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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 17 marzo 1982

 

1. Continuiamo la riflessione sulla verginità o celibato per il Regno dei cieli: tema importante anche per una completa teologia del corpo.

Nell’immediato contesto delle parole sulla continenza per il Regno dei cieli, Cristo fa un confronto molto significativo; e questo ci conferma ancor meglio nella convinzione che egli voglia radicare profondamente la vocazione a tale continenza nella realtà della vita terrena, facendosi così strada nella mentalità dei suoi ascoltatori. Elenca, infatti, tre categorie di eunuchi.

Questo termine riguarda i difetti fisici che rendono impossibile la procreatività del matrimonio. Appunto tali difetti spiegano le due prime categorie, quando Gesù parla sia dei difetti congeniti: “Eunuchi che sono nati così dal ventre della madre” (Mt 19, 11), sia dei difetti acquisiti, causati da intervento umano: “Ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini” (Mt 19, 12). In entrambi i casi si tratta dunque di uno stato di coazione, perciò non volontario. Se Cristo, nel suo confronto, parla poi di coloro “che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli” (Mt 19, 12), come di una terza categoria, certamente fa questa distinzione per rilevare ancor più il suo carattere volontario e soprannaturale. Volontario perché gli appartenenti a questa categoria “si sono fatti eunuchi”; soprannaturale, invece, perché l’hanno fatto “per il Regno dei cieli”.

2. La distinzione è molto chiara e molto forte. Nondimeno, forte ed eloquente è anche il confronto. Cristo parla a uomini, ai quali la tradizione dell’antica alleanza non aveva tramandato l’ideale del celibato o della verginità. Il matrimonio era così comune che soltanto un’impotenza fisica poteva costituirne una eccezione. La risposta data a discepoli in Matteo (Mt 19, 10-12) è ad un tempo rivolta, in un certo senso, a tutta la tradizione dell’Antico Testamento. Lo confermi un solo esempio, tratto dal Libro dei Giudici, al quale ci riferiamo qui non tanto a motivo dello svolgimento del fatto, quanto a motivo delle parole significative, che lo accompagnano. “Mi sia concesso . . . piangere la mia verginità” (Gdc 11, 37), dice la figlia di Iefte a suo padre, dopo aver appreso da lui di essere stata destinata all’immolazione per un voto fatto al Signore (nel testo biblico troviamo la spiegazione di come si giunse a tanto). “Va’; - leggiamo in seguito - e la lasciò andare . . . Ella se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità. Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo” (Gdc 11, 38-39).

3. Nella tradizione dell’Antico Testamento, a quanto risulta, non c’è posto per questo significato del corpo, che ora Cristo, parlando della continenza per il Regno di Dio, vuole prospettare e rivelare ai propri discepoli. Tra i personaggi a noi noti, quali condottieri spirituali del popolo dell’antica alleanza, non vi è alcuno che avrebbe proclamato tale continenza a parole o nella condotta. (È vero che Geremia doveva, per esplicito ordine del Signore, osservare il celibato [cf. Ger 16, 1-2]; ma questo fu un “segno profetico”, che simboleggiava il futuro abbandono e la distruzione del paese e del popolo.) Il matrimonio, allora, non era soltanto uno stato comune, ma, in più, in quella tradizione aveva acquisito un significato consacrato dalla promessa fatta ad Abramo dal Signore: “Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli . . . E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te” (Gen 17, 4.6-7). Perciò nella tradizione dell’Antico Testamento il matrimonio, come fonte di fecondità e di procreazione in rapporto alla discendenza, era uno stato religiosamente privilegiato: e privilegiato dalla stessa rivelazione. Sullo sfondo di questa tradizione, secondo cui il Messia doveva essere “figlio di Davide” (Mt 20, 30), era difficile intendere l’ideale della continenza. Tutto perorava a favore del matrimonio: non soltanto le ragioni di natura umana, ma anche quelle del Regno di Dio. (È vero, come è noto dalle fonti extrabibliche, che nel periodo intertestamentario il celibato era mantenuto nell’ambito del giudaismo da alcuni membri della setta degli Esseni [cf. Giuseppe Flavio, Bell. Jud., II, 8, 2: 120-121; Filone Al., Hypothet., 11, 14]; ma ciò avveniva al margine del giudaismo ufficiale e probabilmente non persistette oltre l’inizio del II secolo. Nella comunità di Qumran il celibato non obbligava tutti, ma alcuni dei membri lo mantenevano fino alla morte, trasferendo sul terreno della pacifica convivenza la prescrizione del Deuteronomio [23, 10-14] sulla purità rituale che obbligava durante la guerra santa. Secondo le credenze dei Qumraniani, tale guerra durava sempre “tra i figli della luce e i figli delle tenebre”; il celibato fu dunque per loro l’espressione dell’esser pronti alla battaglia [cf. 1 Qm. 7, 5-7].)

4. Le parole di Cristo determinano in tale ambito una svolta decisiva. Quando egli parla ai suoi discepoli, per la prima volta, sulla continenza per il Regno dei cieli, si rende chiaramente conto che essi, come figli della tradizione dell’Antica Legge, debbono associare il celibato e la verginità alla situazione degli individui, specie di sesso maschile, che a causa dei difetti di natura fisica non possono sposarsi (“gli eunuchi”), e perciò si riferisce direttamente a loro. Questo riferimento ha uno sfondo molteplice: sia storico che psicologico, sia etico che religioso. Con tale riferimento Gesù tocca - in certo senso - tutti questi sfondi, come se volesse dire: So che quanto ora vi dirò dovrà suscitare grande difficoltà nella vostra coscienza, nel vostro modo di intendere il significato del corpo; vi parlerò, difatti, della continenza, e ciò si assocerà indubbiamente in voi allo stato di deficienza fisica, sia innata sia acquisita per causa umana. Io invece voglio dirvi che la continenza può anche essere volontaria e scelta dall’uomo “per il Regno dei cieli”.

5. Matteo, al cap. 19, non annota alcuna immediata reazione dei discepoli a queste parole. La troviamo più tardi solamente negli scritti degli Apostoli, soprattutto in Paolo (cf. 1 Cor 7, 25-40; vide etiam Ap 14, 4). Ciò conferma che tali parole si erano impresse nella coscienza della prima generazione dei discepoli di Cristo, e poi fruttificarono ripetutamente e in modo molteplice nelle generazioni dei suoi confessori nella Chiesa (e forse anche fuori di essa). Dunque, dal punto di vista della teologia - cioè della rivelazione del significato del corpo, del tutto nuovo rispetto alla tradizione dell’Antico Testamento -, queste sono parole di svolta. La loro analisi dimostra quanto siano precise e sostanziali, nonostante la loro concisione (lo costateremo ancor meglio, quando faremo l’analisi del testo paolino della prima lettera ai Corinzi, capitolo 7). Cristo parla della continenza “per” il Regno dei cieli. In tal modo egli vuole sottolineare che questo stato, scelto coscientemente dall’uomo nella vita temporale, in cui di solito gli uomini “prendono moglie e prendono marito”, ha una singolare finalità soprannaturale. La continenza, anche se scelta coscientemente e anche se decisa personalmente, ma senza quella finalità, non entra nel contenuto del suddetto enunciato di Cristo. Parlando di coloro che hanno scelto coscientemente il celibato o la verginità per il Regno dei cieli (cioè “si sono fatti eunuchi”), Cristo rileva - almeno in modo indiretto - che tale scelta, nella vita terrena, è unita alla rinuncia e anche ad un determinato sforzo spirituale.

6. La stessa finalità soprannaturale - “per il Regno dei cieli” - ammette una serie di interpretazioni più dettagliate, che Cristo in tale passo non enumera. Si può però affermare che, attraverso la formula lapidaria di cui egli si serve, indica indirettamente tutto ciò che è stato detto su quel tema nella Rivelazione, nella Bibbia e nella Tradizione; tutto ciò che è divenuto ricchezza spirituale dell’esperienza della Chiesa, in cui il celibato e la verginità per il Regno dei cieli hanno fruttificato in modo molteplice nelle varie generazioni dei discepoli e seguaci del Signore.


Ai giovani

Carissimi giovani!

La vostra presenza a questa Udienza riempie il mio cuore di profonda letizia, perché, con il vostro entusiasmo, date a tutti, ed alla Chiesa in modo particolare, la serena certezza di poter contare su di voi, sul vostro impegno, sulla vostra preparazione per proclamare il messaggio cristiano.

Ciò assume una importanza speciale ed un significato tipico in questo periodo liturgico di Quaresima, nel quale il Popolo di Dio si prepara alla celebrazione annuale del “Mistero pasquale”, cioè a ripercorrere le tappe della passione, morte e risurrezione di Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo.

Riflettendo ed ispirandomi alla orazione, che la Chiesa ci fa innalzare a Dio, oggi mercoledì della terza settimana di Quaresima, auspico che siate sempre “formati nell’impegno delle buone opere”, che in questo tempo di conversione e di grazia sono la rinuncia al peccato, la mortificazione, il senso del sacrificio, concepiti non come avvilimento e depauperamento della personalità e della natura umana, ma come sua nobilitazione ed esaltazione. A ciò occorrerà unire l’“ascolto della Parola” di Dio, un’attenzione devota, umile, silenziosa, obbediente, perché ci troviamo di fronte ad un Interlocutore, che è la Verità infinita e che risponde alle domande più segrete e più inquietanti della nostra esistenza di uomini e di cristiani. La Parola di Dio vi spingerà a servire a lui, con generosa dedizione “liberi da ogni egoismo”, nella consapevolezza che lui, il Dio di Amore e di Misericordia, vuole donarsi totalmente a noi e dilatare il nostro cuore, per renderlo capace di donarci a lui, superando il nostro talvolta chiuso e gretto individualismo.

La Quaresima, tempo di conversione permanente, sarà anche tempo privilegiato per la “comune preghiera” a Dio, nostro Padre, per riconoscerci tutti “fratelli” in Cristo.

Vi auguro con tutto il cuore, carissimi giovani, che il vostro proposito di seguire Cristo sia mantenuto con fermezza, anche se tale sequela potrà comportare ed esigere continui sforzi ed un coraggio a tutta prova di fronte al mondo, che può essere sordo ed indifferente nei confronti della persona e della missione di Gesù.

La mia benedizione apostolica accompagni sempre voi e i vostri cari.

Desidero ora rivolgere un saluto ai fedeli della diocesi di Sovana-Pitigliano-Orbetello, i quali, insieme col loro Vescovo, Monsignor Giovanni D’Ascenzi, sono venuti in pellegrinaggio a Roma per esprimere pubblicamente la loro fede.

Carissimi fratelli e sorelle! Vi ringrazio sinceramente per la vostra visita e per la vostra testimonianza. Un pensiero di apprezzamento reputo doveroso indirizzare al numeroso gruppo che è giunto, con notevoli sacrifici, dall’Isola del Giglio.

Vi esorto a rendere sempre più intenso e capillare il lavoro della catechesi a tutti i livelli e l’impegno per le vocazioni, dando una coerente e concreta testimonianza di vita cristiana anche di fronte a quanti vengono a godere le bellezze naturali di cui Dio ha dotato la vostra regione.

Con questi voti, ben volentieri invoco dal Signore l’effusione dei favori celesti su voi qui presenti, su tutti i fedeli della vostra diocesi, specialmente sui minatori dell’Amiata ora disoccupati e sui marittimi imbarcati nelle navi, lontani dalle loro famiglie, e vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Poursuivant notre réflexion sur la virginité et le célibat, j’en arrive à ces paroles du Seigneur qui font référence à ceux qui, soit par nature, soit par la main des hommes, sont devenus incapables de procréer dans le mariage. Le Christ y ajoute une troisième catégorie: ceux qui se sont faits eunuques pour le Royaume des cieux. Cette évocation d’une déficience physique chez les premiers à propos de la virginité pour le Royaume, en souligne par contraste le caractère libre et volontaire. Elle manifeste aussi combien cet enseignement du Christ constitue un changement radical par rapport aux conceptions vétéro-testamentaires: le mariage y était conçu, au contraire, comme un moyen privilégié donné aux hommes en vue du Royaume de Dieu, expression consacrée de la promesse faite à Abraham. Bref, pour le Seigneur, le choix de la virginité, dans cette vie terrestre, est lié à un renoncement et à un effort spirituel déterminé. Il appartiendra aux disciples du Christ de développer les divers aspects de sa finalité surnaturelle.

Al Centro Internazionale Lasalliano dei Fratelli delle Scuole Cristiane

Parmi les groupes présents, je suis heureux de saluer celui du Centre International Lasallien des Frères des Ecoles Chrétiennes. Puissiez-vous, grâce à votre longue session romaine sur la vie communautaire, développer encore l’aspect fraternel de vos communautés, et en donner le témoignage au monde contemporain, un peu comme l’avait fait en son temps saint François dont vous allez méditer l’exemple à Assise, et comme l’a voulu et réalisé pour des Frères éducateurs saint Jean-Baptiste de La Salle!

Je salue affectueusement les autres groupes de langue française, et je les bénis bien volontiers.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear brothers and sisters,

My cordial welcome goes to all the English-speaking visitors: to the priests, religious and laity, to the young and the old, to the individuals, families and groups present here today. In the context of a complete theology of the body, we have been considering virginity or celibacy that is embraced “for the sake of the Kingdom of heaven”. In speaking about procreation, Christ explicitly mentions those who willingly forgo it for a supernatural motive. On this point his teaching represents something new with regard to the Old Testament. He is proposing and revealing to his disciples a new meaning for the body, one that was not understood in the past. Christ’s teaching remained in the memory of his followers and has been applied in the history of the Church. Celibacy or virginity is a special vocation involving renunciation and spiritual effort. It is a choice that is made for the sake of the Kingdom of heaven, and has brought spiritual riches to the life of the Church.

Ai giovani dell’Inghilterra

I am happy to welcome the television crew from “Newsround” in Britain. It is the BBC’s news programme for children. You have come to show the children of Britain this meeting with pilgrims from all over the world. Through you I send my blessing to all the children, and I look forward to being with them in Britain very soon.

Agli irlandesi

I know that today is a very important day for the Irish everywhere. It is Saint Patrick’s Day. And so I give a special greeting to the Irish present and to all who draw inspiration from that great saint. May his example encourage you to proclaim the glory of God and the good news of salvation. God bless you all.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Herzlich grüße ich die wiederum wachsende Zahl der Pilgergruppen und Besucher aus den Ländern deutscher und niederländischer Sprache. Ich erbitte euch allen zu eurer Romreise reiche Gnaden für eine fruchtbare österliche Bußzeit.

Unsere Überlegungen verweilen zur Zeit bei dem evangelischen Rat zur Ehelosigkeit um des Himmelreiches willen. Beim alttestamentlichen Gottesvolk stand allein die Ehe in hohem Ansehen. Unfruchtbarkeit und Ehelosigkeit galten vielmehr als eine Schande, da man von der Mitwirkung in der Geschlechterfolge ausgeschlossen war, aus der nach der Verheißung der Messias hervorgehen sollte. Im Neuen Bund gibt es hingegen, wie Jesus ausdrücklich feststellt, neben den Menschen, die von Geburt an zur Ehe unfähig sind oder von den Menschen dazu gemacht wurden, auch noch andere, die aus Liebe zu Gott und zu seinem Reich auf die Ehe verzichten. Dieser Entschluß zur Ganzhingabe an Gott in der Ehelosigkeit erfolgt in voller Freiheit. Christus vollzieht mit diesem evangelischen Rat zur Ehelosigkeit um des Himmelreiches willen eine entscheidende Wende, er setzt einen Neuanfang, der später in den Schriften der Apostel und im Leben der Kirche vielfältige und reiche Früchte tragen wird. Auf daß Gott auch euch für dieses hohe Lebensideal aus dem Geist des Evangeliums ein tiefes Verständnis erschließen und auch heute viele Jugendliche dazu ermutigen möge, erteile ich euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Doy ante todo la bienvenida a cada persona o grupo presente en esta Audiencia y procedente de los diversos Países de lengua española.

El Evangelio de San Mateo nos recuerda las palabras de Jesús en las que habla de la virginidad por el reino de los cielos: “Hay eunucos que nacieron así del vientre de su madre, y hay eunucos que fueron hechos por los hombres, y hay eunucos que se han hecho tales por el reino de los cielos”.

Cristo, con estas palabras, propone una novedad absoluta: la virginidad voluntaria, aceptada por motivaciones superiores. Y lo hace a una sociedad que no estimaba este valor. Ningún personaje del Antiguo Testamento habla de la virginidad como una renuncia o esfuerzo espiritual por razones sobrenaturales, que después de Cristo ha fructificado en tantos seguidores del Señor.

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Dirijo ahora un saludo particular al numeroso grupo del Ilustre Colegio de Abogados de Valencia. Queridos amigos: os agradezco vuestra visita y habría querido poder entretenerme más largamente con vosotros. Os expreso mi sincera estima y os aliento a mantener siempre en vuestra vida personal, familiar y profesional una profunda inspiración ética y cristiana. Para que así sea, doy a vosotros y a vuestras familias mi cordial Bendición.

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Saludo asimismo y bendigo a los peregrinos Terciarios Franciscanos de Mallorca. Que la visita a los lugares franciscanos os afiance en esas grandes virtudes de fe y amor al hermano que testimonió San Francisco de modo tan elocuente.

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Finalmente, saludo al grupo del Colegio de las Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza de Madrid. Con mi Bendición, os aliento a formaros y vivir siempre como auténticas jóvenes cristianas.

Ai fedeli di lingua portoghese

Saudações cordiais aos peregrinos e ouvintes de língua portuguesa!

Neste tempo da Quaresma - tempo de conversão, de penitência - reflectimos sobre a virgindade ou celibato “por amor do Reino dos Céus”, pela sua relação com uma teologia do corpo humano.

No Evangelho, Jesus Cristo fala de uma renúncia ao matrimónio, não pela incapacidade, congénita ou provocada, de procriar e de realizar os outros fins da união conjugal, mas como acto voluntário, a exigir esforço espiritual, por um fim sobrenatural: “por amor do Reino dos Céus”. Isso não encontrava a seu favor a prática corrente e a tradição entre os ouvintes, para os quais, segundo a mentalidade do Antigo Testamento, o matrimónio era um estado privilegiado.

Mas Cristo foi bem claro sobre o valor e sentido de tal renúncia, que viria a constituir riqueza espiritual da Igreja. Para que cresçais no apreço de tal riqueza, dou-vos a Bênção Apostólica.

Ad alcuni pellegrinaggi italiani

Tra i vari gruppi di lingua italiana, saluto innanzitutto i due pellegrinaggi di malati: quello della diocesi di Fiesole, presieduto dal Vescovo Luciano Giovannetti e organizzato dalla locale UNITALSI; e quello della parrocchia della beata Vergine Immacolata in Binzago di Cesano Maderno, dell’arcidiocesi di Milano, guidato dal Parroco. A voi, che più da vicino imitate il Cristo sofferente, assicuro la mia paterna comunione e la mia preghiera al Signore. E insieme a voi unisco anche gli altri ammalati qui presenti; per tutti il mio affetto è identico, per la sofferenza che avete da sopportare, e il mio ricordo orante è per tutti voi, affinché vi sia concessa quella forza e quella perseveranza che può venire solo da Dio.

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Inoltre voglio menzionare il pellegrinaggio di Camerano, dell’arcidiocesi di Ancona, promosso congiuntamente dalla parrocchia e dall’Amministrazione Comunale, e guidato sia dal Parroco che dal Sindaco. Tutti vi saluto di cuore. Vi ringrazio anche vivamente per i molti doni, che avete voluto recare con voi, sia in natura che in prodotti di fabbriche locali; essi potranno avere un’adeguata destinazione in favore di persone bisognose. Il Signore vi ricompensi e vi assista con i suoi favori celesti.

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Un saluto particolare va ai Delegati Vescovili per il Diaconato permanente, venuti a Roma per un loro incontro nazionale. È con loro il Vescovo di Senigallia, Monsignor Odo Fusi Pecci, incaricato dalla Conferenza Episcopale Italiana per i problemi di questo settore. Mentre mi compiaccio per il lavoro già svolto in questo ambito, prego il Signore perché voglia ampliare ed irrobustire sempre più questa peculiare forma di ministerialità ecclesiale, e perché essa porti frutti sempre più abbondanti per l’edificazione del Corpo di Cristo.

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Intendo anche salutare i membri di altri gruppi, presenti in questa Aula: gli Allievi Ufficiali di Complemento della Scuola del Genio di Roma, accompagnati dai loro Comandanti; i partecipanti al “Corso base per Anziani”, promosso dal Settore Adulti dell’Azione Cattolica; i Donatori di Sangue Volontari dell’Italia Meridionale.

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Infine saluto gli sposi novelli qui presenti, ai quali auguro ogni bene nel Signore.

La preghiera alla Madonna di Jasna Góra

W dalszym ciągu mojej modlitwy, jaką w ciągu audiencji środowych zanoszę do Pani Jasnogórskiej, raz jeszcze odczytuję słowa Biskupów Polskich z dnia 27 lutego.

Oto one:

“Ugoda społeczna powinna zawierać gwarancję dla uzasadnionych potrzeb i aspiracji społeczeństwa, dla współudziału obywateli w życiu publicznym i w sprawowaniu kontroli społecznej.

Stronami ugody społecznej są: władza rządząca i wiarygodni przedstawiciele zorganizowanych grup społecznych. Nie może tu zabraknąć przedstawicieli zawieszonych czasowo związków zawodowych, a wśród nich mającego szeroką aprobatę społeczną Niezależnego Samorządnego Związku Zawodowego, “Solidarność” . . .

Poruszone sprawy stanowią wskazanie kierunku poszukiwań i rozwiązań . . .”.

Tyle Biskupi.

Pani Jasnogórska!

Od całych pokoleń wychowujesz synów i córki mojego Narodu.

W ostatnich dziesiątkach lat szczególnie zacieśnily się więzy pomiędzy nimi a Tobą.

Pozwól więc, ze również i dzisiaj przedłożę Ci te słowa moich Braci w biskupiej posłudze.

Słowa te są wyrazem troski o przyszłość Narodu - troski zrodzonej wśród doświadczeń ostatnich miesięcy i lat.

Słowa te są programem życia w warunkach społecznego ładu. O ty, która jesteś Matką Życia, dopomóż spełnić się tym słowom!

Ed ecco la preghiera del Santo Padre in una nostra traduzione italiana.

Continuando la mia preghiera che, nel corso delle udienze del mercoledì, elevo a nostra Signora di Jasna Góra, leggo ancora una volta le parole dei Vescovi polacchi nel comunicato del 27 febbraio scorso:

“L’intesa sociale deve garantire la soddisfazione delle necessità e la realizzazione delle aspirazioni della popolazione, la cooperazione dei cittadini alla vita pubblica e all’effettivo controllo sociale!

Le parti dell’intesa sono: l’autorità reggente e i rappresentanti credibili dei gruppi sociali organizzati. Non possono mancare i rappresentanti dei sindacati temporaneamente sospesi e tra questi quelli dell’autonomo ed autogestito Sindacato «Solidarnosc» che incontra vasto consenso sociale . . . I problemi toccati sono una indicazione di direzione delle ricerche e delle soluzioni . . .”.

Signora di Jasna Góra!

Da intere generazioni tu educhi i figli e le figlie della mia Nazione. Negli ultimi decenni sono divenuti particolarmente stretti i legami tra di essi e te.

Permetti quindi che anche oggi io esprima a te queste parole dei miei fratelli nel ministero episcopale.

Queste parole sono manifestazione della sollecitudine per il futuro della nazione, della sollecitudine nata in mezzo alle prove degli ultimi mesi ed anni.

Queste parole sono programma di vita per le condizioni dell’ordine sociale!

O tu, che sei Madre della Vita, aiuta affinché si compiano queste parole!

 

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