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VISITA PASTORALE A CASSINO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CLERO, AI RELIGIOSI E AI LAICI

Cassino, 20 settembre 1980

 

Carissimi sacerdoti, religiosi, religiose e carissimi responsabili del laicato cattolico!

Mi sarebbe rimasto un rimorso nel cuore, se in questa felice occasione a noi offerta dall’anno giubilare di san Benedetto, non avessi riservato un momento della mia visita tutto per voi, che siete gli artefici, gli animatori e i responsabili dell’animazione cristiana del Popolo di Dio, che è in questa terra cassinate, così profondamente segnata dalla memoria e dalla protezione del patriarca d’occidente.

1. Desidero innanzitutto ringraziarvi per la gioia che mi procurate nel sapervi e nel vedervi animati da profondo spirito di fede nel Cristo nostro Signore e di affettuosa adesione al suo vicario. Vi ringrazio soprattutto per l’opera pastorale, che voi, a diverso titolo, svolgete con sollecitudine per la salvezza delle anime. Il vostro vicario generale mi ha chiesto, come avete ora sentito, parole di incoraggiamento per il vostro “impegno pastorale quotidiano”. Volentieri aderisco al suo desiderio, esprimendo la mia stima e la mia benevolenza, in primo luogo, a voi, pastori d’anime, che in generosa collaborazione col vostro Vescovo, prestate un servizio così delicato alla Chiesa cassinate. La vostra presenza solleva nel mio animo ricordi incancellabili legati alle mie esperienze pastorali, compiute da sacerdote e da Vescovo nella mia diocesi d’origine in Polonia, dove ho speso la maggior parte delle mie energie giovanili in mezzo alle anime, che ho trovate sempre tanto desiderose di quella parola che viene dall’alto e di quella forza speciale che viene dai sacramenti della salvezza.

Vada, quindi, a voi l’espressione della mia solidarietà fraterna e del mio sincero apprezzamento per la generosa dedizione, con cui voi svolgete il ministero sacerdotale e per la buona volontà con la quale affrontate le non poche difficoltà, che, a causa della indigenza dei sussidi pastorali o della mancanza di collaborazione, vi si fanno incontro. A voi, fratelli carissimi, che da bravi operai del Vangelo adempite ogni giorno i precetti del Signore con i fatti, secondo lo spirito benedettino: “Praecepta Dei factis quotidie adimplere” (S. Benedetto, Regula, 4), io dico: continuate a lavorare con fiducia per la salvezza di tutti gli uomini e di tutte le donne, ma abbiate particolare attenzione per i poveri, per gli emarginati, per i bambini abbandonati, per i lavoratori affaticati e per quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Sappiate che in questa vostra opera edificatrice e salvatrice il Papa vi segue, vi comprende, vi ama e vi benedice.

2. Anche a voi, claustrali benedettine e religiose della diocesi, desidero rivolgere un saluto speciale, unitamente all’auspicio che la ricorrenza centenaria di san Benedetto valga a ridestare in voi l’entusiasmo e la gioia di appartenere alla “scuola del servizio del Signore” (Ivi, Prol. 45) e di esservi incamminate sulla “via della vita” (Ivi, Prol. 20), come il padre del monachesimo d’occidente definisce la vita religiosa. Se anche voi, sull’esempio di lui, volete avanzare speditamente sulla “via della vita”, abbiate, come lui, l’ansia di una continua riforma interiore. Non può infatti esistere vita consacrata sia nell’azione che nella contemplazione, senza tale necessaria premessa, che assicura quel progressivo superamento del vecchio uomo, che vi assimila al modello divino, Gesù Cristo, nel quale il Padre ha riconciliato a sé il mondo. Trasformando così voi stesse, trasformerete il mondo, e diventerete le prime evangelizzatrici di esso, perché avrete in voi lo Spirito di Cristo, che è l’anima del corpo mistico, cioè di tutti i battezzati. Se voi dilaterete in questo modo gli spazi della carità evangelica, allora tutta la vostra vita religiosa, che all’occhio profano può sembrare segregata entro le mura di un monastero o di una clausura, sarà aperta non solo alla lode di Dio Padre, ma anche alla santificazione di tutti gli uomini ed alla comprensione dei loro problemi.

Unendo così la contemplazione all’azione, vivrete in pienezza la massima “ora et labora”, che bene sintetizza la sapiente spiritualità di san Benedetto. Vi ottenga lui dal Signore di tradurre in pratica questi propositi.

3. L’ultimo pensiero è riservato a voi, cari responsabili del laicato cattolico diocesano! Anche a voi laici san Benedetto ha una parola da dire e un esempio da presentare. Tutta la sua passione per gli uomini, per le loro situazioni spirituali e sociali, tutta l’attenzione verso i suoi visitatori sia allo Speco di Subiaco, sia qui a Montecassino non dicono forse del grande cuore che egli ebbe per quanti non appartenevano alla stretta cerchia dei suoi monasteri? E le stesse esortazioni e gli impegni che egli affidava ai pellegrini non era un modo di renderli consapevoli che ogni battezzato è partecipe della missione affidata da Cristo alla Chiesa?

Carissimi, come al tempo di san Benedetto, e molto più di allora, oggi la Chiesa conta molto su di voi e sulla vostra collaborazione. Come ben sapete il compito dell’evangelizzazione spetta non solo ai sacerdoti, ma anche, a differenti titoli, a tutti i fedeli, perché anch’essi sono mossi dallo Spirito Santo a dare testimonianza a Cristo e al suo Vangelo (cf. Gv 15,26.27).

Su di voi oggi la Chiesa più che mai fa affidamento non solo perché legge nelle vostre anime la vocazione ad una pienezza di vita cristiana, ma anche perché riconosce le grandi possibilità che avete di recare un contributo alla formazione e coordinazione dei vari movimenti ecclesiali diocesani. Sappiate assumere le responsabilità che vi competono con ottimismo, guardando con realismo al presente e con speranza all’avvenire. Soprattutto sappiate vincere con la luce della fede e con lo slancio dell’amore l’indifferenza, l’inerzia e ogni sorta di ostacoli. Vedrete così rifiorire le vostre organizzazioni e darete gloria a Dio e gioia ai fratelli. A tanto vi sia di aiuto la propiziatrice benedizione apostolica, che ora imparto a tutti i presenti e a tutti i vostri cari.



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