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SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI POLACCHI

Sabato, 5 febbraio 1983

 

Cari fratelli e sorelle.

Ci rallegriamo che nella cerchia dei neo-Cardinali troviamo anche un Vescovo della Chiesa in Polonia. Do il benvenuto dunque di cuore al nuovo Cardinale polacco, il Primate di Polonia. Do il benvenuto ai rappresentanti dell’Episcopato: l’Arcivescovo di Wroclaw, l’Arcivescovo Segretario e i Vescovi qui presenti. Do il benvenuto agli abbastanza numerosi convenuti che qui rappresentano il Presbiterio dell’Archidiocesi di Gniezno e di quella di Varsavia, le religiose e i religiosi. Saluto i rappresentanti del laicato polacco. Do il benvenuto e il saluto a tutti.

Il mio pensiero e il mio cuore rivolgo ora con particolare commozione - tramite voi qui presenti - a quella Chiesa e a quella Nazione, che mi ha educato e preparato al ministero universale della Chiesa, al quale mi ha chiamato Iddio, li rivolgo ai vivi e ai defunti. Penso a tutti i pastori, al Cardinale di Cracovia, agli Arcivescovi e Vescovi, ai Sacerdoti, alle Congregazioni religiose, a tutti i miei fratelli e sorelle sulla nostra terra patria, e soprattutto a quelli che soffrono.

Come non ricordare qui, Signor Cardinale, il tuo predecessore, Cardinale Stefan Wyszynski, Primate di Polonia.

“Facciamo dunque l’elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati secondo le loro generazioni”, dice il libro del Siracide (Sir 44, 1). Noi lo facciamo con sentimenti di gratitudine e con intimo bisogno del cuore. Quel provvidenziale Pastore delle moderne generazioni della nostra Patria si è impresso profondamente nel pensiero della Chiesa, ha prestato l’ascolto al batter del suo cuore, della sua missione, ed egli stesso è divenuto “una missione”. Ha condotto la Chiesa in Polonia dal primo al secondo millennio del cristianesimo. Così come lo conduceva felicemente molte volte attraverso vari momenti difficili e in certo qual modo decisivi per la vita della Chiesa polacca e della Nazione. La sua forza e luce attingeva dalla profonda devozione e dall’amore per Colei che a Czestochowa “da tempo è la Regina di Polonia”. Era, lui, la forza della Nazione, e a sua volta la sua forza era la Nazione, alla quale io guardo con amore e stima.

Un tempo ebbe a dire che sant’Adalberto e san Stanislao hanno creato per la Chiesa in Polonia uno stile particolare, e che quello stile “le sta bene”. È lo stile della fedeltà. La fedeltà a Cristo, a sua Madre, alla Chiesa, alla Sede Apostolica. È anche lo stile della fedeltà alla propria Nazione, ai fratelli e alle sorelle. Lo stile di fedeltà ai supremi valori, al più alto prezzo. Lo dico perché questo è un tratto particolare della vocazione cardinalizia. “Ricevete la berretta rossa come segno della dignità del cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa”.

Nel momento degli auguri, il mio sguardo si volge con grande speranza verso Jasna Gora, verso la Sede della Regina di Polonia, e nelle sue mani pongo il prezioso patrimonio della millenaria fedeltà di sant’Adalberto, san Stanislao, san Massimiliano e tanti altri. Nutro la più profonda speranza che ella non abbandoni questa Chiesa e questa Nazione, soprattutto ora, nell’ora difficile, “che dica per essa la propria parola”.

Con questa fiducia appunto e sotto la sua protezione intraprenda, Signor Cardinale, Primate di Polonia, questa eredità e la arricchisca insieme a tutti i Pastori e fedeli, con tutti gli uomini di buona volontà. Pregheremo tutti la Signora di Jasna Gora per lei e per il suo ministero.

E voi, fratelli, portate ciò che vivete qui in Patria, condividetelo con i fratelli e sorelle, e che ciò sia la vostra forza, specialmente nei momenti difficili.

Prego costantemente per tutti e tutti benedico di cuore. Con la benedizione apostolica. La pace sia con voi.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 


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