cristiana, ricordando sempre l’insegnamento del Signore nel discorso della montagna: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia".

Con questi sentimenti, vi incoraggio nel vostro generoso impegno di carità e benedico voi qui presenti, i vostri familiari e tutti gli iscritti al vostro benemerito sodalizio.

Agli appartenenti al movimento "Cursillos" di cristianità

E’ presente all’Udienza un folto gruppo di appartenenti ai "Cursillos" di cristianità. A voi il mio saluto cordiale, figli carissimi! Il vostro Movimento, che ha celebrato da poco il suo trentennio di fondazione, si propone di suscitare nei cristiani l’impegno a vivere con coerenza la loro fede, sia come singoli che come comunità, ed a portarne il fermento negli ambienti che frequentano. Si tratta di riscoprire la verità esplosiva del messaggio evangelico: Dio, Padre di tutti, ci si è fatto incontro in Gesù Cristo, per raccoglierci, mediante la grazia dello Spirito, nell’unica famiglia della Chiesa. In essa noi possiamo già fin d’ora fare un’esperienza vera, anche se iniziale, di quell’amore che costituirà la sorgente inesauribile della gioia senza fine del Cielo. V’è qui la sintesi di tutto il cristianesimo. Lasciatevene conquistare sempre più e diventatene gli apostoli infaticabili nel vostro ambiente: questo è in realtà l’annuncio che attende ogni cuore umano, anche senza saperlo. Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica, come pegno della grazia divina, nella quale ciascuno di voi si sforza di vivere sempre.

Ai partecipanti al corso di aggiornamento sul metodo dell’ovulazione Billings

Rivolgo un saluto anche ai partecipanti al Corso di Aggiornamento sul Metodo dell’Ovulazione Billings, organizzato presso l’Auditorium della Università Cattolica del Sacro Cuore. Carissimi, mi rallegro con voi per l’impegno generoso che ponete nel promuovere una regolazione delle nascite che sia rispettosa della legge di Dio, e quindi anche dell’autentica dignità dell’uomo. Non vi scoraggino le difficoltà che potete incontrare sul vostro cammino. Voi servite l’uomo: causa nobilissima per la quale è ben giusto che si fatichi, pagando, se necessario, anche di persona. Vi benedico tutti con particolare effusione di cuore.

A vari gruppi

Sono lieto di rivolgere un affettuoso saluto ai componenti il pellegrinaggio della Parrocchia romana di S. Pio V, i quali celebrano la festa liturgica del loro celeste Patrono, che tanto amò ed operò per la Chiesa; in tale occasione hanno voluto, con gentile pensiero, restituirmi la visita da me compita il 28 ottobre dello scorso anno.

* * *

Con lo stesso animo riconoscente accolgo i pellegrini della Diocesi di Gravina, convenuti a Roma per ricordare il mio predecessore Benedetto XIII, loro illustre concittadino, in occasione del 250° anniversario della sua morte; ed ho il piacere di veder uniti ad essi i fedeli della Prelatura di Altamura ed Acquaviva delle Fonti, guidati da Monsignor Salvatore Isgrò, Pastore di entrambe le Comunità ecclesiali. Nel ringraziarvi tutti, carissimi figli, per la vostra attestazione di filiale ossequio ed affetto, vi esorto a rendere sempre più generosa e fervida la vostra testimonianza cristiana nelle singole famiglie e nella società, in un crescente spirito di fraterna coesione, affinché si manifesti in voi la vittoria di Cristo Risorto. Con tale auspicio, benedico di cuore voi, le vostre famiglie e tutte le persone care.

Agli appartenenti all’"Associazione Nazionale Sottufficiali e Guardie Forestali"

Rivolgo un particolare saluto agli appartenenti all’"Associazione Nazionale Sottufficiali e Guardie Forestali", che sono riuniti a Roma per il loro II Convegno Nazionale, al quale partecipano anche le Delegazioni delle Associazioni Forestali Europee.

Carissimi, la Chiesa apprezza il vostro impegno di conoscere e far conoscere sempre meglio la natura e le sue risorse, per amarla come dono di Dio e mezzo di vita, e soprattutto per custodirla e difenderla. Di cuore invoco per voi l’aiuto del Signore, per intercessione del vostro Protettore San Giovanni Gualberto e di San Francesco di Assisi, designato recentemente, come sapete, "Patrono dell’Ecologia".

Vi accompagni sempre la mia Apostolica Benedizione.

Ai giovani

Un paterno saluto va ora a voi giovani, presenti a questa Udienza ed a me sempre tanto cari, perché, col vostro mondo pieno di vita e di entusiasmo, significate tanta speranza per la Chiesa di Dio.

"I giovani - dice il Concilio - esercitano un influsso di somma importanza nella società odierna". Siate consapevoli di questa grande realtà, dimostrando innanzitutto piena responsabilità e impegno nel compimento dei vostri doveri, generoso entusiasmo nella realizzazione della missione propria a ciascuno di voi.

In questo programma di vita assista la Vergine Maria, che vi offre, nel prossimo mese di maggio a Lei dedicato, l’esempio delle sue virtù, mentre di tutto cuore vi benedico.

Agli ammalati

Dedico una speciale parola di saluto e di conforto a tutti gli ammalati qui presenti, alla cui considerazione, all’inizio del mese di maggio, vorrei offrire l’immagine della Vergine ai piedi della Croce.

"Presso la croce di Gesù stava sua Madre". La Vergine, col suo dolore di madre, ha partecipato, in maniera tutta particolare alla passione di Gesù, cooperando intimamente alla salvezza del genere umano. Come Maria, ciascuno di noi si può e si deve associare a Gesù sofferente per farsi, col proprio dolore, parte attiva nella redenzione del mondo, da Lui operata nel mistero pasquale.

Con questi voti, la mia confortatrice Benedizione, avvalorata dal materno aiuto di Maria, accompagni voi e quanti con amore vi assistono nella vostra offerta quotidiana.

Agli sposi novelli

Sempre gradita è anche la presenza del gruppo degli sposi novelli.

Invito anche voi a guardare a Maria nella sua vita di Nazareth ed imitarla alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II: "...Creati ad immagine del Dio vivente siate uniti da un eguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune santità". Maria, nella povera casa di Nazareth, si è donata, insieme con Giuseppe, pienamente a Gesù. Ecco la vostra vocazione di sposi cristiani: santificarvi, amandovi scambievolmente nell’amore del Cristo.

Perché possiate realizzare questa cristiana missione, prego il Signore e la Vergine Maria che vi sostengano nelle vostre responsabilità e vi proteggano nelle prove e nei pericoli. V’imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo volentieri a tutti i vostri cari.

***

Prima di concludere l’udienza il Santo Padre esprime la sua gioia per la felice conclusione della vicenda dell’Ambasciata Dominicana a Bogotà, in cui per circa due mesi sono stati tenuti in ostaggio alcuni Rappresentanti diplomatici di vari Paesi.

Voglio rendere partecipi anche voi, carissimi fratelli e sorelle qui presenti, della profonda consolazione che ho provato nell’apprendere la liberazione di tutti gli ostaggi, che ormai da due mesi erano trattenuti nell’Ambasciata della Repubblica Dominicana, a Bogotà. Come sapete, tra gli altri Rappresentanti diplomatici di vari Paesi vi era pure il Nunzio Apostolico, Monsignor Angelo Acerbi, rappresentante della Santa Sede in Colombia; egli è giunto a Roma, ieri, ed ho avuto la gioia di riabbracciarlo.

Ringraziamo insieme il Signore per la conclusione, che da tanto tempo si auspicava, ed era attesa da tutti; e ringraziamoLo soprattutto perché essa è avvenuta senza che accadessero danni irreparabili sia alle persone singole, sia alle Nazioni nelle loro mutue relazioni di pace. È una gioia per me, ed è una gioia per tutta l’umanità, perché è una affermazione dei veri grandi beni che devono essere garantiti ad ogni costo.

Questo aspetto umano è ciò che soprattutto merita di essere messo in luce in una circostanza così gravida di conseguenze, che poteva concludersi anche tragicamente, e ricca di risvolti umanitari commoventi, terminata invece felicemente.

Le lunghe sofferenze di chi è passato attraverso una esperienza tanto drammatica; le comprensibili privazioni degli interminabili giorni della reclusione; le ansie delle care famiglie e dei singoli Governi: tutto è ormai un brutto ricordo di fronte alla realtà consolante che ora si è avverata.

C’è effettivamente da rallegrarsi quando finalmente trionfa la ragione, la solidarietà, l’effettiva volontà di pace, il rispetto per la dignità umana, l’osservanza del diritto delle Genti, sancito da convenzioni che riguardano i rappresentanti di un popolo come persone sacre e inviolabili.

Nel ringraziare fervidamente il Signore per questo felice esito, preghiamo perché una soluzione egualmente positiva possa essere trovata sempre, anche altrove. Là si rivolge il mio pensiero, il mio augurio, la mia preghiera.


(1) Cf. p. es.: J. Bonsirven, Epîtres de Saint Jean, Beauchesne, Paris 19542, pp. 113-119; E. Brooke, Critical and Exegetical Commentary on the Johannine Epistles [International Critical Commentary], Clark, Edinburgh 1912, pp. 47-49; P. De Ambroggi, Le Epistole Cattoliche, Marietti, Torino 1947, pp. 216-217; C. H. Dodd, The Johannine Epistles, Moffatt New Testament Commentary, London 1946, pp. 41-42; J. Houlden, A Commentary on the Johannine Epistles, Black, London 1973, pp. 73-74, B. Prete, Lettere di Giovanni, Ed. Paoline, Roma 1970, p. 61; R. Schnackenburg, Die Johannesbriefe, Herders Theologischer Kommentar zum Neuen Testament, Freiburg 1953, pp. 112-115; J. R. W. Stott, Epistles of John, Tyndale New Testament Commentaries, London 19693, pp. 99-101. Sul tema della teologia di Giovanni, cf. in particolare A. Feuillet, Le mystère de l’amour divin dans la théologie johannique, Gabalda, Paris 1972.

(2) Il testo ebraico può avere entrambi i significati, perché suona: "Sa ELOHIM che il giorno in cui ne mangerete [il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male] si apriranno i vostri occhi e diventerete come ELOHIM, conoscenti del bene e del male". Il termine elohim è plurale di eloah ["pluralis excellentiae"]. In relazione a Jahvè, ha significato singolare; può però indicare il plurale di altri esseri celesti o divinità pagane [p. es. Sal 8,6; Es 12,12; Gdc 10,16; Os 31,1 e altri]. Riportiamo alcune versioni:

– italiano: "diverreste come Dio, conoscendo il bene e il male" [Pont. Istit. Biblico, 1961];

– francese: "...vous serez comme des dieux, qui connaissent le bien et le mal" [Bible de Jérusalem, 1973];

– inglese: "you will be like God, knowing good and evil" [Revised Standard Version, 1966];

– spagnolo: "seréis como dioses, conocedores del bien y del mal" [S. Ausejo, Barcelona 1964]; "seréis como Dios en el conocimiento del bien y el mal" [A. Alonso Schökel, Madrid 1970].

 

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