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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL TRIVENETO
IN VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM"

5 gennaio 1982

 

Signor Cardinale,
venerati confratelli nell’Episcopato!

1. Questo nostro incontro, durante il periodo liturgico natalizio ed all’inizio del nuovo anno, acquista un particolare significato di profonda comunione spirituale tra le vostre persone, che rappresentano qui tutte le buone popolazioni della regione delle Tre Venezie, ed il successore di Pietro nella sede di Roma. Voi siete qui, in visita “ad limina”, come testimoni autentici di quella fede, che tutti ci unisce nel nome di Cristo, Figlio di Dio, incarnato da Maria Vergine, morto e risorto per la nostra salvezza; quella fede che, nel corso ormai di venti secoli, ha ispirato e orientato la vita della vostra regione, la quale, pur presentandosi oggi, per posizione geografica, per vicende storiche e per la situazione politico-amministrativa, come una certa composita realtà etnico-linguistica, trova nel cristianesimo la sua grande e preminente forza unitaria ai fini di una concorde convivenza e per una vera elevazione umana, sociale e spirituale.

A voi, zelanti Pastori, ed ai vostri fedeli tutti delle Tre Venezie, il mio sincero, cordiale ed affettuoso saluto!

2. La vostra Regione – universalmente nota per le molteplici bellezze naturali, per i numerosi tesori d’arte, per la bontà nativa e la serena gentilezza degli abitanti – ha ereditato un ricco patrimonio di ben radicata fede, di vigoroso e sano costume cristiano da una lunga tradizione, fecondata dalla santità di tanti uomini e donne, che nei secoli hanno dato una esemplare ed eroica testimonianza al messaggio del Vangelo: mi piace ricordare, in questo incontro, i santi Ermagora e Fortunato, fondatori della Chiesa di Aquileia; san Vigilio, vescovo di Trento; san Prosdocimo, operante soprattutto a Padova, san Tiziano e san Magno; san Zeno, vescovo di Verona; san Cromazio di Aquileia; sant’Eliodoro, vescovo di Altino; i santi Vittore e Corona di Feltre; san Liberale di Treviso; san Pietro, martire, di Verona; e, poi, san Lorenzo Giustiniani, primo Patriarca di Venezia; san Girolamo Emiliani, fondatore della Congregazione Somasca; san Gregorio Barbarigo, grande riformatore post-tridentino; san Lorenzo da Brindisi; san Gaetano Thiene, uno dei grandi realizzatori della riforma tridentina e fondatore dei Teatini; san Pio X; santa Maria Bertilla Boscardin; né posso dimenticare il più celebre e popolare santo, che ha operato nella vostra regione, anche se nato in Portogallo, sant’Antonio di Padova, di cui abbiamo celebrato solennemente lo scorso anno il 750° anniversario della morte.

A questa ricca – anche se incompleta – schiera di santi dobbiamo aggiungere alcune figure insigni del Laicato del movimento cattolico, tra la fine del secolo scorso e questo nostro secolo, i quali, in vari campi – dall’impegno apostolico, sociale, assistenziale a quello culturale – hanno dato prova di una fede schietta ed adamantina.

La fede profonda ed operosa della vostra regione si è manifestata inoltre in molteplici istituzioni ecclesiali, che hanno avuto origine e che tuttora sono operanti nella vostra terra, nonché in numerose opere di carattere sociale e assistenziale.

3. Questa meravigliosa tradizione di fede si fonda principalmente sulla sanità ed operosità della famiglia, sullo zelo fervente e dinamico di Vescovi e sacerdoti – che hanno curato per generazioni e generazioni la catechesi e la frequenza ai Sacramenti –, sulla validità della comunità parrocchiale, che è stata sempre fortemente sentita e vissuta come istituzione privilegiata ed insostituibile del contesto ecclesiale, e sull’associazionismo dei Laici; essa è un patrimonio prezioso, che in gran parte si è conservato, rinnovato ed accresciuto.

Sennonché, il tumultuoso e rapido cambiamento di idee e di costume della società italiana e le successive profonde trasformazioni sociali ed economiche della regione, hanno interessato anche il sistema dei valori ed hanno avuto ripercussioni nelle Chiese particolari delle Tre Venezie. Nelle zone di concentrata industrializzazione si sono acuiti alcuni problemi di carattere sociale. In certe facoltà universitarie ed in alcune scuole statali sono stati seminati fermenti di contestazione e di eversione, anche se circoscritti a gruppi ristretti; il turismo di massa ha influito non poco sul cambiamento di costume e di mentalità, mentre il distacco tra le generazioni si è dilatato ed il dialogo è diventato piuttosto faticoso e difficile.

4. In questa situazione in continua trasformazione emergono – a quanto voi stessi mi avete riferito nei colloqui personali – alcuni problemi, particolarmente meritevoli di una speciale ed organica sollecitudine pastorale.

Anzitutto, il problema dei giovani: essi sono alla continua ricerca dei valori della vita e sentono imperiosa l’esigenza che tali valori siano motivati sia sul piano della ragione che su quello della fede.

Il trapasso di cultura si ripercuote in maniera preponderante sulla famiglia, tradizionalmente sana e salda. Cresce, è vero, il numero dei fidanzati e degli sposi, impegnati a scoprire la dimensione sacramentale del loro amore e a vivere una profonda spiritualità coniugale. D’altra parte però si registra, purtroppo, una crescita dei matrimoni civili e delle convivenze di fatto.

La catechesi, che, per una lunga e lodevole tradizione, è stata oggetto di specifiche attenzioni da parte dei Vescovi e dei sacerdoti, registra una certa rarefazione nel mondo degli adolescenti, dei giovani e degli adulti. Occorrerà che i sacerdoti, i genitori, le religiose, i catechisti e le catechiste uniscano i loro sforzi per una catechesi continua, rinnovata, rivolta ed adattata alle varie categorie, servendosi anche degli strumenti e dei metodi moderni, e, in particolare, dei vari testi, preparati dalla Conferenza Episcopale Italiana.

A questo si aggiunga la crisi delle vocazioni, provocata da una visione secolarizzata della vita.

Il passaggio poi dalla economia rurale e montana a quella industrializzata ha reso più evidente in questi ultimi tempi il problema sociale e pastorale del mondo del lavoro.

5. Questo breve accenno ai problemi più urgenti, che si manifestano nella vostra Regione, vuole essere l’invito ad una riflessione comunitaria, che sia per voi tutti sprone ed incoraggiamento a continuare ad operare nel solco tracciato dalle tradizioni e dai valori cristiani, che ancora in gran parte riescono a permeare, ad animare e ad ispirare le zone delle Tre Venezie.

Il mio pensiero va ai 6.000 sacerdoti, ai quali voglio esprimere il mio apprezzamento per il lavoro quotidiano, instancabile, generoso, che compiono nei vari campi del loro ministero. In particolare desidero ricordare i tanti e tanti sacerdoti, che guidano le piccole parrocchie, specie di montagna, in mezzo a grandi difficoltà, talvolta nella più completa solitudine, ma che, nel nascondimento, continuano ad essere veramente luce e sale dei loro fedeli.

Che i sacerdoti delle Tre Venezie siano fieri e degni continuatori dei loro predecessori, i quali hanno lasciato esempi luminosi di dedizione, di spiritualità, di carità; curino la propria formazione permanente, la loro vita interiore, mediante la preghiera, la recita devota della “Liturgia delle Ore”, il sacramento della Riconciliazione, la direzione spirituale, i ritiri, gli Esercizi spirituali, lo studio personale.

Il pensiero rivolto ai sacerdoti mi porta naturalmente a quello verso i Seminari minori e maggiori, che nel Triveneto hanno, da secoli, illustri ed esemplari tradizioni per quanto concerne la formazione spirituale e la preparazione culturale. Ai 1.130 alunni dei Seminari minori ed ai 480 di quelli maggiori il mio affettuoso augurio di serena e generosa perseveranza.

Nelle Chiese particolari – come nella Chiesa universale – è preziosissima l’opera apostolica dei religiosi e delle religiose, che nella vostra regione costituisce un dato veramente consolante. Ben 3.845 religiosi, appartenenti a 55 diverse Congregazioni e a 403 comunità, e 10.265 religiose, di cui 455 dedite alla vita contemplativa, svolgono svariate attività di carattere catechistico, assistenziale, culturale, dando un contributo insostituibile e concreto alla crescita spirituale del Popolo di Dio. Mentre auspico che, in piena concordia, si realizzi sempre più l’inserimento dei religiosi e delle religiose nella pastorale della Chiesa locale, manifesto a questi carissimi fratelli e sorelle il compiacimento della Chiesa tutta per il servizio che compiono per la genuina ed integrale promozione dell’uomo, ed altresì l’augurio che tanti altri giovani e ragazze seguano il loro esempio della totale donazione a Dio nella consacrazione religiosa.

Non meno importante ed efficace sarà l’opera del Laicato cattolico per affrontare insieme i sopra citati problemi pastorali di particolare urgenza. Ho appreso da voi, con viva soddisfazione, che al presente i Laici impegnati costituiscono una forza rilevante ed operante e che le associazioni, i movimenti, i gruppi ecclesiali sono molto numerosi, pieni di generoso entusiasmo e si dedicano con impegno nei vari settori della pastorale, quali la liturgia, la catechesi, l’educazione, la scuola, l’assistenza, il mondo del lavoro. La Chiesa può contare su di loro; sa che in essi ha degli efficaci, disinteressati collaboratori per la diffusione del Regno di Dio.

6. Carissimi confratelli nell’Episcopato!

A conclusione delle vostre visite “ad limina”, nel corso delle quali mi avete manifestato con grande apertura d’animo le gioie del vostro servizio episcopale, come pure le vostre vive preoccupazioni, desidero dirvi la mia compiacenza per l’opera instancabile da voi compiuta perché i fedeli delle vostre diocesi accolgano con letizia e vivano con coerenza il messaggio cristiano, in un continuo cammino di fede.

Nel ricordo del mio indimenticabile immediato predecessore, Giovanni Paolo I, Papa Luciani, degno figlio della vostra terra, affido oggi voi, le vostre Chiese particolari, i vostri fedeli alla Vergine santissima, la Madre di Dio, che nella vostra regione è venerata con intensa devozione in numerosi Santuari, centri di preghiera e di vita spirituale: quello di santa Maria della Salute a Venezia; di Monteberico a Vicenza; di Castelmonte a Udine; della Madonna Madre e Regina di Monte Grisa a Trieste; di Piné e delle Laste a Trento; di Pietralba e di Novacella a Bressanone; della Corona di Montebaldo a Verona; di Barbana a Gorizia; della Madonna del Pilastrello a Rovigo; di Pellestrina a Chioggia.

Segno di comunione e di affetto vuole essere la mia particolare benedizione apostolica, che imparto a voi, alle vostre diocesi e a tutta la diletta regione delle Tre Venezie.

       



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