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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI RAPPRESENTANTI
DELLE ASSOCIAZIONI EUROPEE DEI PANIFICATORI

Lunedì, 8 ottobre 1983

 

Signore, signori.

1. Sono molto felice di questa visita che avete voluto farmi; vi ringrazio delle vostre parole e del vostro omaggio molto significativo. Rappresentate l’“Unione internazionale dei panificatori e dei panificatori-pasticceri”, e in particolare una quindicina di Associazioni europee. Avete appena concluso la “Settimana europea del pane” che vi ha permesso di sensibilizzare l’opinione pubblica in maniera originale sulla vostra nobile professione e sulla storia del pane, in particolare con l’esposizione “Pane in piazza”.

La vostra professione evoca sempre qualcosa di simpatico e necessario per tutte le famiglie: il pane, e anche i molteplici tipi di pasticceria e confetteria. Abbiamo tutti bisogno del vostro pane: esso è, almeno in Europa, e fin dai tempi antichi, il nutrimento di base. E il pane è anche il nutrimento fraterno, il simbolo dell’unione e della condivisione tra coloro che “spezzano il pane” in famiglia.

Esso assicura ancora di più la solidarietà fra di voi. La vostra professione suppone una capacità trasmessa da padre in figlio, dall’anziano all’apprendista; esige cura, gusto, energia e una collaborazione spesso all’interno di un piccolo gruppo. Avete del resto posto la vostra iniziativa nel quadro dell’Anno europeo dell’artigianato, senza negare il fatto di una certa “industrializzazione”. Auguro che continuiate a considerare il vostro mestiere come una vocazione.

2. Vi incoraggio evidentemente a corrispondere sempre meglio ai desideri dei consumatori o piuttosto ai loro bisogni, al loro benessere, in uno spirito di servizio al vostro prossimo. Bisogna offrire alle persone un pane secondo il loro gusto, non solamente gradevole, ma anche nutriente, digeribile, sano, a partire dagli elementi naturali del grano, di una farina autentica. Mantenete la preoccupazione della qualità del pane, che vi fa onore, e dunque del bene profondo della salute dei vostri clienti.

E voi avete diritto, anche voi, di disporre di un giusto reddito, e di condizioni di lavoro veramente umane. Il mio predecessore Papa Giovanni XXIII aveva insistito davanti a voi sul riposo domenicale. A questo proposito c’è stato un grande progresso, ma rimane una questione, quella del lavoro notturno. Essa non è forse insolubile, grazie ad un uso attento delle nuove tecniche della panificazione. Il vostro lavoro sarà senza dubbio sempre arduo, ma se il ritmo potrà essere migliorato, chi non se ne rallegrerà? Ne va non solo del vostro salutare riposo durante una grande parte della notte, ma della vostra vita di famiglia, della vostra compagnia ai figli, della vita equilibrata degli apprendisti. Non oso andare oltre in questa questione pratica che deve essere studiata tra di voi, nei vostri sindacati, tenendo anche conto dell’intera società.

3. Mi permetterete di aggiungere tre riflessioni spirituali che daranno una dimensione ancora più profonda al vostro lavoro. Un cristiano ha delle ragioni particolari per accettare la durezza del suo lavoro. “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”, dice Dio nella Genesi (Gen 3, 19). E voi, voi fate il pane col sudore della vostra fronte! Ma l’offerta di questa fatica, come quella di tutti i lavori pesanti, può acquistare un grande valore spirituale: può essere fatta in unione con Cristo, l’uomo del lavoro; diventa sorgente di benedizione, di redenzione per noi, per i nostri fratelli (cf. Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 25.26.27).

Del resto, la vostra professione vi porta continuamente a pensare al problema della fame nel mondo, che è un dramma per milioni e milioni di uomini che sono privi del pane necessario. Cristo ha avuto pietà di una tale folla. Ha moltiplicato i pani; ha fatto anche raccogliere i pezzetti avanzati. Ha affidato agli uomini il compito di mettere in comune i loro sforzi per provvedere a questo pane del corpo. Occorre che vi contribuiamo, ciascuno secondo le nostre responsabilità, anche nell’educazione dei giovani. Domenica prossima verrà celebrata la Giornata mondiale dell’alimentazione che, spero, sensibilizzerà un poco di più l’opinione pubblica.

Infine, il pane non è solamente l’alimento indispensabile della nostra vita corporale. Cristo l’ha scelto per farne la materia del sacramento dell’Eucaristia che è il culmine del suo amore, poiché rende presente il suo corpo offerto per noi e risorto a una nuova vita. Questo mistero è grande! Colma di rispetto e di gioia il credente. Onora coloro che hanno la missione di preparare il pane che il sacerdote consacrerà. Il pane, già simbolo del dono di Dio nella creazione, del lavoro dell’uomo, della condivisione fraterna, della pace, della vita che procura, è promosso a un ruolo sacro.

Queste prospettive ispirino coloro che, tra di voi, condividono la nostra fede! Esse vi aiutino tutti ad amare il vostro mestiere e a servire i vostri fratelli! Il pane non manchi mai agli uomini, questa è la volontà di Dio e del suo Cristo che ci ha insegnato a chiedere così l’essenziale: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”; “oggi”, poiché voi lo sapete, il pane deve essere fatto ogni giorno. Dacci il pane sostanzioso, di cui la nostra vita ha bisogno, di cui le nostre anime hanno bisogno. E noi, accettiamo di lavorarvi. Ma accettiamo anche di riceverlo come un dono del Signore. E la benedizione di Dio discenda su ciascuno di voi, sulle vostre famiglie e su tutti coloro che rappresentate.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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