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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN CONVEGNO ORGANIZZATO
DALL'UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI

 

Illustri Giuristi Cattolici, Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi, che partecipate al Convegno Nazionale di Studio dell’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani con un particolare pensiero per il vostro Presidente, il Prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore Magnifico della Libera Università Maria Santissima Assunta, e per il vostro Consulente Ecclesiastico Centrale, Mons. Clemente Riva.

Quest’anno intendete dedicare le tre intense giornate del vostro Incontro al tema: “La tutela del minore”, affrontando alcuni problemi delicati e complessi che la condizione dei bambini e degli adolescenti pone, particolarmente nella società contemporanea, al mondo degli adulti.

In tal modo volete confermare la lunga tradizione di responsabile impegno dei cattolici nei confronti della società italiana, offrendo il vostro prezioso contributo di giuristi alla elaborazione di soluzioni valide nella importante materia.

2. Nel nostro secolo, prima lentamente, poi con sempre maggiore determinazione, è andata crescendo la coscienza della necessità di prendere in considerazione le esigenze, sempre attuali, di tutela dei minori. Di tali istanze i giuristi si sono doverosamente fatti carico, promuovendo negli ultimi decenni la nascita e il consolidarsi di un nuovo ramo della scienza giuridica, il diritto minorile, che costituisce ormai un autonomo campo di riflessione e di studi. All’interno di un sistema che riconosce nell’adulto il proprio soggetto “tipico”, dotato di piena capacità di agire, il minore appare come un soggetto debole. Tuttavia, poiché la più profonda e nobile vocazione della legge è quella di tutelare il debole, il diritto minorile si accredita con sempre maggiore chiarezza come un ambito prezioso dell’ordinamento giuridico, che richiede, più di altri, di essere continuamente aggiornato e sviluppato per l’immensa carica di valore di cui è costitutivamente investito.

3. Da molti anni ormai la Comunità Internazionale ha assunto, nei confronti della tutela dei minori, un atteggiamento meritevole di essere additato ad esempio. Già nel lontano 1924 veniva sottoscritta la Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo, testo dotato di una grande significatività; ad esso fece seguito, nel 1948, la Dichiarazione internazionale dei diritti dell’Uomo. In questo documento sono contenuti due principi fondamentali sulla tutela del minore: si afferma, infatti, che “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato” (art. 163) e che “la maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale” (art. 252). Dopo questo testo sono apparsi numerosi altri documenti, tra i quali la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959 e articolata in un preambolo e in dieci principi. Va citata, infine, la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. Essa stabilisce il criterio fondamentale che deve guidare il legislatore, il giudice, il giurista nelle situazioni di conflitto tra gli interessi degli adulti e quelli dei minori: agli interessi dei minori deve essere sempre riconosciuta la precedenza. La Convenzione sta assolvendo ad una vitale funzione di stimolo ideale e culturale nei confronti di tutti coloro che volgono le loro attenzioni al mondo dei minori. Essa costituisce, altresì, una tappa fondamentale nel lungo cammino della Comunità internazionale verso l’efficace protezione dei diritti umani dei bambini e degli adolescenti.

4. Il susseguirsi di dichiarazioni giuridiche internazionali a favore dell’infanzia costituisce certo un fatto confortante, che tuttavia denota la sua debole ed a volte tragica situazione nelle società odierne. Assistiamo, purtroppo, non di rado, ad un fenomeno che sta vistosamente caratterizzando i nostri anni: l’indebolirsi, nei Paesi cosiddetti “avanzati”, dei vincoli tra le generazioni. Infatti, accogliendo il primato di ideologie individualistiche, la società di oggi contribuisce a rendere molto fragili i vincoli familiari, offrendo sempre meno resistenze al vanificarsi delle unioni coniugali. In tal modo, essa scarica obiettivamente sui minori costi umani, morali e psicologici altissimi. Difendendo i bambini e gli adolescenti, gli ordinamenti giuridici cercano spesso di riparare ad una ingiustizia nei confronti dei minori, della quale i medesimi ordinamenti sono almeno in parte responsabili: quella, cioè, di sottrarre loro quell’ambito vitale di crescita e di maturazione che è la famiglia. Eppure la saggezza di ogni tempo e di ogni popolo sostiene il diritto naturale dei minori nei confronti della famiglia, identificando nella situazione dell’orfano e del bambino abbandonato una delle più tragiche esperienze dell’essere umano. Nel nostro tempo, al progressivo diminuire degli orfani “per natura”, corrisponde spesso un tristissimo e continuo incremento di bambini abbandonati, se non legalmente, almeno psicologicamente. Come non ricordare poi i tanti bambini sfruttati nel modo più turpe e brutale, o in forme più sottili, ma altrettanto perverse, tipiche della moderna società dello spettacolo? o quelli condannati a crescere in ambienti degradati economicamente, moralmente ed affettivamente? La cura di questi bambini, la difesa delle loro spettanze fondamentali e l’impegno a farli crescere in modo normale corrispondono ad un fondamentale dovere di giustizia, che ordinamenti giuridici e giuristi non possono ignorare. Si tratta di una battaglia lunga e complessa, alla quale non ci si può sottrarre, perché rappresenta una delle molteplici facce della difesa della vita, impegno irrinunciabile per gli uomini e le donne del nostro tempo.

5. Che dire poi della criminalità minorile e dell’abbassarsi dell’età in cui i minori cedono al fascino della violenza criminale? Molte sono le cause, ma probabilmente la più importante va individuata proprio nella situazione di abbandono dei minori. Non esistono, infatti, delinquenti per natura, né bambini che nascono con la tendenza al crimine. La criminalità minorile è figlia delle esperienze negative che direttamente o indirettamente i piccoli hanno subito quando si è loro sottratto l’affetto e il calore familiare. Questa considerazione non può non indurci a riflettere su una seria ed efficace opera di prevenzione. Gli studiosi di politica sociale affermano che i costi per fronteggiare e reprimere lo sviluppo della criminalità minorile tendono a divenire insopportabili. Essi, inoltre, sostengono che nessuno sforzo di repressione potrà produrre gli effetti desiderati, se non verrà associato a sagge misure di prevenzione.

Non si deve poi dimenticare che la criminalità nel minore è spesso la risposta ad un mondo che ha dimenticato il dovere di prendersi cura di lui. Di tali considerazioni dovrà tener conto il trattamento penale dei minori delinquenti, uno dei capitoli più delicati dell’odierna scienza del diritto penale, che richiede il particolare impegno scientifico ed umano dei giuristi. Mai come in questi casi, infatti, al diritto è affidato il compito non di escludere dalla società, ma di recuperare ad essa quanti si sono smarriti, perché deboli ed indifesi. Si tratta di un compito nobile ed insieme difficile che suppone nel giurista molteplici fedeltà alla legge e alla giustizia ma, prima ancora, alla compassione e alla speranza. Occorre, infatti, mirare ad offrire al minore un’autentica possibilità di pentimento e di ravvedimento e, soprattutto, la possibilità di recuperare un rapporto positivo e costruttivo con i valori e gli ambienti di vita.

Illustri Signori, mentre auspico che il vostro Convegno possa stimolare nella società italiana un rinnovato impegno per la difesa e la promozione dei diritti del minore, affido le vostre persone e la vostra preziosa azione a servizio della giustizia alla materna protezione della Vergine Maria, e di cuore imparto a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 dicembre 1996.

IOANNES PAULUS PP. II



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