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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
PER LA XX GIORNATA MONDIALE
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

"Comunicazioni sociali e formazione cristiana dell'opinione pubblica"

[Domenica, 11 maggio1986]

 

Cari fratelli e sorelle,

Il recente Sinodo straordinario dei vescovi, in occasione del ventesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, non ha inteso soltanto commemorare solennemente quell'evento destinato a segnare così profondamente la vita della Chiesa in questo secolo, ma ne ha fatto soprattutto rivivere lo spirito e ne ha ricordato gli insegnamenti e le decisioni. In tal modo, il Sinodo è stato una ripresa e un rilancio del Concilio Vaticano II nella vita della Chiesa.

Fra le iniziative suscitate dalle direttive conciliari merita senza dubbio particolare rilievo l'istituzione della «Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali» al fine di «rafforzare più efficacemente il multiforme apostolato della Chiesa circa gli strumenti della comunicazione sociale, in tutte le diocesi del mondo» (Inter Mirifica, 18). Questa decisione - che manifesta il grande peso che i Padri conciliari attribuivano alle comunicazioni sociali - appare ancora più importante oggi, in cui esse registrano un influsso sempre crescente.

Fedele al desiderio del Concilio Vaticano II, la Chiesa in questi venti anni non ha mai tralasciato di celebrare la «Giornata delle Comunicazioni Sociali», assegnandole volta per volta un tema particolare. Quest'anno la «Giornata» sarà dedicata a considerare e ad approfondire il contributo che le Comunicazioni sociali possono dare alla formazione cristiana della pubblica opinione.

Non è la prima volta che la Chiesa s'interessa di questo tema. «Il dialogo della Chiesa - ricordava nel 1971 l'Istituzione pastorale Communio et Progressio - non riguarda soltanto i fedeli, ma si estende a tutto il mondo. Tanto il diritto all'informazione, riconosciuto a tutti gli uomini di cui essa condivide le sorti, quanto l'esplicito mandato divino (cfr. Mt 28, 19) esigono che essa manifesti la sua dottrina e le sue opere» (Communio et Progressio, 122). Paolo VI, a sua volta, aggiungeva nell'Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi: «Nel nostro secolo, contrassegnato dai mass media o strumenti della comunicazione sociale, il primo annunzio, la catechesi o l'approfondimento ulteriore della fede non possono fare a meno di questi mezzi. Posti al servizio del Vangelo, essi sono capaci di estendere all'infinito il campo di ascolto della parola di Dio e fanno giungere la Buona Novella a milioni di persone. La Chiesa si sentirebbe colpevole dinanzi al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa "predica sui tetti" il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudini» (Evangelii Nuntiandi, 45).

2. La «pubblica opinione» consiste nel modo comune e collettivo di pensare e di sentire d'un gruppo sociale più o meno vasto in determinate circostanze di luogo e di tempo. Essa indica quello che la gente comunemente pensa su un argomento, un fatto, un problema d'un certo rilievo. La pubblica opinione si forma per il fatto che un gran numero di persone fa proprio, ritenendolo vero e giusto, quanto alcune persone o alcuni gruppi che godono d'una particolare autorità culturale, scientifica o morale pensano e dicono. Ciò mostra la grave responsabilità di coloro che per la loro cultura e il loro prestigio formano l'opinione pubblica o influiscono in qualche misura sulla sua formazione. Le persone, infatti, hanno diritto a pensare e a sentire in conformità con ciò che è vero e giusto, perché dal modo di pensare e di sentire dipende l'agire morale. Questo sarà retto se il modo di pensare sarà conforme alla verità.

Si deve rilevare, a questo proposito, che l'opinione pubblica ha un grande influsso sul modo di pensare, di sentire e di agire di quanti - o per la giovane età o per mancanza di cultura - sono incapaci di un giudizio critico. Così sono molti coloro che pensano e agiscono secondo l'opinione comune, senza che siano in grado di sottrarsi alla sua pressione. Si deve anche rilevare che l'opinione pubblica influisce fortemente sulla formazione delle leggi. Non c'è dubbio, infatti, che l'introduzione in alcuni Paesi di leggi ingiuste, come ad esempio quella che legalizza l'aborto, è da attribuire alla pressione esercitata da una pubblica opinione a questo favorevole.

3. Da ciò appare l'importanza della formazione d'una opinione pubblica moralmente sana sui problemi che più da vicino toccano il bene dell'umanità nel nostro tempo. Tra questi beni poniamo i valori della vita, della famiglia, della pace, della giustizia e della solidarietà tra i popoli.

E' necessario che si formi un'opinione pubblica sensibile al valore assoluto della vita umana, in modo che sia riconosciuto come tale in tutti gli stadi, dal concepimento alla morte, e in tutte le sue forme, anche quelle segnate dalla malattia e dagli handicap fisici e spirituali. Si va, infatti, diffondendo una mentalità materialistica ed edonistica, secondo la quale la vita è degna di essere vissuta solo quando è sana, giovane e bella.

E' necessario che sulla famiglia si formi una pubblica opinione retta che aiuti a superare alcuni modi di pensare e di sentire non conformi al disegno di Dio, che l'ha stabilita indissolubile e feconda. Purtroppo, va diffondendosi un'opinione pubblica favorevole alle unioni libere, al divorzio e alla drastica riduzione della natalità con qualsiasi mezzo; essa va rettificata perché nociva al vero bene dell'umanità, la quale sarà tanto più felice quanto più la famiglia sarà sana e unita.

Bisogna poi creare un'opinione pubblica sempre più forte in favore della pace e di ciò che la costruisce e la mantiene, come il reciproco apprezzamento e la mutua concordia tra i popoli; il rifiuto di ogni forma di discriminazione razziale e di nazionalismo esasperato; il riconoscimento dei diritti e delle giuste aspirazioni dei popoli, il disarmo, prima degli spiriti e poi degli strumenti di distruzione; lo sforzo di risolvere pacificamente i conflitti. E' chiaro che solo una forte opinione pubblica favorevole alla pace può fermare coloro che fossero tentati di vedere nella guerra la via per risolvere tensioni e conflitti. «I reggitori dei popoli - afferma la Costituzione pastorale Gaudium et Spes - dipendono in massima parte dalle opinioni e dai sentimenti delle moltitudini. E' inutile, infatti, che essi si adoperino con tenacia a costruire la pace, finché sentimenti di ostilità, di disprezzo e di diffidenza, odi razziali e ostinate ideologie dividono gli uomini, ponendoli gli uni contro gli altri. Di qui l'estrema urgente necessità di una rinnovata educazione degli animi e di un nuovo orientamento dell'opinione pubblica» (Gaudium et Spes, 82).

Infine, è necessaria la formazione d'una forte opinione pubblica a favore della soluzione degli angosciosi problemi della giustizia sociale, della fame e del sottosviluppo. Occorre, cioè, che questi problemi siano oggi meglio conosciuti nella loro tremenda realtà e gravità, che si crei una forte e vasta opinione pubblica a loro favore, perché solo sotto la vigorosa pressione di questa i responsabili politici ed economici dei Paesi ricchi saranno indotti ad aiutare i Paesi in via di sviluppo.

4. Particolarmente urgente è la formazione d'una sana opinione pubblica in campo morale e religioso. Al fine di porre un argine alla diffusione di una mentalità favorevole al permissivismo morale e all'indifferenza religiosa, occorre formare un'opinione pubblica che rispetti ed apprezzi i valori morali e religiosi, in quanto essi rendono l'uomo pienamente «umano» e danno pienezza di senso alla vita. Il pericolo del nichilismo, cioè della perdita dei valori più propriamente umani morali e religiosi, incombe come grave minaccia sull'umanità di oggi.

Una corretta opinione pubblica deve essere formata poi circa la natura, la missione e l'opera della Chiesa, da molti vista oggi come una struttura semplicemente umana e non, qual'essa realmente è, come realtà misteriosa che incarna nella storia l'amore di Dio e porta agli uomini la parola e la grazia di Cristo.

5. Nel mondo attuale gli strumenti della comunicazione sociale nella loro molteplice varietà - stampa, cinema, radio, televisione - sono i principali fattori della pubblica opinione. E' grande, perciò, la responsabilità morale di tutti coloro che si servono di tali strumenti o ne sono gli ispiratori. Essi devono essere posti al servizio dell'uomo, e quindi della verità e del bene, che dell'uomo sono i valori più importanti e necessari. Quelli, perciò, che lavorano professionalmente nel campo della comunicazione sociale devono sentirsi impegnati a formare e diffondere opinioni pubbliche conformi alla verità e al bene.

In tale impegno devono distinguersi i cristiani, ben consapevoli che, contribuendo a formare opinioni pubbliche favorevoli alla giustizia, alla pace, alla fraternità, ai valori religiosi e morali, contribuiscono non poco alla diffusione del Regno di Dio, che è regno di giustizia, di verità e di pace. Dal messaggio cristiano, che è diretto al bene e alla salvezza dell'uomo, essi possono trarre ispirazione per aiutare i loro fratelli a formarsi opinioni corrette e giuste, perché conformi al piano di amore e di salvezza per l'uomo che Dio ha rivelato e attuato in Gesù Cristo. Infatti, la fede cristiana e l'insegnamento della Chiesa, proprio perché fondati in Cristo, via, verità e vita, sono luce e forza per gli uomini nel loro cammino storico.

Concludo questo messaggio con una speciale Benedizione per tutti coloro che lavorano nel campo della Comunicazione sociale con spirito cristiano di servizio alla verità e di promozione dei valori morali e religiosi. Assicurandoli della mia preghiera, desidero incoraggiarli in questo lavoro, che richiede coraggio e coerenza e che è un servizio alla verità e alla libertà. E', infatti, la verità che fa liberi gli uomini (cfr. Gv 8, 32). Perciò, lavorare per la formazione d'una pubblica opinione conforme alla verità è lavorare per la crescita della libertà.

Dal Vaticano, 24 gennaio 1986, Festa di San Francesco di Sales.

 

 IOANNES PAULUS PP. II 



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