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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A DOCENTI E STUDENTI DELLE SCUOLE CATTOLICHE DEL LAZIO

Sabato, 29 gennaio 1983

 

Signor Cardinale, fratelli e sorelle carissimi!

1. Con tutto il mio affetto vi saluto, cari dirigenti e docenti delle scuole cattoliche. Estendo il saluto, con viva cordialità, alla rappresentanza degli alunni e dei loro familiari. Questo incontro è per me doppiamente motivo di gioia: per la preziosa missione cui dedicate i vostri sforzi, e per il fatto che la maggior parte di voi qui presenti svolge tale missione in questa città, sede di Pietro e dei suoi successori, o nel Lazio. Vi ringrazio di vero cuore per la vostra presenza qui insieme col Cardinale Vicario.

Sono inoltre lieto che questo nostro incontro avvenga tra le festività liturgiche di due grandi santi, che alla “scuola cattolica” hanno dedicato - pur in contesti e tempi diversi - le loro migliori energie: san Tommaso d’Aquino, “Doctor Angelicus”, patrono delle scuole cattoliche, genio della sintesi teologica e filosofica, e san Giovanni Bosco, il grande apostolo della gioventù, il genio della moderna pedagogia cristiana.

Conoscete bene la grande importanza dell’istituzione scolastica, sia per la Chiesa, come per la società civile: alla scuola infatti è affidata l’educazione delle giovani generazioni, che domani edificheranno questo nostro mondo. Da voi tutti, quindi, dipende in buona misura che il domani dell’umanità, ormai alle soglie del terzo millennio dell’era cristiana, sia un domani più degno dell’immagine di Dio, che è l’uomo.

2. È con grande soddisfazione che vedo qui riunite tutte le componenti della scuola: è infatti fondamentale la corresponsabilità di genitori, professori e alunni. Desidero in particolare sottolineare che i genitori non possono disinteressarsi dell’educazione dei figli, ma è necessario che prendano sempre più coscienza che la scuola non li esime dalla loro missione, ma li aiuta a compierla; e che sono essi i primi educatori dei figli. È pertanto indispensabile la collaborazione armonica tra famiglia e scuola: entrambe unite nell’appassionante compito di formare uomini e donne. Voi non vi limitate, infatti, a informare, mediante la trasmissione di conoscenza, ma intendete formare integralmente le persone, sotto tutti gli aspetti: l’intelligenza, certamente, ma anche la volontà, e in maniera tutta speciale la coscienza, dove intelligenza e volontà, libertà e responsabilità, raggiungono la dimensione più profonda in cui la persona si situa di fronte a se stessa, di fronte agli altri uomini, di fronte a Dio. In altri termini, il vostro impegno educativo è rivolto a tutto l’uomo, non solo a una sua parte: attraverso le diverse discipline, ivi comprese quelle sportive, così ricche di valori formativi, vi rivolgete sempre alla persona, unica e irripetibile, che è ciascun uomo e ciascuna donna. Il vostro impegno inoltre tiene presente, in armonia con la tradizione educativa della Chiesa, l’esigenza che a ciascuno sia data una educazione non indifferenziata, ma personalizzata, la quale richiede che si tratti ogni persona per ciò che è, senza ignorare fra l’altro anche le diverse caratteristiche proprie degli adolescenti di ciascun sesso.

3. Desidero ricordarvi, con le parole del Concilio Vaticano II, che come educatori cattolici in scuole cattoliche, avete il compito “di dar vita a un ambiente comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico di libertà e carità; di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura, che in essi ha realizzato il Battesimo” (Gravissimum Educationis, 8). In questo punto, fratelli e sorelle carissimi, il vostro compito è insostituibile. Penso sia a voi, docenti laici, che prestate il vostro servizio nella scuola cattolica consci della speciale responsabilità che ciò implica, sia a voi, sacerdoti e membri di Comunità religiose, alla cui dedizione e piena disponibilità tanto deve la scuola cattolica: con la vostra competenza professionale, con l’uso delle tecniche pedagogiche e dei mezzi a vostra disposizione, dovete essere anche collaboratori della grazia divina, nella preparazione della buona terra, affinché, come nella parabola evangelica (cf. Mt 13, 23), possa germogliare e dar frutto il seme che Cristo, Figlio di Dio e Redentore dell’uomo, ha seminato nelle anime dei vostri alunni mediante il Battesimo. Di fronte alle illusioni delle ideologie immanentistiche e materialistiche, propugnate da quanti ritengono che non vi sia posto per Dio nella cultura moderna, dovete mostrare come tra il messaggio cristiano di salvezza e la cultura esistano molteplici, fecondi rapporti e come esista un legame fondamentale tra il Vangelo e l’uomo.

“Questo legame - ho detto all’UNESCO - è in effetti creatore di cultura nel suo fondamento stesso. Per creare la cultura, bisogna considerare, fino alle sue ultime conseguenze e integralmente, l’uomo come un valore particolare e autonomo, come il soggetto portatore della trascendenza della persona. Bisogna affermare l’uomo per se stesso, e non per qualche altro motivo o ragione: unicamente per se stesso! Ancora, bisogna amare l’uomo perché è uomo, bisogna rivendicare l’amore per l’uomo a motivo della particolare dignità che egli possiede. L’insieme delle affermazioni concernenti l’uomo appartiene alla sostanza stessa del messaggio di Cristo e della missione della Chiesa” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad UNESCO habita, 10, 2 giugno 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 1643).

Per questo l’insegnamento della religione costituisce nella scuola cattolica una delle principali attività, da cui non si può prescindere, e alla quale non si deve assegnare un posto marginale e secondario. Benché sia evidente, permettetemi di ricordarvi che tale insegnamento deve essere cattolico, e pertanto non si può non esporre, integralmente e con piena fedeltà, la dottrina proposta dal Magistero. La Chiesa riconosce e difende la legittima libertà di cui godete nella scelta di tecniche e metodi educativi; al tempo stesso, però, vi chiede grande attenzione in questo campo dell’insegnamento religioso, non solo mediante l’accurata selezione di programmi e di testi, ma anche attraverso il vostro esempio. Un maestro e un docente cristiano dev’essere un formatore di coscienze e di anime - con il massimo rispetto alla libertà e alla personalità di ciascuno - attraverso la testimonianza costante di coerenza tra la propria fede e la propria vita. È quanto ha vigorosamente ribadito il Concilio Ecumenico Vaticano II, in particolare nei due documenti che vi riguardano in modo speciale: la dichiarazione sull’educazione cristiana Gravissimum Eucationis, e il decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam Actuositatem. È quanto ha presentato alla vostra riflessione il recente documento della Sacra congregazione per l’educazione cattolica, che ha come tema: “Il laico cattolico testimone della fede nella scuola”, documento che - a quanto mi risulta - è oggetto attento delle vostre personali e comunitarie meditazioni.

4. Una parola particolare per voi alunni, che siete al centro delle premure di tutti coloro che operano nel campo dell’educazione: sappiate che il Papa vi è particolarmente vicino, e che ha molte speranze riposte in voi! Non limitatevi mai, nella scuola, ad un ruolo puramente passivo: è necessaria da pane vostra una forte testimonianza di studio, di ascolto, di servizio.

Desidero, per concludere, rivolgere a tutti voi il mio incoraggiamento. Conosco le difficoltà che incontrate giornalmente nella conduzione dei vostri centri scolastici. Non vi scoraggiate! Vale la pena impegnarsi! Dai vostri sforzi dipende la formazione dei protagonisti della storia di domani. Auspico di cuore che sia riconosciuto l’autentico e validissimo servizio pubblico reso dalla scuola cattolica, alla quale non dovrebbe mancare l’aiuto necessario, anche da parte degli organi statali, in modo che tutti i genitori possano effettivamente scegliere, secondo la propria coscienza, la scuola per i loro figli.

Maria santissima, “Sedes Sapientiae”, vi guidi sempre, e vi ottenga dal suo Figlio la luce e la forza per proseguire la vostra importante missione di servizio alla Chiesa, alla società civile, all’umanità intera.

Implorando dal cielo questi doni su di voi, vi imparto di tutto cuore la benedizione apostolica, che estendo alle vostre famiglie e a tutti i membri delle scuole che rappresentate.  

 

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