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SOLENNE CELEBRAZIONE DEL GIUBILEO DEGLI ARTISTI

PRIMA MESSA VOTIVA DURANTE LA QUALE SI PROCLAMA
IL BEATO ANGELICO PATRONO DEGLI ARTISTI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di  Santa Maria sopra Minerva -  Sabato, 18 febbraio 1984

 

1. “A te voglio cantare davanti agli angeli” (Sal 138, 1).

In questo incontro liturgico desideriamo onorare un uomo a cui fu attribuito il nome di “Angelico”. E la sua vita - in profonda sintonia col soprannome datogli - fu uno straordinario “canto” a Dio: “un canto davanti agli angeli”.

Con tutta la sua vita cantò la gloria di Dio, che egli portava come un tesoro nel profondo del suo cuore ed esprimeva nelle opere d’arte. Fra Angelico è rimasto nella memoria della Chiesa e nella storia della cultura come uno straordinario religioso-artista. Figlio spirituale di san Domenico, col pennello espresse la sua “summa” dei misteri divini, come Tommaso d’Aquino la enunciò col linguaggio teologico. Nelle sue opere i colori e le forme “si prostrano verso il tempio santo di Dio” (Sal 138, 2), e proclamano un particolare rendimento di grazie al suo nome.

L’eccezionale, mistico fascino della pittura di Fra Angelico, ci obbliga a fermarci incantati davanti al genio che l’ha generata e ad esclamare col Salmista:

“Quanto è buono Dio con i giusti, con gli uomini dal cuore puro!” (Sal 73, 1).

2. Guardare al Beato Angelico è guardare a un modello di vita in cui l’arte si rivela come un cammino che può portare alla perfezione cristiana: egli fu un religioso esemplare e un grande artista.

Soprannominato “Angelico” per la bontà del suo animo e per la bellezza dei suoi dipinti, Fra Giovanni da Fiesole fu un sacerdote-artista che seppe tradurre in colori l’eloquenza della parola di Dio.

Se trasse dal focolare domestico una fede limpida e vigorosa, egli ebbe dall’Ordine dei Domenicani, nel quale entrò nel 1420, un’approfondita conoscenza della dottrina sacra e uno stimolo ad annunziare il mistero della salvezza mediante il ministero sacerdotale e la pittura.

Il Beato Angelico, consacrandosi a Dio, conseguì d’essere maggiormente uomo, non solo con gli altri ma per gli altri; le sue opere sono un messaggio perenne di cristianesimo vivo, e al tempo stesso un messaggio altamente umano, fondato sul potere trasumanante della religione, in virtù del quale ogni uomo che viene a contatto con Dio e i suoi misteri torna ad essere simile a lui nella santità, nella bellezza, nella beatitudine; un uomo cioè secondo i disegni primigeni del suo Creatore (cf. Pio XII, AAS 47 [1955] 289).

Egli rese vero nella propria vita il legame organico e costitutivo che c’era tra il cristianesimo e la cultura, fra l’uomo e il Vangelo. In lui la fede è diventata cultura e la cultura è diventata fede vissuta. Fu un religioso che seppe trasmettere, con l’arte, i valori che sono alla base del modo di vita cristiano. Fu un “profeta” dell’immagine sacra: seppe raggiungere le vette dell’arte traendo ispirazione dai misteri della fede (cf. Pio XII, AAS 47 [1955] 285).

In lui l’arte diventa preghiera.

Decretando gli onori liturgici a Fra Giovanni da Fiesole ho inteso riconoscere la perfezione cristiana al sommo pittore, innovatore efficace e sincero della spiritualità artistica, ma ho voluto anche testimoniare il profondo interesse della Chiesa al progresso della cultura e dell’arte, e al dialogo fecondo con esse.

3. In questa Basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, che custodisce la tomba del Beato Angelico e che sorge a fianco del convento in cui egli attese il tramonto della sua giornata terrena il 18 febbraio 1455, siete riuniti questa sera, voi, amici artisti, ai quali Fra Angelico è particolarmente caro.

A voi, professionisti dell’arte, dalle molteplici e affascinanti espressioni, porgo il mio cordiale saluto. Rivolgo il mio affettuoso pensiero a voi, architetti, a cui è istintivo il senso della proporzione e il gusto dello spazio; a voi, scultori e pittori, artisti dei volumi plastici e delle tonalità cromatiche, che vi siete dati convegno assieme agli artisti del canto, della musica, della danza e dello spettacolo, come per integrarvi in un concerto di valori umani e spirituali da offrire alla società di oggi; a voi, docenti di accademie e di facoltà universitarie, dirigenti di istituti d’arte internazionali, direttori di musei, pinacoteche, gallerie; in una parola, a voi tutti che appartenete a quel mondo culturale in cui nascono e si espandono i fenomeni artistici.

A tutti dico: “Amici della vera arte, voi siete amici anche nostri”. Nel ripetere questa frase dei padri del Concilio nel messaggio agli artisti, il mio pensiero pieno di apprezzamento e di ammirazione si estende ad ogni spirito umano innamorato del bello e all’intero mondo degli artisti, non solo di Roma e d’Italia, ma di tutti i continenti.

Ma uno speciale saluto voglio rivolgere anche ai signori Cardinali e ai fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, che partecipano a questa assemblea eucaristica. Mi compiaccio altresì della presenza di autorevoli personalità, particolarmente del signor Ministro dei Beni Culturali d’Italia, che si sono mostrate sensibili al motivo di questo incontro. Rivolgo infine un doveroso saluto anche al Padre Maestro Damiano Byrne e alla Famiglia domenicana.

4. Come Vescovo di Roma desidero esprimere la mia sincera gioia di poter celebrare il Sacrificio eucaristico in questa basilica tanto legata alle tradizioni dell’ordine dei Frati Predicatori nel giorno anniversario del “dies natalis” di un insigne domenicano. Ma la mia gioia è ancora più grande perché l’incontro di stasera è anche la celebrazione del Giubileo degli artisti in occasione dell’Anno Santo della Redenzione. Al termine di una settimana che ha visto promosse numerose iniziative religiose, culturali e artistiche meritevoli di sincero plauso, voi, cari amici artisti, siete qui convenuti per il vostro Giubileo.

In quest’Anno Santo non solo le singole persone, ma anche i diversi gruppi e ambienti cercano di ritrovare la loro “parte speciale” nel Giubileo straordinario della Chiesa, domandandosi: quale rapporto ha l’opera della Redenzione di Cristo con la nostra vita, con la nostra vocazione, con la nostra professione?

Gli artisti si pongono questa domanda, raccogliendosi intorno alla figura di Fra Angelico. E lo fanno giustamente. Infatti tutta l’opera di questo artista di Dio si sviluppa dal profondo del mistero della Redenzione, dalla sua ricchezza divino-umana.

5. Quale rapporto ha la vocazione e la creazione dell’artista con il messaggio dell’Anno Giubilare della Redenzione?

Proviamo a cercare la risposta a questo interrogativo sulle tracce del Beato Angelico, seguendo i testi dell’odierna liturgia.

Andiamo dunque alla Sacra Scrittura, che è stata la fonte principale d’ispirazione per Fra Angelico. Del resto, non solo per lui. Per quanti artisti, nella storia della cultura, questa fonte d’ispirazione si è dischiusa nelle sue davvero inesauribili risorse! Così è stato nelle epoche passate, e così è anche nella nostra epoca. E ogni epoca, attingendo alla stessa fonte, risponde alla sua ispirazione secondo le impostazioni sempre nuove, con tutta la ricchezza e la diversità degli stili e delle scuole artistiche nella letteratura, nella pittura, nella scultura, nella musica e nel teatro.

Per il Beato Angelico la parola di Dio era, sia per la sua vita che per la sua opera creativa, fonte d’ispirazione, alla cui luce creava le proprie opere, e, allo stesso tempo, creava soprattutto se stesso, sviluppando le sue doti naturali eccezionali e corrispondendo alla grazia divina.

6. Questa creatività costituì una specifica pienezza di quella “vita secondo lo Spirito”, della quale parla l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani (prima lettura). Vivere secondo lo Spirito vuol dire: “tendere verso ciò che lo Spirito vuole” (cf. Rm 8, 5). I desideri dello Spirito “portano alla vita e alla pace” (Rm 8, 6). Diversamente dai “desideri della carne, essi si sottomettono alla legge di Dio” (cf. Rm 8, 7) e rendono l’uomo capace di una tale sottomissione. Essa non è qualcosa di passivo, ma di interiormente creativo. Nel sottomettersi alla Legge di Dio, cioè alla Verità, lo spirito umano diventa creativo e insieme sensibile a quella creatività, che lo Spirito di Dio opera in lui.

In questo cammino si comunica nell’uomo anche il riflesso della predilezione divina, cioè la grazia. Mediante la grazia lo Spirito di Dio abita nell’uomo e l’uomo “appartiene a lui” come amico e sposo.

Quella soprannaturale creatività della grazia di Dio trova a sua volta il proprio riflesso nell’agire dell’uomo. E se quell’uomo è un artista, anche nel suo operare artistico, nella sua creatività.

7. Questa verità trova espressione anche nell’odierno Vangelo secondo Matteo.

Cristo dice: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 16).

Cristo parla della “luce delle opere buone”. Andando oltre - nella sfera della vocazione artistica - si potrebbe parlare con buona ragione della “luce delle opere umane”. Questa luce è la bellezza; la bellezza infatti, come “splendore della forma”, è una luce particolare del bene contenuto nelle opere dell’uomo-artista.

Anche sotto quest’ottica, si può comprendere e interpretare la frase di Cristo circa l’albero buono e i frutti buoni, e circa l’albero cattivo e i frutti cattivi.

“Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produce frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7, 17-20).

Penso che Fra Angelico si sentisse profondamente chiamato da questo paragone di Cristo ad una duplice creatività: creava le opere e simultaneamente creava se stesso!

La Chiesa presenta lo stesso invito alla meditazione di tutti gli artisti dicendo: cercate adeguata proporzione tra la bellezza delle opere e la bellezza dell’anima.

8. Questo magnifico processo creativo ha la sua fonte nascosta nell’intimo dell’uomo. L’evangelista ci esorta a cercare le radici della luce degli atti umani, come pure delle opere dell’uomo-artista, nella luce interiore della coscienza. Ecco “la luce che è in te!”. Essa - la coscienza - deve, prima di tutto, essere luce, e non può diventare tenebre. “Se (dunque) la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!” (Mt 6, 23).

E dunque - nella parola di Dio dell’odierna liturgia - è contenuta l’esortazione a coltivare la coscienza umana. E si parla in senso stretto della coscienza morale, ma anche della “coscienza artistica”. Qual è il reciproco rapporto di questi due concetti?

9. Nella parola di Dio dell’odierna liturgia è contenuta anche l’esortazione ad amare i beni indistruttibili, i valori che non passano. Pensiamo ai valori che non passano, che si sono espressi nelle opere d’arte. Le opere, alle quali la memoria umana fa costante riferimento, alle quali ritorna sempre.

Cristo tuttavia pensa a ciò che è valore non transitorio davanti a Dio: “Accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 20-21).

Uomini dell’arte! Il vostro cuore certamente è nella bellezza delle opere del genio umano, come pure nella vostra propria creatività. Il mio augurio è che al tempo stesso voi possiate portare in voi quel senso evangelico di proporzione, del quale ci parla Cristo, l’artista divino, e il suo discepolo: l’artista Fra Angelico.

10. Ecco, egli sembra parlare al suo Maestro con le seguenti parole del salmo dell’odierna liturgia:

“Mi guiderai con il tuo consiglio / e poi mi accoglierai nella tua gloria. / Chi altri avrò per me in cielo? / fuori di te nulla bramo sulla terra” (Sal 73, 24-25). “. . . la roccia del mio cuore è Dio, / è Dio la mia sorte per sempre. / Il mio bene è stare vicino a Dio; / nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, / per narrare le tue opere” (Sal 73, 26.28).

Così, quasi “si confessa” davanti a noi il nostro beato; e in questa confessione, in questa professione egli esprime la profondità della sua comunione con Dio, col mistero della Redenzione.

11. Poniamoci sul limite ultimo di tutti i problemi umani verso il quale ci chiama san Paolo con le parole della lettera ai Romani.

Questo limite è posto tra la vita e la morte.

Ecco, dice l’apostolo:

“Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8, 10-11).

È iscritta nell’animo umano la chiamata all’immortalità. Essa è iscritta nell’animo dell’artista, quando con l’opera del proprio talento, del suo genio, cerca di superare il limite del transeunte e della morte.

Cristo ha dato a ciascuno di noi l’immortalità del suo Santo Spirito. Ci ha chiamati all’immortalità.

Viviamo secondo lo Spirito!

Accogliete questo messaggio! È il messaggio agli artisti nell’Anno giubilare della Redenzione. Fatelo vostro e trasmettetelo ai vostri fratelli. La Chiesa vi consente di sperimentare la misericordia di Dio, mediante l’indulgenza giubilare a misura della vostra disponibilità alla grazia.

Essa vi affida il compito di far intendere, con il vostro lavoro artistico, all’uomo, che vive e soffre il suo dramma, che tutta la vita è immersa nella Redenzione, respira la Redenzione, e che “ogni esistenza umana e l’intera storia dell’umanità ricevono pienezza di significato soltanto dall’incrollabile certezza che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Ioannis Pauli PP. II, Aperite portas Redemptori, 8).

Ecco il messaggio del beato artista, Fra Angelico.

Restiamo in ascolto della sua parola!

Camminiamo nella direzione di questa profondità da lui indicataci.

E perché questo sia facile a tutti, in particolare alla categoria degli artisti, accogliendo le domande fatte dall’Ordine domenicano, da molti vescovi e da vari artisti, proclamo il Beato Angelico patrono presso Dio degli artisti, specialmente dei pittori. A gloria di Dio. Amen.

 

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