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VEGLIA DI PENTECOSTE PER LA CONCLUSIONE
DEL SECONDO SINODO ROMANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 29 maggio 1993

 

1. “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 22).

Tutto prende l’avvio da queste parole. In esse è contenuto e mediante esse si esprime “ogni potere in cielo e in terra” (cf. Mt 28, 18). Tutto prende l’avvio da queste parole – e da questa sera, la prima dopo il sabato. Gli Apostoli riuniti in cenacolo hanno ancora negli occhi ciò che è avvenuto negli ultimi giorni e sono presi da timore. proprio a questo timore umano vengono incontro le parole: “Ricevete...”. Ma è innanzitutto Lui, Gesù, a farsi presente tra di loro, quel Gesù che hanno visto agonizzante sulla croce, e poi deposto nel sepolcro. Ora, è di nuovo presente tra di loro. Lo stesso, anche se diverso. Lo stesso, perché ne sentono la voce. Lo stesso, perché mostra loro le mani e il costato – le cicatrici, segno di crocifissione.

Ma diverso... Diverso: “Primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Col 1, 18)!

2. “Ricevete lo Spirito Santo”.

Tutto prende l’avvio da queste parole: Tutto quello che si realizzerà nei giorni successivi. E finalmente – anche la Pentecoste. L’evento di Pentecoste viene descritto con precisione da coloro che vi hanno preso parte. È una descrizione assai dettagliata. Descrizione ricca di segni e di significati.

Anzitutto, però, la Pentecoste è un compimento: compimento di ciò che era avvenuto quella sera di Pasqua, “dopo il sabato”, nella potenza delle parole pronunciate allora da Lui: il Risorto.

Egli aveva detto: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21). Detto questo, aveva alitato su di loro ed aveva detto: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 22)... “Avrete forza dallo Spirito Santo... e mi sarete testimoni” (At 1, 8).

Proprio questo si compie nel giorno di Pentecoste. Pietro tiene il discorso. Parla come testimone del Signore, crocifisso e risorto. Parla nella potenza dello Spirito di Verità. Gli Apostoli sanno di aver ricevuto tutti la stessa potenza.

E quando gli uditori, dopo aver ascoltato le parole di Pietro, chiedono: “Che cosa dobbiamo fare fratelli?” (At 2, 37), egli risponde: “Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati” (At 2, 38). Cristo, donando loro lo Spirito Santo, portandolo alla Chiesa nelle piaghe della sua Crocifissione, non aveva forse detto: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 23)?

3. “Ricevete lo Spirito Santo”.

Nella storia della Chiesa, costruita sul fondamento degli Apostoli, tutto ha preso sempre l’avvio da queste parole. Dalla profondità dello stesso mistero pasquale la Chiesa apostolica che è in Roma, eredità particolare dei Santi Pietro e Paolo, ha iniziato anche il suo Sinodo. Tale inizio è avvenuto il 17 maggio del 1986, un sabato come oggi, durante la veglia della Pentecoste.

Oggi, dopo aver percorso il cammino sinodale, la Chiesa che è in Roma torna in piazza San Pietro, portando il frutto del suo lavoro pluriennale. “Colui che ha iniziato in noi quest’opera buona, la porterà a compimento” (cf. Fil 1, 6).

4. “Lodate il Signore perché è buono” (Sal 136, 1).

Lungo è stato il cammino del Sinodo romano, ma sempre sostenuto dalla grazia dello Spirito e dalla preghiera. Lungo doveva essere, per costituire un adeguato tirocinio pratico dell’ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II e per consentire una riflessione comune di tutto il popolo di Dio che è in Roma sulla missione che attende questa Chiesa alla fine del secondo millennio dell’era cristiana, missione che tutta si riassume nella grande sfida della “nuova evangelizzazione”.

Ricordiamone insieme i passaggi salienti, per renderne grazie al Signore mediante l’intercessione della Vergine Maria, “Salus Populi Romani” e Madonna del Divino Amore, degli Apostoli Pietro e Paolo, dei martiri, dei santi e delle sante che costituiscono la ricchezza più grande di questa Chiesa.

Dapprima l’alacre lavoro di preparazione, guidato dal Cardinale Vicario Ugo Poletti e condotto attraverso lo studio e l’impegno di uomini e donne – Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e Laici – che hanno messo volentieri a disposizione i propri talenti e la propria competenza per indagare sulla realtà religiosa e sociale di Roma e per discernere criteri e progetti di rinnovamento ecclesiale e di impegno missionario da sottoporre all’esame corale del popolo di Dio.

Poi, quando già le responsabilità del Vicario di Roma erano passate al Cardinale Camillo Ruini, le grandi tappe attraverso le quali questo esame corale si è progressivamente esplicato. In primo luogo le Assemblee Presinodali di prefettura, momento di massima partecipazione popolare al dibattito sinodale. Quindi, il Confronto con la Città, dove la Chiesa ha ascoltato e si è lasciata interrogare dalle istanze più qualificate e dai problemi più importanti e complessi della Roma di oggi; il dialogo ecumenico, improntato a vera fraternità; il lavoro comune tra i responsabili della Diocesi e le altre presenze ecclesiali in Roma, dedite in gran parte al servizio della Santa Sede.

E finalmente le Assemblee plenarie, che lungo tutto il corso di quest’ultimo anno pastorale si sono dedicate con pazienza e amore all’elaborazione del “Libro del Sinodo”, che questa sera mi è stato presentato dal Cardinale Vicario a nome di voi tutti, Fratelli e Sorelle carissime, per essere da me, Vescovo di Roma, approvato e promulgato. Vi ringrazio per questo grande dono della Pentecoste 1993.

5. “Lodate il Signore perché è buono”.

Di questo Libro ho già potuto apprezzare la completezza dei contenuti, la solidità teologica nutrita di parola di Dio e di magistero pontificio e conciliare, e specialmente la tensione missionaria e l’afflato pastorale. Esso potrà ben rappresentare quasi un breviario o una regola pastorale per il cammino della Chiesa di Roma sulle strade della nuova evangelizzazione, verso e oltre l’atteso Giubileo dell’anno 2000.

Vorrei sottolineare fin d’ora le proposte che lo qualificano e che dovranno costituire quasi i grandi indicatori del nostro itinerario: anzitutto la consapevolezza della singolare vocazione della Chiesa di Roma, del servizio cioè di fede e di amore a cui essa, sede di Pietro, è chiamata, verso questa Città e verso le Chiese sorelle sparse nel mondo intero. Inoltre, l’adempimento quotidiano e capillare del triplice ufficio di Cristo, che si attualizza nella Chiesa attraverso l’annuncio e la catechesi, la preghiera liturgica e personale, la testimonianza della carità: un adempimento sempre più improntato al dinamismo missionario della nuova evangelizzazione ed efficace soltanto sulla base di una concreta e partecipata spiritualità e vita di comunione nella nostra Diocesi. E ancora, un impegno pastorale di speciale intensità su quelle frontiere, come la famiglia, i giovani, le responsabilità sociali e politiche, la cultura, lungo le quali si può e si deve costruire il volto cristiano della Roma del 2000.

Al Cardinale Vicario, al suo Predecessore Cardinale Ugo Poletti, ai Vescovi miei e suoi collaboratori, e a ciascuno di voi, Fratelli e Sorelle della Chiesa di Dio che è in Roma, affido il mandato di realizzare progressivamente questi obiettivi e traguardi pastorali, con un’opera paziente e coraggiosa, corroborata dalla preghiera e sempre sostenuta dalla fiducia in Dio e dalla speranza cristiana. È questo il mio ringraziamento per il cammino sinodale finora compiuto e anche il mio affidamento per il cammino postsinodale da compiere.

Tutti voi, carissimi, saluto questa sera con grande affetto. Vi ringrazio di tutto cuore per l’apporto offerto a vario titolo ai lavori sinodali. Un ricordo particolare è per voi, cari missionari partiti da Roma per annunciare il Vangelo in terre lontane e tornati ora per prendere parte alla conclusione del Sinodo. Mi unirò spiritualmente al pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore, che avrà luogo appena terminata la presente celebrazione, per riaccompagnare nella sua Casa l’immagine di Maria Santissima. Seguirò pure con la preghiera il pellegrinaggio diocesano a Lourdes dal 4 al 10 luglio. Voglia la Madre di Dio, Stella dell’evangelizzazione, sostenere l’impegnativo itinerario postsinodale della Chiesa di Roma. A Lei tutti ci affidiamo con rinnovata speranza. Così questo cammino postsinodale affido, carissimi, a tutti voi, ma soprattutto lo affido, in voi, alla “Salus Populi Romani”.

6. “O Spirito, o Consolatore”.

Lodiamo dunque e ringraziamo per questa “effusione dello Spirito” sulla Chiesa apostolica che è in Roma, sulla Chiesa di quest’ultimo scorcio del secondo millennio.

Ringraziamo per il Concilio Vaticano II, che è diventato per noi guida nei lavori sinodali.

Ringraziamo per i figli e le figlie del popolo di Dio – che come dice il profeta Gioele – “diverranno profeti” (Gl 3, 1): ringraziamo per i figli e le figlie della nostra Chiesa, a cui è stato dato il dono della luce e del consiglio, in quanto partecipi della vocazione profetica al servizio della stessa Verità divina, Vangelo di salvezza per tutte le generazioni.

O Spirito Consolatore, Spirito del padre e del Figlio, scendi per rinnovare la faccia della terra! La tua forza penetri tutti noi, perché si rinnovi il volto di questa Città e di questa Chiesa.

7. “Che non ci disperdiamo...”.

Ecco, dalla storia lontana, compare l’immagine di quella città e di quella torre – torre di Babele, da cui scaturisce l’eredità delle divisioni e delle lotte, quando gli uomini hanno iniziato a costruire contro Dio. “Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città” (Gen 11, 8). Che non ci disperdiamo.

O Spirito Santo Dio, Spirito della Pentecoste, vieni, prendi dimora tra di noi. Guidaci in quel cammino di comunione, in cui siamo entrati durante gli anni del Sinodo...

“Che non ci disperdiamo”!

“Mentes tuorum visita...”

“Visita le menti dei tuoi fedeli,

riempi della grazia superna

i cuori che tu hai creato”.

“Veni, veni, Sancte Spiritus! Amen”.  

Prima della benedizione conclusiva il Santo Padre saluta con queste parole il Presidente della Repubblica Italiana, on. Oscar Luigi Scalfaro, i Delegati fraterni che hanno partecipato al Sinodo e tutti coloro che hanno dato il loro contributo ai lavori dell’Assemblea.  

Prima di impartire la benedizione, desidero rivolgere il mio deferente saluto al Presidente della Repubblica italiana, On. Oscar Luigi Scalfaro, che ci ha onorato della sua presenza durante questa solenne veglia di preghiera. Saluto pure i Delegati fraterni, che hanno preso parte al Sinodo ed in particolare quelli presenti stasera a questa celebrazione: il Vescovo Gennadios Zervos, Ausiliare per l’Italia dell’Arcidiocesi Greco-Ortodossa del Patriarcato ecumenico, e il Canonico Douglas Brown, Direttore del Centro Anglicano di Roma. Ad essi ed a quanti hanno contribuito ai lavori dell’Assemblea sinodale il mio cordiale ringraziamento!

 

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