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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL PAKISTAN
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"

Lunedì, 18 giugno 1979

 

Cari Fratelli in Nostro Signore Gesù Cristo.

Dandovi il benvenuto questa mattina, desidero salutare l’intera Chiesa del Pakistan. Con l’Apostolo Pietro io vi dico: “Pace a voi tutti che siete in Cristo” (1Pt 5,12).

I pensieri del mio cuore vanno alle comunità dei fedeli sparsi nelle diocesi del vostro paese: ai sacerdoti, che in unione con voi costruiscono la Chiesa locale attraverso il Sacrificio Eucaristico e la Parola di Dio; ai religiosi, che con la loro consacrazione ecclesiale a Gesù Cristo rendono una particolare testimonianza di speranza al destino di tutti i figli di Dio; ai seminaristi, che vengono istruiti per trasmettere la parola di Dio alle future generazioni; e a tutti i laici, che sono chiamati a condividere intimamente la missione di evangelizzazione della Chiesa e che attraverso la loro vita quotidiana costruiscono il Regno di Dio. Sono vicino a tutti voi nell’amore del Salvatore, vicino a voi nei vostri sforzi per proclamare le “imperscrutabili ricchezze di Cristo” (Ef 3,8).

Allo stesso tempo, come Pastore della Chiesa universale, io posso – e devo – assicurare voi e il vostro popolo della solidarietà di tutti i vostri fratelli nel mondo. Credo che in questa solidarietà voi troverete nuova forza e vigore per continuare il vostro gioioso impegno per la causa del Vangelo. La comunione di fede e di amore che gustiamo – questa unità prodotta in noi dallo Spirito Santo – è davvero un grande dono di Dio.

Oggi sulla tomba di Pietro insieme al suo Successore, riaffermate la vostra consacrazione e quella delle vostre Chiese locali a tutte le esigenze di questa unità cattolica. Da questo centro riportate al vostro popolo un messaggio di speranza e di incoraggiamento in modo che possa continuare a restare unito al nucleo originale della vita cattolica e, come i fedeli della Chiesa primitiva, perseverare nella devozione “all’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42).

Sono sicuro che come Vescovi a volte avete acutamente percepito il peso di cui il Signore vi ha caricato. Specialmente a causa del vostro zelo, sperimentate profondamente nei vostri cuori i limiti e gli ostacoli che vi intralciano nell’esercizio della vostra missione pastorale. Ma il successo del vostro ministero non viene misurato secondo il metro umano; ma piuttosto dall’amore e dalla fedeltà alla parola di Dio. Cristo ci ha comandato di camminare nella forza del suo Spirito e ci assicura che egli è con noi fino alla fine dei tempi (cf.Mt 28,20). Con “parole di verità e con la potenza di Dio” (2Cor 6,7) noi umilmente ma fiduciosamente ci presentiamo al mondo, per adempiere al compito affidatoci dal Signore.

Vorrei esprimervi la mia ammirazione per la fede del vostro popolo e per il notevole sforzo e la gioiosa perseveranza con cui le vostre Chiese locali testimoniano la loro fedeltà a Cristo. Vorrei anche aggiungere una parola su un aspetto particolare della vostra testimonianza a Cristo. Negli “Atti degli Apostoli” Gesù ci è presentato nella sua attività: “Egli passò beneficando...” (At 10,38). Questa stessa attività è svolta in Pakistan, dalle membra di Cristo, dalla vostra gente. La motivazione è l’amore a Cristo, l’amore a suo Padre, l’amore ai suoi fratelli. Attraverso una fitta rete di sforzi generosi – specialmente nell’ambito dell’assistenza caritativa, sanitaria e scolastica – il Signore Gesù continua a fare del bene; egli continua a manifestare il suo amore. Il mistero della Chiesa come estensione di Cristo procede. Il carisma del Buon Pastore viene così esercitato tra la vostra gente. L’amore di Dio si estende di generazione in generazione, e si manifesta in modo sempre nuovo.

Credo che la considerazione di questo importante aspetto della Chiesa come mistero divino sia estremamente efficace nel confortarvi e nel rinnovarvi nel vostro zelo pastorale. La vostra gente potrà pure trovare la gioia riflettendo sul fatto che come comunità ecclesiale essa continua nella sua carne e nel suo sangue l’attività amorosa di Gesù Cristo il Figlio di Dio. Nel meditare sulla grandezza di questa missione tutti gli ostacoli appaiono secondari. Ci potranno essere momenti transitori di scoraggiamento ma la forza del Mistero Pasquale non ammette sconfitte.

Il nostro ruolo dunque, cari fratelli Vescovi, è di continuare a mostrare l’amore di Cristo e proclamare il suo Vangelo di salvezza e di redenzione con tutta la nostra forza. Il resto è nelle mani di Dio.

Nello svolgimento del nostro apostolato la parola di Dio è la gioia del nostro ministero. È lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino (cf.Sal 119,105). Custodendo e meditando la parola di Dio noi diventiamo capaci di compiere la nostra missione di carità. Proclamando al nostro popolo la parola di Dio inalterata in tutta la sua ricchezza, noi lo dotiamo di tutto ciò che è necessario per la vocazione alla vita cristiana, al servizio cristiano e alla testimonianza cristiana che è il suo compito.

Cari Fratelli nell’Episcopato, nella nostra particolare unità non ci scopriamo oggi sostenuti dalla forza del Signore Gesù? Non avvertiamo la sua presenza? Non lo sentiamo ripeterci di continuare coraggiosamente e lietamente, in comunione con la Chiesa cattolica in tutto il mondo, di proclamare il suo amore e di diffondere la sua verità?

Chiedo alla Beata Madre Maria di assistervi tutti nel servizio a suo figlio, di forgiarvi sempre più perfettamente ad immagine sua, perché la vostra testimonianza a lui possa render maggior gloria ed onore alla Santissima Trinità.

Con i miei saluti e le mie preghiere, imparto la mia Benedizione Apostolica a tutti quelli che collaborano alla comunità dei fedeli nel vostro paese. Il mio incoraggiamento speciale vada anche ai catechisti e alle famiglie cristiane, alla gioventù e a coloro che soffrono e lavorano e pregano affinché il mondo veda il volto di Gesù in mezzo a noi.



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