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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SOCI DEL ROTARY CLUB D'ITALIA E MALTA

Sabato, 4 febbraio 1984

 

1. Sono lieto di rivolgere un fervido saluto a voi, Rotariani dei Clubs d’Italia, e di sostare qualche istante a colloquio nel quadro delle udienze, che ogni giorno si succedono in questa Casa, che è Casa di tutti. Ringrazio voi qui presenti per questa visita, esprimendo, in particolare, viva gratitudine all’avvocato Carlo D’Amelio per le cortesi espressioni, con le quali, interpretando i comuni sentimenti, ha voluto introdurre questo incontro che si svolge in occasione del Convegno Nazionale Rotariano convocato a Roma per la celebrazione del Giubileo della Redenzione. Un saluto particolare va pure a tutti i vostri familiari, tra cui sono le rappresentanti dell’“Inner Wheel”, che affiancano con generosa dedizione le attività dei vostri Club.

2. Dirò, anzitutto, che non ho dimenticato l’incontro che ebbi con voi rotariani nel 1979, al termine di un vostro congresso internazionale; anzi vi assicuro che porto ancora vivido nell’animo il ricordo di quella manifestazione improntata a rispettosa cordialità.

Alla soglia del suo 80° anno di vita il vostro sodalizio, sorto a Chicago nel 1905, vuole compiere una sosta a Roma per riflettere sulla molteplice attività svolta nel campo culturale, assistenziale, scientifico e professionale. Il fatto che in questo non lungo lasso di tempo il vostro sodalizio si sia diffuso dappertutto e sia riuscito a interessare numerose persone pienamente assorbite nelle loro specifiche occupazioni, quali sono gli uomini d’affari, i liberi professionisti e gli esponenti della cultura e del pensiero, è un segno manifesto che esso ha saputo proporre ideali validi, perché fondati sulla serietà e sull’onestà, sulla promozione culturale e sullo sviluppo delle relazioni amichevoli.

In questo contesto va anche sottolineato lo sforzo da voi compiuto in questi anni per incrementare nei vostri Club l’apertura ai valori spirituali e religiosi e il rispetto di qualunque opinione. Fa piacere leggere nel vostro statuto che “Il Rotary non è agnostico in materia religiosa: esso chiede ai suoi soci di essere sempre coerenti con le proprie convinzioni religiose e di rispettare sinceramente quelle altrui” (C. 40-41). Tutto questo vi fa onore e contribuisce alla formazione e alla coesione dei vostri soci, stimolandoli ad assumere con più avveduta coscienza le funzioni loro proprie e a mettersi con più generosa dedizione a servizio del bene comune.

3. Sì, a servizio del bene comune! Mi ha fatto piacere ascoltare più volte dalla bocca del vostro presidente la parola servizio. Ho preso conoscenza con soddisfazione come tale parola ricorra spesso nei messaggi annuali dei presidenti del Rotary internazionale. Nel 1957 il motto programmatico fu “Servire”; nel 1958 “Aiutare a foggiare il futuro”; nel 1977 “Servire per unire l’umanità”; nel 1979 “L’ideale del servire illumini la nostra via”; nel 1980 “Trovare il tempo per servire”. Non posso non incoraggiarvi su questa linea di dedizione al bene comune, che oggi esige un forte impegno e una volontà pronta al sacrificio per soccorrere le enormi necessità materiali e spirituali dell’umana famiglia. Voi certamente non ignorate quanto la Chiesa abbia a cuore il progresso sociale e civile, e la promozione della giustizia e del benessere di ogni uomo: ne sono una dimostrazione i documenti del Magistero il quale, ispirandosi all’esempio e all’insegnamento del divino Maestro, “venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in redenzione di molti” (cf. Mt 20, 28), non cessa di ricordare ai fedeli che seguire Cristo vuol dire essenzialmente porsi nella condizione di chi serve, di chi concepisce la vita come vera “diakonia”. In tale contesto, vi rammento la grande lezione che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli come consegna emblematica: “I re delle nazioni le dominano, e quelli che hanno autorità su di esse sono chiamati benefattori. Non sia così tra voi; anzi il più grande tra voi sia come il più piccolo; e chi governa sia come colui che serve... Io sono in mezzo a voi come uno che serve” (Lc 22, 26-27). Vivete pertanto con questo spirito il vostro motto: “He profits most who serves best”.

4. Cari rotariani, voi venite dalla basilica di San Pietro, dove avete partecipato alla cerimonia per l’acquisto dell’Indulgenza giubilare e alla liturgia eucaristica, presieduta dal cardinale Sebastiano Baggio, che, presente anche a questo incontro, saluto cordialmente. Questa grazia speciale del Giubileo della Redenzione sia per voi uno stimolo a riscoprire l’amore di Dio che non cessa di donarsi a quanti lo cercano con cuore sincero: sia un motivo nuovo per approfondire le ricchezze imperscrutabili del mistero della Redenzione, sempre operante nella Chiesa; sia una sorgente di grazia che vi faccia sentire sempre più la bellezza e il conforto di vivere perfettamente riconciliati con Dio e con gli uomini in un abbraccio d’amore.

La Benedizione Apostolica scenda a confortare questi miei fervidi voti e attiri su di voi e sui vostri cari copiosi favori del cielo.



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