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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SAN GIOVANNI BOSCO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 31 gennaio 1982

 

1. “... Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli..."” (Mt 18,2-3).

Carissimi fratelli e sorelle, queste parole di Cristo erano certamente insolite per i suoi ascoltatori.

Soprattutto, erano una sorpresa per i suoi discepoli, che “si avvicinarono a Gesù dicendo: Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?”.

E costituiscono una sorpresa anche per noi. Cristo ha legato in modo particolare ed eccezionale il mistero del regno dei cieli con la figura del bambino.

Egli, invece di rispondere con le parole alla domanda fatta dai discepoli, ha risposto con un esempio vivo.

Questo esempio affascina con la sua semplicità; esso è evangelico in tutta la sua sostanza. Cristo ha spiegato il mistero del regno di Dio servendosi di diverse parabole. Si può dire che il bambino sia diventato una di esse; infatti, il bambino sembra spiegare il mistero del regno di Dio in modo particolarmente limpido.

Eppure il mistero rimane sempre mistero.

2. San Giovanni Bosco fu nella storia della Chiesa tra quelli che meglio capirono la parabola di Cristo sul regno dei cieli, espressa con l’esempio del bambino. Egli fu uno dei migliori conoscitori della sua anima, ed uno dei più grandi educatori della gioventù.

Il santo comprese che in ogni giovane essere umano, nel ragazzo, nella ragazza, il regno di Dio è offerto in modo particolare come compito per l’uomo. Bisogna accoglierlo soprattutto in questo senso, secondo tale prospettiva, se si vuole in definitiva, entrare in esso. Il Signore Gesù dice: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5), Gesù stesso è dato a noi, ed è assegnato in compito all’anima del bambino, poiché mediante Gesù, e soltanto in virtù sua, il regno di Dio si inizia nell’uomo e si sviluppa.

Giovanni Bosco colse questa verità in modo straordinario, così come la può cogliere soltanto un santo. In essa egli ha trovato il principale carisma della sua vita sacerdotale, la propria speciale vocazione. Ad essa attingeva risorse vigorose, addirittura incomprensibili. Egli amò il regno di Dio presente nell’anima del bambino, e tale amore evangelico non solo fece di questo semplice sacerdote un educatore geniale, ma anche un sapiente maestro di educatori. In questo modo egli divenne creatore di molti centri moderni per la gioventù, ed illuminato Fondatore di quella Congregazione che coltiva la sua spiritualità ed il suo carisma, trasmettendoli di generazione in generazione, da più di un secolo.

3. Il giorno 31 gennaio, la Chiesa venera la memoria di san Giovanni Bosco. E proprio in questo giorno mi è dato visitare la vostra parrocchia che il Vescovo di Roma ha affidato ai suoi figli spirituali: i Salesiani.

Sono veramente lieto di essere qui con voi, cari fedeli del quartiere “Don Bosco”, e desidererei rimanervi a lungo per conoscere più a fondo la vostra vita, e condividere, con le gioie, le tante difficoltà, talvolta gravose, che vi assillano.

Rivolgo il mio affettuoso saluto, innanzitutto, al signor Cardinale Vicario e al Cardinale Righi-Lambertini, Titolare di questa Chiesa, al Vescovo Ausiliare del Settore, Monsignor Giulio Salimei, il quale, a conclusione della Visita pastorale, vi ha inviato una bella lettera che anch’io ho avuto modo di leggere. Ad essi associo i cari religiosi della Comunità Salesiana, con il Superiore don Enzo Policai ed il Parroco don Savino Losappio, che hanno preparato con generosa dedizione questo festoso incontro.

Il benemerito e responsabile ministero dei Salesiani è affiancato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, presenti nell’ambito della parrocchia in due Istituti, con quasi novanta religiose, impegnate nei vari compiti della scuola, della catechesi e dell’assistenza.

Saluto tutti i Gruppi laicali operanti nella vasta comunità ecclesiale: i cento Catechisti tanto benemeriti, i Gruppi della Liturgia e del Movimento dei Focolari, dei Neo Catecumenali, dei Coniugi, del Rinnovamento dello spirito. Desidero non dimenticare nessuno; a tutti dirigo il mio pensiero di affetto nel Signore. Con tale proposito saluto ogni categoria della parrocchia, con particolare riguardo agli Anziani, agli Ammalati ed ai Giovani, che costituiscono un nucleo straordinariamente popoloso nella compagine del quartiere. Amo, infine, abbracciare spiritualmente tutti voi presenti e quanti non hanno potuto partecipare a questo incontro, per assicuravi che conosco la realtà viva di questa famiglia parrocchiale, alla quale, con la grazia del Signore, vorrei lasciare un ricordo lieto di una partecipazione intensa, che sia di vivo incoraggiamento e profondo incitamento.

Cresciuta attorno al grande Tempio innalzato in onore di don Bosco, la vostra parrocchia, eretta già nel 1953, è passata in questi anni da 12.000 fedeli a quasi 100.000, raggiungendo il numero più elevato della diocesi. Nei mesi scorsi, con parte del suo territorio, è stata eretta un’altra parrocchia.

Mi sono ben note le varie difficoltà di ambiente dovute in gran parte ad una crescita irregolare ed accelerata, senza i necessari servizi ospedalieri, sportivi, ricreativi, di spazio verde. Conosco i problemi dei giovani, colpiti particolarmente dal fenomeno della disoccupazione, con evidenti tensioni e disagi; e quelli degli anziani, che spesso rimangono privi di assistenza.

In questa cornice di vasti e non facili problemi sociali, i Padri Salesiani sono chiamati a svolgere un lavoro immenso ed oneroso. Come Vescovo di quest’alma città, intendo rendere testimonianza allo zelo pastorale ed all’insonne generosità dei figli e delle figlie di don Bosco, mentre li ringrazio di cuore per quanto fanno a favore dell’incremento spirituale, morale e sociale di questa eletta porzione della mia diocesi. Sono loro vicino, incoraggiandoli nel loro impegno di formare illuminate e robuste coscienze di uomini e di cristiani, i quali sappiano ciò che si debba volere, e siano pronti a realizzarlo, nella cornice di un’autentica libertà cristiana.

Lo spirito ed il carisma di don Bosco devono indirizzare pastori e fedeli in quest’opera di formazione individuale, per il bene dell’intera comunità, e per lo svolgimento dei diversi necessari compiti.

A onor del vero, il “luogo ordinario” di lavoro dei Salesiani sono i grandi istituti educativi. La parrocchia è qualcosa di diverso. Nondimeno, il compito educativo tocca il nucleo vivo della pastorale e dell’apostolato parrocchiale, trattandosi – come sopra ho accennato – di formare delle coscienze, delle intelligenze, delle volontà, offrendo loro contenuti autentici e mete valevoli. Bisogna quindi che il carisma salesiano sia fruttuosamente attivo anche nella vita e nell’attività parrocchiale.

4. La liturgia odierna, non solo nel brano del Vangelo di san Matteo, ma anche nelle due letture precedenti, offre alla meditazione alcuni temi, che sono vicini alla vocazione di san Giovanni Bosco e dei suoi figli spirituali.

La prima lettura, tratta dal libro del Siracide, afferma anzitutto l’importanza del rapporto con Dio, per raggiungere quella saggezza umana e divina che rappresenta l’apice della vita cristiana: “Ogni sapienza viene dal Signore... / Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti; / allora il Signore te la concederà”. (Sir 1,1.23). Don Bosco era convinto che senza una profonda vita di fede, nulla di valido è raggiungibile nell’esercizio del sempre attuale “sistema preventivo”.

“Io ritengo – egli scriveva – che senza religione, nulla si possa fare di buono tra i giovani... la forza che noi abbiamo è una forza morale... noi parliamo principalmente al cuore della gioventù e la nostra parola è la Parola di Dio” (Memorie Biografiche 13, 557; 5, 225).

Inoltre, il libro del Siracide ci invita oggi ad una grande confidenza nel Signore, anche nel momento della lotta e della difficoltà: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, / preparati alla tentazione... / Affidati a lui ed egli ti aiuterà; / segui la via diritta e spera in lui” (Sir 2,1.6).

L’invito alla fiducia nella Provvidenza e nell’Amore del Signore appare insistente e continuo nel messaggio pedagogico di don Bosco: “Non c’è rosa senza spine... nelle gioie e nelle pene sia fatta la volontà di Dio, il Quale non ci abbandonerà mai, nemmeno quando ci ruggirà intorno la più furiosa tempesta. Coraggio dunque, coraggio sempre, non stanchiamoci mai di fare il bene” (Memorie Biografiche 15, 176). Ed ancora: “non dubitiamo di nulla; io ho sperimentato che quanto più mancano gli appoggi umani, tanto più Dio vi mette del suo... In mezzo alle prove più dure ci vuole grande fede in Dio... Se l’Opera è vostra, o Signore, voi la sosterrete; se l’Opera è mia sono contento che cada” (Ivi, 7, 319).

Ho voluto ricordare, prendendo lo spunto della prima lettura odierna, alcuni degli innumerevoli consigli dati da don Bosco nell’esercizio instancabile del suo ministero, perché un consiglio saggio ha una grande importanza nel lavoro educativo e nella pastorale. Esso non manchi mai, nell’ambito della vostra comunità, da parte di tutti coloro che assolvono compiti di ministero e di formazione. I pastori delle anime nel confessionale, durante l’incontro con i parrocchiani, nelle consulenze circa la vita matrimoniale, ed in tante altre circostanze; come pure i genitori nell’educazione domestica, devono saper offrire un consiglio retto ed illuminato dalla fede. Così anche i coetanei nei confronti dei propri coetanei, secondo quanto richiede una buona amicizia, sappiano prestare l’aiuto del consiglio leale ed onesto.

5. Anche in ciò che abbiamo ascoltato nella lettera di san Paolo, si può trovare una sintesi concisa del programma del buon educatore:
“Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi” (Fil 4,8-9).

San Giovanni Bosco, cento anni fa, fu un meraviglioso rappresentante e realizzatore di quella insostituibile tradizione educativa che si ispira alla Parola divina. L’uomo, per maturare spiritualmente è chiamato ad attingere alle risorse di quella Sapienza eterna, mediante la quale il Regno di Dio è innestato già nell’anima del bambino.

Tale opera della Sapienza e della Grazia genera la gioia. Ecco le parole di san Paolo: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Fil 4,4-7).

Si! l’opera della Sapienza e della Grazia genera la gioia, genera la pace.

Nel giorno festivo di san Giovanni Bosco, il quale ha preparato tanta gioia e pace per intere generazioni di giovani, desidero, in occasione della mia visita a questa grande parrocchia salesiana in Roma, augurare calorosamente che non manchino mai tali frutti spirituali alla vostra comunità, in questa e nelle successive età.

Oggi, forse più che mai, si sente il bisogno di quella pace e di quella gioia, in cui si manifesta il Regno di Dio, già presente nei cuori dei fanciulli.

Il Dio della pace sia sempre con voi.

Amen.

 

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