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APERTURA DEL SINODO PASTORALE DIOCESANO NELLA BASILICA VATICANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Pentecoste - Domenica, 3 giugno 1990

 

1. “Vieni, Santo Spirito! Penetra nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli” (Sequenza).

Carissimi fratelli e sorelle, facciamo nostra la preghiera con cui oggi tutta la Chiesa invoca la venuta dello Spirito Consolatore, che vuole renderla “una” nella verità e infiammarla col fuoco della carità, perché vada in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo della salvezza!

Facciamola nostra, noi, Chiesa di Dio che è in Roma, convocata sulla tomba di Pietro, per ricevere nuovo impulso nel cammino sinodale già iniziato!

Siamo infatti ben consapevoli di trovarci qui riuniti, insieme con Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, in ideale collegamento con quel luogo primario e originario, nel quale si compirono i più grandi misteri della nostra Redenzione.

Quel luogo è il Cenacolo di Gerusalemme!

Lì, infatti, nacque in certo modo la Chiesa, durante l’ultima Cena, nella vigilia della passione di Cristo: nacque dall’Eucaristia, sacramento del sacrificio di Cristo, che riunisce i figli di Dio dispersi per farne un cuor solo e un’anima sola.

Lì, ancora, la sera del giorno di Pasqua, il Risorto apparve agli Apostoli e mostrò loro le mani e il costato - segni del suo sacrificio - “alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo” (cf. Gv 20, 19-20, 22), per dare inizio alla nuova umanità, la Chiesa appunto, affinché lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo annunciasse a tutti gli uomini.

Lì, finalmente, cinquanta giorni dopo la risurrezione, Cristo Signore portò a compimento il mistero pasquale: adempì la promessa ed effuse lo Spirito - nel segno del fuoco - affinché attraverso l’opera degli Apostoli e dei discepoli, la Chiesa, scaturita dalla Croce e Risurrezione di Cristo, si manifestasse quale segno e strumento della salvezza universale.

Così la prima rivelazione dello Spirito Santo si collega col Cenacolo di Gerusalemme. Con esso è collegata anche la sua piena rivelazione, nel giorno di Pentecoste; evento che la Chiesa commemora nell’odierna solennità.

Infatti “oggi si è compiuta la Pentecoste, alleluia. Oggi lo Spirito appare come fuoco ai discepoli; con doni e carismi li manda su tutta la terra per la testimonianza del Vangelo. Chi crederà e sarà battezzato avrà la salvezza. Alleluia” (Ant. al Magn. dei II Vespri di Pentecoste).

2. Per noi, qui riuniti, la Pentecoste di quest’anno ha un significato tutto particolare. Nel 1986, a mezzanotte, è stato aperto il Sinodo della Chiesa di Roma, con lo scopo di sollecitare la comunità cristiana che è in questa Città, sede del Successore di Pietro, ad aprirsi al dono dello Spirito, per vivere più autenticamente la comunione e la missione, in conformità con le direttive del Concilio Vaticano II e in risposta alla singolare vocazione, alla quale è chiamata dalla Provvidenza, in vista di un nuovo e più vigoroso annuncio del Vangelo nel mutato contesto socio-culturale. Tutto questo affinché “venga il Regno di Dio” e si realizzi pienamente il progetto della Redenzione, in questo scorcio di secolo in cui l’umanità è proiettata verso il III millennio dell’era cristiana.

Ringrazio il Cardinale Vicario per le parole che ha rivolto all’inizio di questa celebrazione eucaristica, con le quali ha tracciato le grandi linee del cammino sinodale percorso in questi quattro anni e di quello che resta da compiere.

La prima tappa di questo cammino, intesa a conoscere meglio la situazione della Città e lo stato pastorale della diocesi, si può dire ormai conclusa.

Sono emersi problemi ed istanze in ordine alla comunione e alla nuova evangelizzazione; si è aperto un vasto campo di impegno; sono nate molte speranze; si delineano interessanti prospettive di rinnovamento.

Le quindici Commissioni preparatorie hanno elaborato un vasto materiale per la riflessione, la verifica e il rilancio della vita ecclesiale nei suoi diversi settori, e per un nuovo servizio missionario. Occorre che tale materiale sia ora approfondito, assimilato e tradotto in orientamenti operativi, con l’attivo contributo di tutti coloro che, sentendosi membri partecipi e responsabili della Chiesa, hanno a cuore il futuro dell’uomo e il volto cristiano di questa Città.

Questo coinvolgimento è richiesto dalla natura stessa del Sinodo, in quanto “convergenza di strade” per camminare insieme verso la piena attuazione del progetto che Dio vuole realizzare nella storia.

La Chiesa di Dio che è in Roma, nelle sue diverse articolazioni, deve sentirsi tutta impegnata in questo delicato e decisivo lavoro, da cui dipende il felice e fruttuoso esito del Sinodo pastorale diocesano.

Voi, in particolare, carissimi Fratelli e Sorelle, che qui siete convenuti per unirvi a me nell’invocazione dello Spirito Santo, sentite le responsabilità di recare il vostro contributo alla definitiva preparazione di questo importante evento, su cui tante speranze si sono appuntate!

Il Vescovo di Roma, mentre vi saluta tutti con particolare affetto, intende anche ringraziarvi per quanto avete già fatto e state facendo in questa direzione. Al tempo stesso egli vuole incoraggiarvi a proseguire con nuovo entusiasmo in questa iniziativa che, se è opera di Dio, è però anche compito di ciascuno di noi.

3. Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, a ciò vi chiama e vi spinge lo Spirito, del quale siete stati resi partecipi attraverso i sacramenti pasquali, per essere costruttori di una Chiesa tutta in comunione e tutta in missione.

“Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo” (1 Cor 12, 13).

Lo Spirito vi è stato dato infatti nel sacramento della rinascita, il Battesimo, non solo per inserirvi in Cristo, ma per introdurvi nel mistero della Chiesa e rendervi capaci di annunciare a tutti le meraviglie di Dio.

Dal medesimo Spirito siete stati “confermati” come figli nel Figlio con il sacramento della Cresima, per essere testimoni del Risorto e costruttori di una nuova umanità. Per questo rinnoveremo tra poco gli impegni allora assunti.

Di questo Spirito, finalmente, desideriamo abbeverarci, comunicando al Corpo e al Sangue del Signore nell’Eucaristia che stiamo celebrando, affinché il fuoco dell’amore trasformi la nostra vita e sia portato a tutti gli uomini, per rinnovarli con la luce della verità e la forza della carità.

È appunto ciò che il Sinodo ci domanda!

4. Il nostro Sinodo, carissimi Fratelli e Sorelle, deve trovare nei Sacramenti pasquali il suo vero fondamento e nel Cenacolo di Gerusalemme il suo costante punto di riferimento: è da qui, infatti, che scaturisce lo Spirito, sorgente zampillante della comunione e della missione nella Chiesa.

Scopo del Sinodo è la sempre nuova rinascita alla “vita nello Spirito” di questa antichissima Chiesa apostolica, che continua a vivere e a camminare in Roma per annunciare il Vangelo anche agli uomini di oggi, che spesso sembrano averlo dimenticato o addirittura lo ignorano.

Entriamo, dunque, nel Cenacolo per pregare insieme con Maria e accogliere il Consolatore, così come fecero gli Apostoli e la primitiva comunità di Gerusalemme.

“Vieni, Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!”.

Vieni e fa’ della Chiesa che è in Roma un Corpo solo!

Aiuta i fedeli che vivono in questa Città a professare con le parole e con le opere che solo Gesù Cristo è il Signore! Rendili capaci di annunciare a tutti la Buona Novella del Regno!

Sì, carissimi fratelli e sorelle, andate e con la luce e la forza dello Spirito Santo recate il fermento del Vangelo in tutte le realtà e gli ambienti in cui vivono e lavorano gli uomini di oggi!

Occorre infatti uscire dal Cenacolo, come fecero gli Apostoli nel giorno di Pentecoste, per testimoniare che Cristo è Risorto, è vivo, cammina con l’uomo e che solo in Lui è possibile essere salvati.

Anche Roma oggi, come Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, è una Città in cui risuonano lingue diverse, sono presenti gli esponenti di diverse culture e civiltà. Anche oggi bisogna, dunque, impegnarsi perché in questa multiformità di esperienze umane si stabilisca l’unità nella verità, in quella verità a cui lo Spirito rende testimonianza. Sarà così dato a tutti di ascoltare ancora le grandi opere che Dio compie per rendere gli uomini partecipi della sua stessa vita e farne un solo popolo nuovo.

5. Carissimi fratelli e sorelle, riuniti insieme nel giorno di Pentecoste, in questo stesso luogo in cui quattro anni or sono è iniziato il cammino sinodale, vogliamo ascoltare con fede e con intima disponibilità di cuore le parole che Cristo Risorto rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: “Come il Padre ha mandato me, così anch’io mando voi . . . Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 21-22).

“Vi sono . . . diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti” (1 Cor 4-6).

La Chiesa è una nella comunione, ma aperta alla missione!

Accogliamo perciò lo Spirito, per realizzare il disegno di Dio, che è unico, pur nella diversità e complessità dei doni e dei compiti affidati a ciascuno.

Il Sinodo Romano - come molti altri in passato e anche nei nostri tempi - è un incontro di tante persone e di tante vie, per scoprire ciò che giova all’unità del Popolo di Dio e dell’umanità.

Il Sinodo deve costituire una particolare riconferma dell’unità del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, perché essa sia sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità e di salvezza per il genere umano.

Perciò la nostra invocazione allo Spirito diventa oggi un grido: Vieni!

Vieni Spirito Santo!

Vieni! Invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli!

Fa’ sì che, mediante questo nostro Sinodo, a ciascuno sia data una tua particolare manifestazione per l’utilità comune (cf. 1 Cor 12, 7).

Affinché Dio sia tutto in tutti.

Amen.

 

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