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VISITA PASTORALE ALLA DIOCESI DI PADOVA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI, AI RELIGIOSI E
AI SEMINARISTI NEL DUOMO DI PADOVA

Domenica, 12 settembre 1982

 

Carissimi sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi.

1. Il mio incontro con voi, nel quadro della visita alla Chiesa che è in Padova, assume un valore ed un significato tutto particolare. In voi sono lieto di incontrare e di salutare la parte più eletta di questa comunità ecclesiale, coloro che il Signore ha chiamato più intimamente alla sua sequela e che a titolo speciale chiama suoi amici., coloro che portano le fatiche quotidiane del lavoro nella vigna del Signore. Con voi mi sento nella più profonda comunione di spirito.

È con questi sentimenti che mi rivolgo anzitutto a voi, carissimi presbiteri. Insieme con voi e per voi innalzo a Dio una lode ardente ed un commosso ringraziamento per la grazia dell’ordinazione, in virtù della quale siete stati consacrati e invitati a pascere questa comunità. Insieme con voi desidero rivolgere un pensiero pieno di ammirazione e di riconoscenza ai 45 sacerdoti del vostro presbiterio che svolgono il ministero nelle missioni del Brasile, del Kenya, dell’Ecuador. Saluto ancora ed esprimo la mia gratitudine agli altri 32 sacerdoti che la diocesi di Padova ha donato al servizio della Sede Apostolica e di altre Chiese sorelle. La sensibilità e l’afflato missionario che caratterizzano il vostro presbiterio sono il segno evidente di una generosità, che certamente ha la sua sorgente in un dono dello Spirito Santo. Ed oggi, insieme con voi, prego il Signore perché conservi e alimenti questo carisma che, arricchendo le altre Chiese, impreziosisce la vostra.

Il mio cuore si apre parimenti a voi, carissimi religiosi, carissime suore e appartenenti a Istituti laicali. Voi siete per eccellenza testimoni dell’assoluto di Dio e della trascendenza dei beni del Regno di Dio rispetto a qualsiasi altro valore. Vi esorto con tutte le mie forze a conservare il sapore ed il profumo di un genuino radicalismo evangelico. La vostra vita, che è in se stessa lode stupenda della grazia di Cristo e segno operante della presenza dinamica dello Spirito, diverrà allora un dono prezioso offerto non solo alla comunità cristiana, ma anche a quel mondo che ignora la grandezza della vostra vocazione ed il vostro eminente servizio.

Sono lieto poi di incontrarmi con voi, carissimi seminaristi, gioia e speranza di questa Chiesa. Vedo in voi i chiamati del Signore, coloro che lo Spirito Santo mette a parte per inviare domani, a proclamare il Vangelo come potenza di Dio. Coltivate generosamente il germe della divina vocazione con riconoscenza ed umiltà, nel raccoglimento, nella preghiera, nello studio, nelle prime esperienze di apostolato sotto la guida dei vostri Superiori. La missione che vi attende è così sublime ed affascinante, che deve suscitare in voi il desiderio di mettere fin d’ora tutto il vostro entusiasmo e le vostre energie al servizio di Cristo. Ricordatevi che il tempo del Seminario è decisivo per il vostro futuro ministero: sappiate viverlo intensamente.

2. Carissimi e carissime, guardando a voi tutti qui presenti, in questo momento di intensa comunione nel Signore, il mio spirito si eleva a contemplare la bellezza e la ricchezza della tradizione ecclesiale che vi è stata trasmessa e che oggi si trova affidata al vostro zelo ed alla vostra responsabilità. Da san Prosdocimo, primo padre della diocesi, percorrendo un cammino di secoli, su su fino alla gigantesca figura di san Gregorio Barbarigo, fino ai tempi più recenti, fino a san Pio X, alunno del vostro Seminario, sino al Cardinale Elia Dalla Costa e al beato Leopoldo, fino ai pastori che vi guidano oggi: che serie luminosa di apostoli! E penso ancora alla fioritura di tante famiglie religiose e alle innumerevoli opere sorte nella vostra diocesi, nel campo culturale, educativo, assistenziale.

Voi siete giustamente fieri e riconoscenti di quanto lo Spirito ha operato attraverso i secoli nella vostra Chiesa. Ma voi sapete anche che il miglior modo di apprezzare una eredità è quello di coltivarla e di arricchirla.

In realtà, voi siete chiamati a sviluppare questo prezioso deposito in un tornante tra i più decisivi della storia. Oggi, infatti, stiamo vivendo il travaglio di una nuova sintesi culturale. Una nuova civiltà sta lentamente forgiandosi. Alla vigilia del terzo millennio cristiano, la vostra missione si trova confrontata con profonde e rapide trasformazioni culturali, sociali, economiche, politiche, che hanno determinato nuovi orientamenti e modificato mentalità, costumi e sensibilità.

E a questo mondo, è agli uomini di quest’epoca che voi siete inviati per annunciare la Buona Novella; sono gli uomini di questa generazione che voi dovete riunire per fare di essi il Popolo di Dio pellegrinante nella storia.

3. È questo, in verità, un tempo nel quale, per conservare, occorre rinnovare in feconda continuità la grande tradizione ecclesiale. È una missione esaltante la vostra, ma anche esigente. Ci vuole un’anima grande, ci vuole uno spirito ardente, ci vuole un cuore appassionato per vivere all’altezza della missione della Chiesa nel nostro tempo, che pone sfide così radicali a Cristo e al suo Vangelo. Se la mediocrità, la stanchezza, la rassegnazione non hanno mai potuto essere tollerate nella vita della Chiesa, chiamata sempre a rinnovarsi, tanto meno lo possono essere oggi.

Permettetemi, a questo proposito, di richiamarmi alla vostra tradizione. In un’altra epoca, il Concilio di Trento ha trovato nella vostra diocesi, sotto l’impulso di san Gregorio Barbarigo, un’applicazione tra le più esemplari. Da quella coraggiosa e lungimirante riforma, imperniata sul Seminario, sul rinnovamento della vita spirituale, culturale del clero e diretta principalmente alla catechesi, è nata una comunità ecclesiale che si è distinta per il suo impegno di vita cristiana.

Guardando al presente, sono lieto di costatare che, sotto la saggia guida, prima di Monsignor Bortignon, ed ora di Monsignor Franceschi, voi vi siete dedicati e vi state impegnando con dinamismo apostolico all’opera di evangelizzazione per formare comunità che siano autenticamente ecclesiali. Il mio augurio e la mia preghiera è che continuiate con saggezza, fervore ed unità di intenti in questo sforzo.

4. Per realizzare questa impresa, voi dovete avere una visione chiara della vostra identità e della vostra missione. Il punto costante di riferimento vitale è Gesù Cristo, Colui che il Padre ha consacrato e, unto di Spirito Santo, ha inviato nel mondo.

Voi siete dei consacrati. Tutto il vostro essere, fin nelle sue più intime fibre, è penetrato dallo Spirito Santo che vi ha conformati a Cristo per la gloria del Padre. Voi - mi riferisco in modo particolare ai sacerdoti - voi siete gli uomini di Dio, voi siete configurati a Cristo Buon Pastore non in virtù di una delega o per designazione della comunità, ma per la grazia sacramentale, e, dunque, per un intervento creativo di Dio. Riconoscete e testimoniate con gioia il fatto della vostra consacrazione a Dio.

Ma voi siete nel contempo, inviati al mondo. La vostra consacrazione a Dio non è una separazione al mondo. Il movimento che vi porta a donarvi interamente a Dio, vi porta, in pari tempo verso il mondo. L’autentica consacrazione, essendo partecipazione di quella di Cristo, è un vero impegno per gli uomini e nella storia, a somiglianza di Cristo, che ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la condizione degli uomini.

Dalla sintesi vitale di queste due componenti ugualmente essenziali, la consacrazione a Dio e il servizio dell’uomo, deriva l’autentica personalità del presbitero ed apostolo che la Chiesa desidera oggi. È la personalità di un uomo che, a somiglianza di Cristo e dei grandi apostoli e profeti, sta da solo sul monte penetrando, con occhi d’aquila, fin nelle profondità del mistero di Dio, e ridiscende poi luminoso e ardente, per portare il messaggio e la grazia di Dio fino alle estreme frontiere dell’attività e delle vicende umane.

Carissimi amici, è davvero esaltante la vostra vocazione e la vostra missione. Ma voi comprendete bene anche quanto sia arduo e quale itinerario ascetico si richieda per realizzare questo equilibrio. In verità, occorre essere nel mondo, ma senza essere del mondo (cf. Gv 17, 11.14.16) Occorre incarnarsi nella vita degli uomini d’oggi e condividere il loro ambiente, ma occorre nello stesso tempo essere testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena (cf. Presbyterorum Ordinis, 13).

Nei Seminari, nelle Case di formazione, nelle vostre meditazioni personali e comunitarie, negli incontri di preghiera come in quelli di pastorale, approfondite questa prospettiva biblica e conciliare della vostra identità e della vostra missione.

Nel concludere questo colloquio, del quale rendo grazie a Dio, affido a voi tutti: sacerdoti, religiosi, religiose, anime consacrate al Signore, seminaristi, alla protezione materna di Maria, Madre della Chiesa, perché vi sostenga e vi conforti, mentre con sincero affetto tutti vi benedico. 

                                       



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