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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINO AMERICANO
RIUNITO PER CELEBRARE LA XXVI ASSEMBLEA GENERALE

 

Carissimi Fratelli nell’Episcopato,

1. Sono lieto di rivolgere un cordiale saluto ai membri del Consiglio Episcopale Latinoamericano - CELAM - che si riunisce a Rio de Janeiro dal 30 settembre al 3 ottobre, per celebrare la XXVI Assemblea Ordinaria, al fine di indicare alcune direttive e raccomandazioni per i tempi nuovi che si avvicinano.

A pochi giorni dalla mia nuova Visita in terra americana, per presiedere il Secondo Incontro Mondiale con le Famiglie, in quella città brasiliana, desidero rinnovare il mio affetto ai figli e alle figlie di quell’amato Continente. Ho sempre guardato con molta speranza ai Popoli dell’America Latina, profondamente cattolici che, dopo cinque secoli di Evangelizzazione, camminano con gioia e passo fermo verso il Terzo Millennio del cristianesimo, vivendo con lo sguardo rivolto a Colui che è il Signore della Storia, Gesù Cristo, l’unico che può illuminare il cammino di quei popoli che devono affrontare le grandi sfide del nostro tempo.

2. Ci troviamo in un momento decisivo per la Chiesa e per l’umanità. Per questo, è urgente rinnovarsi, prepararsi e riempirsi di energie spirituali che si traducano poi in progetti e realtà pastorali per annunciare la Buona Novella a tutti gli uomini e le donne, a tutti i popoli, le etnie e le culture, giungendo così a «tutto il creato», secondo il mandato missionario del Signore (cfr Mc 16, 15), che fedele alla sua promessa, sta con noi «tutti i giorni, fino alla fine dei tempi» (Mt 28, 20).

3. La Quarta Conferenza Generale dell’Episcopato Latino Americano, svoltasi a Santo Domingo, nel 1992, in occasione del Quinto Centenario dell’Evangelizzazione del Nuovo Mondo, ha dato un forte impulso alla missione delle Chiese in America Latina, coinvolgendole nell’affascinante compito della Nuova Evangelizzazione.

Da parte sua, la prossima Assemblea Speciale per l’America del Sinodo dei Vescovi, che ho convocato per i mesi di novembre e dicembre, nella prospettiva del Grande Giubileo del 2000, è chiamata a essere un importante evento ecclesiale che deve produrre, indubbiamente, i suoi frutti in tutte le Chiese locali del Continente, affinché progrediscano, con entusiasmo, generosità e fermezza, lungo il cammino della conversione, della comunione e della solidarietà.

Questo cammino non è altro che Gesù Cristo vivo. Egli è l’«unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre» (cfr Eb 13, 8). Su Cristo, nostro «Salvatore ed Evangelizzatore » (Tertio Millennio adveniente, n. 40), è incentrata l’attenzione della Chiesa per compiere in maniera adeguata la sua missione.

4. Il CELAM è chiamato a dare impulso a quel ritmo di rinnovamento che il Concilio Vaticano II ha dato e che le attuali circostanze rendono ancora più incalzante, poiché la fine del secolo e l’entrata in un nuovo millennio sono avvenimenti che interpellano fortemente la Chiesa.

Il Consiglio, riunito in Assemblea ordinaria, si propone di trattare, fra gli altri temi, quello della riforma dei suoi Statuti. È importante che all’interno della comunione ecclesiale, il CELAM presenti la consapevolezza chiara della sua natura e del suo fine, esprimendo in questo modo l’identità che gli è stata conferita dalla Sede Apostolica, quando, su richiesta della Prima Conferenza Generale dell’Episcopato Latino Americano, svoltasi in quella stessa città di Rio de Janeiro, nel 1955, essa lo creò quale organo di comunione, riflessione, collaborazione e servizio, presentandosi quindi sempre più, in seguito al Concilio, quale segno e strumento dell’affetto collegiale.

Secondo i bisogni e quanto insegna l’esperienza, le strutture del CELAM possono essere riviste e rielaborate (cfr Documento di Santo Domingo, n. 69), in modo che, adeguandosi alla realtà attuale, risultino più semplici e agili. In questo modo, riflettendo l’autentico volto dell’America Latina, con iniziative ben ponderate e mediante una maggiore partecipazione dell’Episcopato del Continente, contribuirà in maniera decisiva alla sua Nuova Evangelizzazione del medesimo (cfr Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione dei 40 anni del CELAM, 16 aprile 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 1005).

5. Sono molte e immense le sfide che la Chiesa deve affrontare nelle vostre nazioni in questa particolare congiuntura storica che stiamo vivendo. Fra esse: la difesa della vita, l’educazione dei bambini e dei giovani, la promozione della famiglia; particolare preoccupazione suscitano il crescente secolarismo, l’indifferenza religiosa e lo smarrimento in campo etico (cfr Tertio Millennio adveniente, n. 36); la rapida proliferazione delle sette, il fenomeno dell’urbanizzazione, la violenza e il traffico di stupefacenti, la corruzione e il disordine sociale, la povertà e addirittura la miseria in cui si trovano tanti fratelli, la situazione degli indigeni e degli afroamericani.

Il piano globale, che il CELAM ha elaborato per questi anni e che ha l’eloquente titolo di «Gesù Cristo, vita piena per tutti», offre alcuni suggerimenti per affrontare questi problemi, che saranno trattati anche dall’Assemblea Sinodale del prossimo novembre.

6. Bisogna tener presente che quanto si elabora in campo ecclesiale deve partire da Cristo e dal suo Vangelo, dalla testimonianza del Signore Gesù poiché, - come diceva Paolo VI, il primo Papa che visitò l’America Latina e che ricorderemo con particolare affetto nei prossimi giorni, celebrando il centenario della sua nascita, - «non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati » (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 22).

Affinché la Chiesa possa realizzare la missione di annunziare la Buona Novella che Cristo le ha affidato, si rende presente nel mondo attraverso gli evangelizzatori, soprattutto, i sacerdoti. Infatti, «condizione indispensabile per la nuova evangelizzazione è il poter contare su evangelizzatori numerosi e qualificati » (Giovanni Paolo II, Discorso inaugurale alla Conferenza di Santo Domingo, 12 ottobre 1992: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XV, 2 (91992) 336).

7. Da qui l’importanza della pastorale vocazionale che deve essere oggi una priorità nelle Diocesi, quale «impegno per tutto il Popolo di Dio» (Ibid.). Le vocazioni esistono, poiché abbiamo la promessa di Dio, che è anche una profezia: «Vi darò pastori secondo il mio cuore» (Ger 3, 15). Bisogna cercare, promuovere e assistere quelle vocazioni, in modo che la profezia si compia pienamente in America Latina; ma per questo bisogna tener ben presente la raccomandazione del Signore al riguardo: «Pregate il padrone della messe che mandi operai alla sua messe» (Lc 10, 2).

A questo riguardo, desidero ricordare qui quanto ho detto ai fedeli riuniti nella Cattedrale di Parigi, lo scorso 21 agosto: «invito tutti a pregare per i giovani, che in tutto il mondo, odono la chiamata del Signore e per quanti di essi potrebbero aver paura di rispondere: possano trovare attorno ad essi degli educatori per guidarli! Percepiscano la grandezza della loro vocazione: amare Cristo al di sopra di tutto come una chiamata alla libertà e alla felicità! Pregate affinché la Chiesa vi aiuti nel vostro cammino ed operi un giusto discernimento. Pregate perché le comunità cristiane sappiano sempre ritrasmettere la chiamata del Signore alle giovani generazioni! . . . Ringraziatelo per le famiglie, per le parrocchie e per i movimenti, culla di vocazioni!» (Giovanni Paolo II, Messaggio ai giovani riuniti nella Cattedrale di Notre Dame, 21 agosto 1997:).

Vedo con grande soddisfazione pastorale il fiorire dei seminari in alcune nazioni del vostro Continente, chiamato a essere sempre più un Continente evangelizzatore che rivolga il suo sguardo verso l’Africa, l’Asia e anche l’Europa.

8. Fonte di vocazioni sono le famiglie cristiane. L’incontro Mondiale del Papa con le Famiglie, che si svolgerà in quella città, mi spinge a raccomandarvi di preoccuparvi instancabilmente dell’evangelizzazione e della santificazione dei coniugi, in modo che «i genitori e, specialmente le mamme, siano generosi nel donare al Signore, che li chiama al sacerdozio, i loro figli e collaborino con gioia al loro itinerario vocazionale, consapevoli che in questo modo rendono più grande e profonda la loro fecondità cristiana ed ecclesiale, e che possono sperimentare, in un certo senso, la beatitudine della Vergine Madre Maria: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”» (Lc 1, 42) (Pastores dabo vobis, n. 82).

9. Con queste considerazioni che desidero condividere fiduciosamente con tutti i Vescovi dell’America Latina, vi assicuro della mia preghiera e della mia vicinanza spirituale, affinché il Signore benedica con frutti copiosi i lavori di quell’Assemblea. Pongo le ansie, le preoccupazioni e i desideri sotto la protezione di Santa Maria di Guadalupe, Stella della prima e della nuova evangelizzazione e al tempo stesso imparto con gioia, a voi e ai sacerdoti e fedeli delle vostre Diocesi, la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 14 Settembre 1997, solennità dell’Esaltazione della Santa Croce.

 

IOANNES PAULUS PP. II



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