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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI DEGLI STATI UNITI D'AMERICA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 24 settembre 1983

 

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.

1. È una vera gioia per me darvi oggi il benvenuto in questa assemblea collegiale alla quale siamo venuti nel nome di Cristo, che è “il Pastore supremo” (1 Pt 5, 4) della Chiesa e il Signore e Salvatore di tutti noi. Radunandoci qui in occasione della vostra visita “ad limina”, desidero riflettere con voi su uno dei più importanti settori della nostra comune responsabilità pastorale: il matrimonio cristiano e la vita familiare.

Nella costituzione pastorale Gaudium et Spes, i Vescovi del Concilio Vaticano II hanno affermato che “il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare” (Gaudium et Spes, 47). Siamo tutti consapevoli di alcune tendenze contemporanee che sembrano minacciare la stabilità, se non l’esistenza stessa, della famiglia: un cambiamento di valutazione per quanto riguarda il prevalere del benessere dell’individuo su quello della famiglia come unità sociale di base, l’incremento della percentuale dei divorzi, la tendenza al permissivismo sessuale, e il convincimento che altri tipi di relazioni possano sostituire il matrimonio e la famiglia.

Di fronte a queste tendenze noi abbiamo l’importante missione di proclamare la Buona Novella di Cristo sull’amore sponsale cristiano, l’identità e il valore della famiglia, e l’importanza della sua missione nella Chiesa e nel mondo. Perciò nella Familiaris Consortio ho osservato che i vescovi dovrebbero esercitare una particolare sollecitudine a favore della famiglia, “consacrando interessamento, sollecitudine, tempo, personale, risorse; soprattutto, però, appoggio personale alle famiglie e a quanti, nelle diverse strutture diocesane, lo aiutano nella pastorale della famiglia” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 73).

2. Questa responsabilità pastorale è basata sul fatto che la famiglia cristiana si fonda sul Sacramento del matrimonio, che è “fonte propria e mezzo originale di santificazione per i coniugi e per la famiglia cristiana” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 56). Dipende da noi, insieme ai nostri sacerdoti, offrire ai fedeli la ricchezza del magistero della Chiesa sul Sacramento del matrimonio. Questo insegnamento, se ben esercitato, ha molta efficacia, presentando, come fa, il matrimonio come l’alleanza di Dio col suo popolo e la relazione di Cristo con la Chiesa. È di estrema importanza per i coniugi cristiani essere consapevoli della verità divina che, nel loro amore umano elevato e santificato dal matrimonio cristiano, essi realmente “significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la sua Chiesa” (Lumen Gentium, 11). Poiché il matrimonio cristiano è segno del rapporto tra Cristo e la Chiesa, esso possiede le qualità di unità, permanenza o indissolubilità, fedeltà e fecondità. Con le parole del Concilio Vaticano II proclamiamo: “L’intima comunità di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale. E così è dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono che nasce, anche davanti alla società, l’istituto (del matrimonio) che ha stabilità per ordinamento divino” (Gaudium et Spes, 48).

3. Le responsabilità primarie dei coniugi sono descritte sia nella Gaudium et Spes che nella Humanae Vitae in termini di sviluppo dell’amore coniugale e di perseguimento di una maternità e paternità responsabili. Fondamentale per il rapporto matrimoniale è quello speciale amore interpersonale che gli sposi si donano reciprocamente. La Chiesa proclama questo amore coniugale come eminentemente umano, che implica il bene dell’intera persona e arricchisce e nobilita sia il marito che la moglie nella loro vita cristiana. Quest’amore crea una speciale unità tra un uomo e una donna, che assomiglia all’unità tra Cristo e la sua Chiesa. La Gaudium et Spes ci assicura che l’amore sponsale è legato all’amore di Dio ed è influenzato dal potere redentore di Cristo e dall’attività salvifica della Chiesa. Ne risulta che gli sposi sono guidati e rafforzati nel compito sublime di essere padri e madri (cf. Ivi).

Il matrimonio è inoltre diretto alla costruzione di una famiglia. Gli sposi collaborano con Dio nel proseguire l’opera della creazione. L’amore coniugale è radicato nell’amore divino e dev’essere creativo e a sostegno della vita. È mediante questa unione spirituale e l’unione dei loro corpi che i coniugi adempiono al loro compito procreativo di dare la vita, amore e senso di sicurezza ai loro figli.

Dare la vita e aiutare i loro figli a raggiungere la maturità mediante l’educazione sono tra i privilegi e le responsabilità primarie dei coniugi. Sappiamo che i coniugi desiderano solitamente la paternità e la maternità ma sono talvolta ostacolati nel realizzare le loro speranze e desideri da condizioni sociali, da circostanze personali o anche dall’impossibilità di generare una nuova vita. Ma la Chiesa incoraggia i coniugi ad essere generosi e pieni di speranza, a comprendere che la paternità e la maternità sono un privilegio e che ogni figlio è testimonianza dell’amore reciproco dei coniugi, della loro generosità e della loro disponibilità verso Dio. Essi devono essere incoraggiati a vedere il figlio come un arricchimento del loro matrimonio e un dono di Dio a loro stessi e agli altri loro figli.

4. I coniugi dovrebbero prendere, nella riflessione e nella preghiera, le loro decisioni riguardanti la suddivisione delle nascite e la dimensione della famiglia. Nel prendere queste decisioni essi devono essere attenti all’insegnamento della Chiesa a proposito dell’intima connessione tra le dimensioni unitive e procreative dell’atto coniugale (cf. Paolo VI, Humanae Vitae, 12). I coniugi devono essere spronati a evitare ogni azione che minacci la vita già concepita, che neghi od ostacoli il loro potere procreativo, o violi l’integrità dell’atto coniugale.

5. Come Vescovi, insieme ai nostri sacerdoti, e altri che si occupano dell’apostolato familiare, siete chiamati ad aiutare i coniugi a conoscere e a capire le ragioni del magistero della Chiesa sulla sessualità umana. Questo magistero può essere capito solo alla luce del piano di Dio per l’amore umano e il matrimonio nella loro relazione con la creazione e la Redenzione. Presentiamo di frequente al nostro popolo l’affermazione dell’amore umano, fonte di elevazione e di gioia, dicendo loro che “Dio ha inscritto nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione. L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 11). Quindi, al fine di evitare qualsiasi banalizzazione o dissacrazione della sessualità, dobbiamo insegnare che la sessualità trascende la sfera meramente biologica e riguarda l’essere più profondo delle persone umane in quanto tali. La sessualità è realmente umana solo se essa è parte integrale dell’amore col quale un uomo e una donna si affidano totalmente l’uno all’altro sino alla morte. Questa totale donazione di sé è possibile solo nel matrimonio.

Questo insegnamento, basato sulla comprensione che la Chiesa ha della dignità della persona umana e sul fatto che la sessualità è un dono di Dio, dev’essere comunicato sia ai coniugi che ai fidanzati e, anche, a tutta la Chiesa. Questo insegnamento dev’essere alla base di tutta l’educazione alla sessualità e alla castità. Dev’essere comunicato ai genitori che hanno la responsabilità primaria dell’educazione dei loro figli e anche ai Pastori e agli insegnanti religiosi che collaborano con i genitori all’adempimento delle loro responsabilità.

6. Una parte speciale e importante del vostro ministero per le famiglie ha a che fare con la pianificazione naturale delle famiglie. Il numero dei coniugi che usano con successo i metodi naturali è in costante aumento. Ma c’è bisogno di un ulteriore sforzo concertato. Come viene affermato nella Familiaris Consortio: “La comunità ecclesiale, nel tempo presente, deve assumersi il compito di suscitare convinzioni e offrire aiuti concreti per quanti vogliono vivere la paternità e la maternità in modo veramente responsabile . . . Ciò significa un impegno più vasto, decisivo e sistematico per far conoscere, stimare e applicare i metodi naturali di regolazione della fertilità” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 35).

Quei coniugi che scelgono i metodi naturali recepiscono la profonda differenza - antropologica e morale - tra contraccezione e pianificazione familiare naturale. Tuttavia essi possono incontrare delle difficoltà; spesso si convincono a cominciare ad usare i metodi naturali e hanno bisogno di istruzioni competenti, di incoraggiamento, di consiglio e aiuto pastorale. Dobbiamo essere sensibili ai loro sforzi, avere comprensione per le necessità che essi sperimentano. Dobbiamo incoraggiarli a continuare i loro sforzi con generosità, fiducia e speranza. Come Vescovi, abbiamo il carisma e la responsabilità pastorale di aiutare il nostro popolo a prendere coscienza dell’influenza unica che la grazia del sacramento del matrimonio esercita su ogni aspetto della vita coniugale, inclusa la sessualità (cf. Ivi, 33). L’insegnamento della Chiesa di Cristo non è soltanto luce e forza per il popolo di Dio ma eleva i loro cuori nella gioia e nella speranza.

La vostra Conferenza episcopale ha stabilito uno speciale programma per allargare e coordinare gli sforzi compiuti nelle varie diocesi. Ma il successo di tale sforzo richiede il costante interesse e sostegno pastorale di ogni Vescovo nella sua diocesi, e io vi sono profondamente grato per ciò che fate in questo importante apostolato.

7. La famiglia è giustamente descritta come Chiesa domestica. Come tale, essa trasmette la fede e il sistema dei valori cristiani da una generazione all’altra. I genitori sono chiamati a coinvolgersi nell’educazione dei loro figli, precisamente come giovani cristiani. La famiglia è anche il centro della catechesi sacramentale. Sempre più i genitori sono chiamati ad assumere un ruolo attivo nella preparazione dei loro figli al Battesimo, alla Prima Confessione e alla Prima Comunione. I coniugi sono attivi anche nei programmi di preparazione al matrimonio. Tutto ciò tocca il ruolo della famiglia nella partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa. Con tutto il cuore noi dobbiamo incoraggiare la preghiera familiare e la vita sacramentale della famiglia che trova nell’Eucaristia il suo centro, poiché la vitalità della famiglia cristiana deriva dalla sua unione con Cristo nella vita di grazia, che è alimentata dalla liturgia e dalla preghiera familiare.

8. La famiglia cristiana ha anche la responsabilità di partecipare allo sviluppo della società. Come Vescovi degli Stati Uniti avete una lunga storia di devoto servizio alle famiglie con particolari necessità, soprattutto grazie alle vostre agenzie di servizio sociale cattolico. Le vostre agenzie diocesane hanno anche dimostrato una sollecitudine particolare per i poveri, per le minoranze razziali, etniche e culturali, così pure per gli emarginati. Ma come ha indicato il Sinodo dei Vescovi del 1980, e come è stato sottolineato nella Familiaris Consortio, “il compito sociale delle famiglie è chiamato ad esprimersi anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti della famiglia” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 44). La vostra Conferenza episcopale ha diligentemente promosso questo compito nella sua attività a favore della vita, e soprattutto nel suo annuale Programma per il rispetto della vita che per l’anno in corso inizia la settimana prossima

9. La sfida pastorale è grande e richiede la vostra guida personale e costante, la collaborazione dei sacerdoti e religiosi, e gli sforzi generosi e zelanti del laicato cattolico, specialmente delle famiglie. In un Paese vasto come il vostro, il compito è molto complesso. Ma vi affido ancora la raccomandazione della Familiaris Consortio, cioè che le Conferenze episcopali formulino un Direttivo per la cura pastorale delle famiglie, che includa il contenuto della preparazione al matrimonio e che i sacerdoti e i seminaristi ricevano una speciale preparazione per il lavoro pastorale con le famiglie. Proprio per questa ragione è stato stabilito uno speciale Istituto per lo studio del matrimonio e della vita familiare alla Pontificia Università Lateranense.

Sono consapevole delle vostre numerose altre responsabilità e preoccupazioni pastorali, ma dai miei viaggi pastorali mi sono molto convinto della vitalità della vita familiare cristiana anche di fronte alle molte tensioni e pressioni. Vi invito a mostrare alla famiglia particolare amore e sollecitudine, a collaborare con altri per sostenere la vita familiare, e a proclamare costantemente al vostro popolo che “l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 86).

10. Noi non possiamo semplicemente accettare la ricerca contemporanea della comodità e del benessere portati all’estremo, perché come cristiani dobbiamo fare attenzione alla vigorosa esortazione di san Paolo: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo” (Rm 12, 2). Dobbiamo aver coscienza che nei vostri sforzi per superare le influenze negative della società moderna noi siamo identificati in Cristo Signore, che con la sua sofferenza e morte ha redento il mondo. Possiamo dunque trasmettere ancor meglio il messaggio del Concilio Vaticano II al nostro popolo che cioè, alla sequela di Cristo, che è il principio della vita, “nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele, i coniugi possano diventare testimoni di quel mistero d’amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione” (Gaudium et Spes, 52). Sì, cari fratelli, il matrimonio e la famiglia sono strettamente legati al Mistero Pasquale del Signore Gesù Cristo. E l’amore coniugale umano rimane per sempre una grande espressione sacramentale del fatto che “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per essa” (Ef 5, 25). Nella potenza dello Spirito Santo, comunichiamo questo dono della verità di Dio al mondo.

La proclamazione di questa verità è il nostro contributo ai coniugi; è la prova del nostro amore pastorale per le famiglie; e sarà la fonte di immensa vitalità per la Chiesa di Dio in questa generazione e per le generazioni a venire.

Con determinazione, fede e speranza proclamiamo la Buona Novella di Cristo per l’amore sponsale e la vita della famiglia. E che Maria, la Madre di Gesù, sia con noi in questo compito apostolico.

 

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