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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PERSONALE DELL’AUTOPARCO VATICANO

Venerdì, 23 dicembre 1983

 

Carissimi.

1. Sono trascorsi quasi tre anni da quando, il 5 gennaio 1981, ho visitato l’autoparco vaticano e ho avuto il piacere di vedere gran parte di voi sul posto di lavoro. Nel frattempo ho potuto apprezzare ancor di più il servizio che voi svolgete per la Santa Sede e ora sono lieto di accogliervi qui insieme con le vostre famiglie. Vi saluto tutti cordialmente.

2. Siamo nell’antivigilia di Natale. Tutto in questi giorni ci parla dell’ineffabile mistero, che la Chiesa sta per celebrare e rivivere: la nascita del Verbo di Dio fatto Uomo. So che, durante il tempo di Avvento, vi siete preparati anche comunitariamente a questa grande solennità, con speciale impegno, trattandosi del Natale del Giubileo della Redenzione. Nell’esprimervi il mio compiacimento, desidero rivolgervi i miei auguri, auspicando che sappiate cogliere, mediante la preghiera e il raccoglimento interiore, il vero significato di questa festa in tutte le sue dimensioni ed esigenze. Dio si è fatto uomo - commenta sant’Agostino - per comunicare all’uomo la sua vita divina. Questa verità deve illuminare tutta la vita del cristiano e guidarlo in ogni sua scelta. Da essa deriva un nuovo modo di vedere persone e cose, una maggiore capacità di accettare e amare i fratelli, la forza per affrontare e superare le prove e le difficoltà della vita, la giusta direzione per non lasciarsi sviare dalle molteplici forme di secolarismo del mondo circostante. Cercate, perciò, che nelle vostre famiglie le festività natalizie non vengano svuotate dal cosiddetto consumismo, ma accrescano l’unione tra tutti i membri e il comune impegno per una sempre più autentica vita cristiana.

3. Il 20 novembre dello scorso anno ho indirizzato all’Eminentissimo Cardinale Segretario di Stato una Lettera sul significato del lavoro prestato alla Sede Apostolica. In essa mi sono rivolto alla “particolare comunità” costituita da coloro che si prodigano al servizio della Chiesa universale, facendo notare che ad essi “sono assegnati incarichi e doveri, ciascuno dei quali ha una propria finalità e dignità in considerazione sia del contenuto oggettivo e del lavoro svolto, sia della persona che lo compie” (Giovanni Paolo II, Lettera al Cardinale Segretario di Stato circa il significato del lavoro prestato alla Sede Apostolica, 1, 20 novembre 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1422). In questa comunità, voi avete un ruolo ben preciso. Il vostro lavoro, collegato specialmente con le udienze e con i viaggi, vi mette a contatto con numerose persone, vi espone al giudizio del mondo esterno al Vaticano, anche per la targa da cui sono contrassegnate le macchine che portate. Questo richiede da voi una sentita partecipazione alla “sollecitudine per tutte le Chiese” propria della Cattedra di Pietro e comporta una maggiore responsabilità ecclesiale da vivere in spirito di autentica fede. Vi rinnovo perciò l’invito ad approfondire la coscienza personale del vostro impegno in quanto cristiani e come dipendenti della Santa Sede. Vi rivolgo questo invito alla presenza delle vostre famiglie, perché anch’esse devono essere consapevoli di tutto questo e cooperare con voi perché si possa realizzare. E nel dirvi la mia grande gioia di vedervi qui con le vostre famiglie, vi esorto a fare del vostro focolare “una comunità credente ed evangelizzante, una comunità in dialogo con Dio, una comunità al servizio dell’uomo (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 50).

A conferma di questi voti, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e imparto di cuore l’apostolica benedizione.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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